Sacchetti per frutta e verdura a pagamento, scatta la protesta sui social. Il governo: atto di civiltà

Sacchetti per frutta e verdura a pagamento, scatta la protesta sui social. Il governo: atto di civiltà
Mercoledì 3 Gennaio 2018, 15:29 - Ultimo agg. 4 Gennaio, 12:10
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Scoppia la polemica sui sacchetti riciclabili a pagamento per frutta e verdura, obbligatori per legge dal primo gennaio. Il costo che ogni famiglia dovrà aggiungere alla spesa alimentare fatta in supermercati e ipermercati, considerando che il prezzo di ciascuna busta oscilla tra 1 e 3 centesimi, sarà fra 4 e 12 euro all'anno. A fare la stima è l'Osservatorio di Assobioplastiche che ha compiuto una prima ricognizione nella grande distribuzione, in occasione dell'entrata in vigore della legge 123/2017, il cosiddetto decreto Mezzogiorno, approvato lo scorso agosto, con cui si obbligano i negozi a vendere le buste di plastica biodegradabile per frutta e verdura in ottemperanza di una direttiva europea e con l'intento dichiarato di ridurre lo spreco di plastica.

Ma sul balzello sul sacchetto si è subito aperta la polemica, anche politica, con molte proteste e ironie sui social. «A mali estremi, estremi rimedi». «Fatta la legge, trovato l'inganno». Frasi che accompagnano una carrellata di foto di banane, mele, zucchine e mandarini etichettati uno a uno. Neanche il tempo di entrare in vigore insomma, che la legge ha già animato le prime rivolte. Soprattutto sul web, dove decine di consumatori inferociti si sono scagliati contro quello che Codacons ha ribattezzato una «tassa occulta». «Ma quindi oggi devo etichettare ogni singolo mandarino e ficcarmelo in tasca?» si chiede ironico qualcuno su Twitter. E tanti protestano per quella che considerano «un'ingiustizia», «una truffa» e ancora «un'assurdità». Molto ritwittato è un post di tal Act rus, che mostra uno scontrino con il prezzo dei sacchetti, 2 centesimi l'uno. «Ecco l'ultimo regalo del Pd di Renzi, sacchetti a pagamento».

Sui social però c'è anche tanta gente che difende il provvedimento. Molti sostengono che pagare 1 o 2 centesimi un sacchetto riciclabile è una questione irrilevante di fronte ai problemi dell'Italia e del mondo. Brand Angel commenta «mi è venuta voglia di comprare la frutta solo per sperperare soldi in sacchetti biodegradabili».

Secondo i dati dell'analisi Gfk-Eurisko presentati nel 2017, le famiglie italiane fanno in media 139 spese all'anno nella grande distribuzione. Ipotizzando che ogni spesa comporti l'utilizzo di tre sacchetti per frutta/verdura, il consumo annuo per famiglia dovrebbe attestarsi a 417 sacchetti, per un costo complessivo compreso tra 4,17 e 12,51 euro (considerando appunto un minimo rilevato di 0,01 e un massimo di 0,03 euro).

«Queste prime indicazioni di prezzo ci confortano molto - spiega Marco Versari, presidente di Assobioplastiche - perché testimoniano l'assenza di speculazioni o manovre ai danni del consumatore». Peraltro, i sacchetti «sono utilizzabili per la raccolta della frazione organica dei rifiuti - aggiunge - e quindi almeno la metà del costo sostenuto può essere detratto dalla spesa complessiva».  Assobioplastiche assicura poi «il suo massimo impegno a monitorare il mercato affinché non si verifichino speculazioni sui prezzi o altre anomalie». 

«Non bastavano i rincari di gas, luce e autostrade. Dal 1 gennaio 2018 è arrivata una nuova tassa voluta dal Pd: i sacchetti di plastica usati nei supermercati per frutta, verdura, ecc. sono a pagamento. A guadagnarci sarebbe, secondo alcune ipotesi di stampa, un'azienda molto vicina a Renzi e al Giglio magico. Non voglio credere che sia vero. Il 4 marzo mandiamo a casa i camerieri delle lobby e diamo all'Italia un Governo di patrioti che difenda il popolo», scrive su Facebook il presidente e candidato premier di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. 

Meloni si riferisce al Mater-Bi, la materia prima prodotta da amido di mais e oli vegetalialla base dei nuovi sacchetti biodegradabili ultraleggeri introdotti per legge, fabbricati dalla Novamont, azienda chimica italiana guidata da Catia Bastioli, presidente di Terna dal 2014, nominata dal governo dell'allora premier Matteo Renzi e presente a una delle prime Leopolde organizzate dal segretario del Pd. L'azienda è nata nel 1989 dal gruppo Montedison e oggi è specializzata in bioplastiche biodegradabili e compostabili, sviluppate attraverso 25 anni di ricerca e realizzate da una filiera integrata che coinvolge, oltre a un impianto a Terni, anche altri siti tra cui quello di Novara.

