Contratto statali, in busta paga da 63 a 117 euro

Contratto statali, in busta paga da 63 a 117 euro
di Andrea Bassi
Domenica 24 Dicembre 2017, 10:17 - Ultimo agg. 19:25
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Dopo quasi dieci anni, e dopo, come da copione, una maratona notturna conclusasi alle prime luci dell'alba di ieri, il governo e i sindacati hanno firmato il primo rinnovo del contratto degli statali. L'accordo riguarda circa 250 mila dipendenti pubblici, quelli che fanno parte del comparto delle funzioni centrali, che comprende i ministeriali, le agenzie fiscali e il parastato (come Inps e Inail).

L'aumento sarà, come promesso dal governo, di 85 euro lordi mensili. Non significa che tutti riceveranno gli 85 euro lordi, ma il corpo centrale dei lavoratori sì. Gli scatti, che saranno in busta paga da marzo, vanno da 63 a 117 euro mensili lordi. Ma, almeno per il 2018, l'Aran e i sindacati sono riusciti a garantire che a tutti arrivino almeno 85 euro. Questo grazie ad un bonus riservato alle fasce di reddito più basse e che varierà da 21,1 a 25,8 euro. Un extra che sarà pagato per dieci mesi e permetterà a tutti i lavoratori del comparto di avere un aumento di almeno 84 euro lordi. Il primo a plaudire all'intesa attesa «da un decennio» è stato il premier Paolo Gentiloni. Segno, ha twittato il premier, che l'«Italia merita fiducia». Grande soddisfazione espressa anche dalla ministra della Funzione pubblica Marianna Madia. «Impegno», ha detto, «mantenuto».
 
Anche i sindacati hanno brindato all'intesa. «Più diritti, più contrattazione, più salario», ha scritto sui social la leader della Cgil, Susanna Camusso. È stata restituita «dignità» ai lavoratori del pubblico, ha sottolineato invece la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. La Uil, con il segretario confederale Antonio Foccillo, ha definito la firma del contratto «un atto di responsabilità». Positivo anche il commento di Massimo Battaglia, della Confsal Unsa. «Un traguardo». Ma c'è anche chi non ha sottoscritto l'accordo. Hanno detto no l'Usb, la Cisal e la Cgs, bollando l'accordo come «un amaro regalo di Natale».

Parla invece di un «grande lavoro di armonizzazione sia della disciplina contrattuale che del corpo normativo del contratto con le leggi», il presidente dell'Aran Sergio Gasparrini. Gli aumenti, come detto, scatteranno da marzo, ma nella busta paga di febbraio, se i tempi tecnici lo permetteranno, dovrebbero essere pagati gli arretrati del 2016, del 2017 e dei primi due mesi del 2018. Secondo alcuni calcoli, si tratterebbe, in media, di 545 euro lordi per ognuno dei circa 250 mila statali coinvolti in questo primo rinnovo. A cui, come ha ricordato ieri anche il segretario Dem Matteo Renzi, dovranno seguire gli altri, quello della Scuola, degli Enti locali e della Sanità.

Il contratto dei ministeriali, comunque, avrà ripercussioni anche sulle prossime intese, perché è una sorta di accordo «apripista» la cui parte normativa diventerà la base anche per gli altri contratti. Nel documento di 129 pagine, sono diverse le novità dell'ultimo minuto. Dalla stretta sui licenziamenti per conflitti d'interessi (ci rientrano anche suoceri, nuore, generi o cognati) alle precisazioni sulle clausole anti-assenteismo, per cui per un «furbetto» paga tutto l'ufficio solo davanti a casi privi di giustificazioni. E comunque i danni maggiori ricadranno su chi truffa. È stata fatta salva la pausa di mezz'ora e i buoni pasto. Arriva invece un tetto agli straordinari: massimo 200 ore annue. Nasce infine, un Osservatorio per il benessere dei travet, ttento a prevenire episodi di burnout, una sorta di esaurimento emotivo che sarebbe sempre più diffuso nel mondo occidentale.
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