La stagione della rottamazione e della sobrietà è finita con il 4 dicembre dello scorso anno. Pochi mesi ancora e sono saltati tutti i tetti a 240 mila euro. Tanto potevano al massimo guadagnare dipendenti pubblici e cariche istituzionali. Anche se si è poi scoperto che il presidente del Senato Pietro Grasso, si era esentato, sino a domani e, per quattro anni, il limite massimo ha riguardato tutti gli incarichi pubblici. Tra ventiquattr’ore, ovvero con il 1 gennaio, sarà tana libera tutti alla Camera, come al Senato. E così persino al Cnel si festeggia e presto sarà lo stesso anche in molte altre società pubbliche o partecipate. Rai compresa.
In Sicilia, regione che di speciale ha sicuramente gli sprechi, il primo atto dell’appena rinnovato consiglio regionale è stato proprio l’annullamento del tetto, salvo poi dover fare repentina marcia indietro per la sollevazione popolare. Ma la legislatura è lunga e c’è da attendersi che non mancheranno altri tentativi.
Da mesi, se non da anni, si parla dei vitalizi dei parlamentari che, demagogia a parte, non esistono più da tempo. Ovviamente pesa sui costi previdenziali di Camere e Senato il passato, ma da un paio di legislatura il vitalizio è stato abolito. Però fa audience parlarne invece di approfondire quell’arcipelago di denaro pubblico che funzionari e dirigenti del Parlamento e dei ministeri continuano a spartirsi con cifre annuali da capogiro. Spesso molto più alte e meno incerte di quelle che percepiscono ministri e onorevoli.
Salta il tetto agli stipendi d'oro di Camera e Senato
di Marco Conti
Sabato 30 Dicembre 2017, 15:09
- Ultimo agg.
1 Gennaio, 20:17
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