«Noi faremo la campagna elettorale seriamente, parlando dei problemi veri e offrendo soluzioni. Per pulire l'Italia dall'inquinamento ambientale e anche da quello delle fake news. Chi vuole inventare bugie si accomodi pure, noi non lo seguiremo. Buon complotto a tutti», ha replicato Renzi. «L'ultima che sta girando molto via sms - ha aggiunto l'ex premier - è che avrei organizzato un complotto per aiutare miei amici e cugini di terzo grado impegnati nella fabbricazione di sacchetti. Ebbene sì. Voi non immaginate quanto sia diabolica la nostra mente: prepariamo complotti tutti i giorni, anche tra San Silvestro e Capodanno. La storia è molto semplice. Nel 2017 - ha ricordato l'ex premier - l'Italia ha attuato una direttiva europea che tende a eliminare la plastica dai sacchetti. L'obiettivo sacrosanto è combattere l'inquinamento alla luce degli impegni che abbiamo firmato a Parigi e che rivendichiamo: noi a differenza di Trump non abbiamo cambiato idea». Per l'ex premier «in Italia ci sono circa 150 aziende che fabbricano sacchetti da materiali naturali». In realtà, ha continuato, «anziché gridare al complotto dovremmo aiutare a creare nuove aziende nel settore della Green Economy, senza lasciare il futuro nelle mani dei nostri concorrenti internazionali».

Per il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, «l'entrata in vigore della normativa ambientale sugli shopper ultraleggeri è un atto di civiltà ecologica, che pone l'Italia all'avanguardia nel mondo». I consumatori secondo il ministro pagavano le buste per l'ortofrutta anche prima, «con un ricarico sul prezzo dei prodotti». Invece «oggi il consumatore sa quanto costa l'impegno di ciascuno per la lotta alle plastiche che infestano i nostri mari».

Il dicastero dell'Ambiente sta verificando poi con il ministero della Salute «la possibilità di consentire ai consumatori di usare sporte portate da casa in sostituzione dei sacchetti ultraleggeri, convinti come siamo che il miglior rifiuto è
sempre quello che non si produce. Oggi - prosegue Galletti - noi siamo orgogliosi del lavoro fatto per gli italiani e per
l'ambiente e d'essere apripista in Europa e nel mondo in questo settore». L'Italia, ricorda il ministro, «è stato il primo paese in Europa, nel 2011, a mettere fuori legge gli shopper di plastica, sostenuto e vincendo allora una battaglia con l'Europa che oggi ha condiviso la nostra battaglia contro le plastiche inquinanti. Abbiamo continuato sulla strada della difesa dell'ambiente e della salute dei cittadini con provvedimenti organici e coerenti, ultimo quello sui cotton fioc non biodegradabili, che è stato elogiato pubblicamente anche da Erik Soheim, direttore dell'Unep, il programma Onu per la difesa dell'ambiente».

Per il Codacons i sacchetti a pagamento sono «un nuovo balzello che si abbatterà sulle famiglie italiane, una nuova tassa occulta a carico dei consumatori». Per Legambiente invece «non è corretto parlare di caro-spesa. L'innovazione ha un prezzo, ed è giusto che i bioshopper siano a pagamento, purché sia garantito un costo equo, che si dovrebbe aggirare intorno ai 2-3 centesimi a busta. Così come è giusto prevedere multe salate per i commercianti che non rispettano la vigente normativa». 

«Non si capisce perché il Governo abbia unilateralmente deciso che il costo dei sacchetti sia a carico dei  consumatori e non delle catene commerciali o degli esercenti - ha sostenuto il presidente Carlo Rienzi -. Cosa ancora più incomprensibile è il divieto di utilizzare shopper portati da casa o le vecchie borse a rete molto utilizzate in passato, soluzioni che permetterebbero da un lato di ridurre il consumo di plastica e proteggere l'ambiente, dall'altro di evitare inutili costi a carico delle famiglie».

Per tale motivo il Codacons presenterà domani una diffida al Ministero dello sviluppo economico, affinché emani una circolare che autorizzi i consumatori a portare da casa shopper per la spesa o buste trasparenti in grado di verificarne il contenuto. E se non sarà accolta tale richiesta, l'associazione avvierà clamorose forme di protesta nei supermercati, lanciando lo sciopero dei sacchetti e spingendo i consumatori a pesare uno ad uno i prodotti ortofrutticoli passandoli singolarmente in cassa pur di non pagare l'ingiusto balzello.

 

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