Consip, è crisi profonda: contenziosi e mega-appalti al Sud il sistema non decolla

Consip, è crisi profonda: contenziosi e mega-appalti al Sud il sistema non decolla
di Francesco Pacifico
Martedì 2 Gennaio 2018, 08:58 - Ultimo agg. 14:53
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A differenza del suo predecessore, Cristiano Cannarsa è uomo di una precisione maniacale. Se Luigi Marroni era solito distribuire pacche sulle spalle ai dipendenti nei corridoi o parlare senza reticenze al telefono e con i magistrati (è stato lui a tirare in ballo i vertici dei Carabinieri, il ministro Luca Lotti e, salvo poi riaggiustare il tiro, babbo Tiziano Renzi) l'attuale amministratore delegato è la cautela fatta persona. Una volta insediato a via Isonzo - ha rivelato Panorama - come prima mossa avrebbe fatto bonificare il suo ufficio. E avrebbe tenuto la stessa berlina e lo stesso autista di quando era a capo di Sogei. Ma adesso tanta accortezza gli serve per gestire una partita ancora più delicata: le pressioni della politica per superare il modello dei maxiappalti, che sono alla base dell'inchiesta della magistratura (prima napoletana, poi romana) sulla mega commessa da 2,7 miliardi di euro Facility Management 4.

Un'inchiesta che ha finito per rallentare tutti i bioritmi nella centrale di acquisti della pubblica amministrazione. Nel 2017 il valore delle gare bandite da Consip ha sfiorato i 6,7 miliardi di euro contro i cinque del 2016. Eppure il numero di quelle aperte sarebbe pari a 81, mentre quelle assegnate (69) hanno avuto un importo di 3,1 miliardi. Da via Isonzo fanno notare che è fisiologico questo ritmo, dopo l'attivismo degli anni scorsi. Un trend del quale l'azienda ha beneficiato anche nel 2017: la spesa presidiata è stata di 47 miliardi di euro contro i 38,8 dello scorso anno, «l'intermediato» - cioè il valore degli acquisti effettuati attraverso gli strumenti Consip (Convenzioni, Accordi quadro, Mercato elettronico, Sistema dinamico di acquisto della PA, gare su delega) - ha toccato i 9 miliardi contro gli 8,2 del 2016, mentre è stato confermato il livello di risparmio (tre miliardi di euro in totale). Eppure a guardare in filigrana l'attività della centrale unica, ci si rende conto che quello che è mancato nel 2017 è l'apporto del Meridione nella centralizzazione degli acquisti della Pa.

 


I numeri sono ancora più preoccupanti se paragonati a quelli delle ricche regioni del Nord. In Lombardia, per esempio, l'importo totale delle offerte di e-procurament è stato di oltre 4 miliardi di euro, mentre i fornitori coinvolti attivamente sono stati 5mila e le pubbliche amministrazioni che hanno fatto ordini 1.793. In Emilia, invece, il giro d'affari complessivo ha superato il mezzo miliardo. In Campania, seconda regione in Italia per numero di abitanti, le vendite dei fornitori sono ammontate a 213.946.200 euro, mentre quelli attivi sono stati 3.385 e le Pa 693. Circa il 60 per cento delle operazioni sarebbe avvenuta al Mepa, il mercato elettronico della Pa, dove sindaci o Asl possono fare acquisti per valori inferiori alla soglia comunitaria, ma scegliendo senza contrattare il prezzo. In Basilicata l'importo è stato di 22 milioni con 168 enti a fare acquisti da 431 fornitori. In Calabria si è giunti a quota 49 milioni di euro, con 459 Pa attive e 1.247 venditori. In Molise il budget dell'e-procurament è stato di 10 milioni di euro, con 172 amministrazioni che si sono rivolti a 275 fornitori. Numeri più alti per Puglia (acquisti per 114 milioni, quasi 400 enti) e Sicilia (168 milioni, 572 pubbliche amministrazioni attive). Il grosso dei bandi rivolti esclusivamente al Meridione riguardano comparti come fornitura elettrica, arredo uffici, buoni pasto, mentre soltanto due guardano ai più remunerativi servizi di facility management.
Come freno all'attività, in via Isonzo, pongono l'accento soprattutto sull'altissimo numero di contenziosi. Nell'ultimo quinquennio sono stati notificati a Consip 547 ricorsi relativi ad altrettante gare bandite e assegnate dalla centrale unica. Di questi 190, il 35 per cento del totale, sono ancora pendenti. Il grosso del contenzioso riguarda attività a basso impatto tecnologico: pulizia e facility management, rifiuti, servizi energetici.
La controllata del Mef ha rivendicato di aver avuto la meglio nel 75 per dei casi, fatto sta che i ritardi legati ai ricorsi giudiziari hanno congelato transazioni commerciali tra amministrazioni e imprese per un valore di 2,6 miliardi di euro, lo 0,2 per cento del Pil. Eppure è poco cosa rispetto a quello che potrebbe piovere a conclusione dell'inchiesta sul Fm4, al centro dell'inchiesta della magistratura e che ha spinto l'Anac a sospettare un «accordo di cartello» tra le imprese Cns, Manutencoop e Romeo Gestioni.
Sull'onda dell'inchiesta napoletana, lo scorso giugno, il governo ha chiesto a Cannarsa di modificare il perimetro d'azione di Consip, superando il sistema dei maxilotti, che secondo la magistratura sconterebbe bassi livello di controllo. Ma da allora sono cambiate molte cose. Innanzitutto il Mef ha portato a 3,5 miliardi la taglia della tax expanditure da recuperare. E, come ha ammesso, il responsabile per la spending review Yoram Gutgeld, il ruolo della centrale unica è centrale. Se non bastasse, durante il passaggio parlamentare della manovra, esponenti del Pd hanno deciso di non allargare l'estensione del raggio d'azione di Consip sugli acquisti della Pa. In via Isonzo hanno visto questa decisione come una regalia ai sindaci in prospettiva delle prossime elezioni. I maxi lotti hanno garantito alla pubblica amministrazione forti sconti. «Nel 2016 abbiamo risparmiato 3,5 miliardi, il 13% in più sul 2014», ha scritto nella sua ultima relazione Gutgeld. Mentre Bankitalia ha rilevato che nei comuni maggiormente interessati da corruzione e criminalità l'affidamento diretto nelle forniture è una pressi. Cannarsa starebbe studiando un passaporto per le aziende che partecipano alle gare, accorpando nei servizi complessi (come il facility management le amministrazioni in base alle esigenze, e investendo su nuovi sistemi gestionali integrati. Quel che è certo è che non vuole tornare al passato, quando le centrali d'acquisto erano 36mila e non 33 come oggi.
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