Etruria, quando Maria Elena Boschi parlò con l'ad Unicredit aveva già escluso l'acquisto

Etruria, quando Maria Elena Boschi parlò con l'ad Unicredit aveva già escluso l'acquisto
di Valentina Errante
Giovedì 21 Dicembre 2017, 08:07 - Ultimo agg. 08:16
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Unicredit aveva già respinto per due volte un invito di Banca Etruria e, a nove mesi di distanza, stava valutando una nuova proposta di integrazione con la banca di Arezzo. È questo lo scenario quando l'allora ministro Maria Elena Boschi ottiene l'appuntamento con l'ad Federico Ghizzoni. La corsa contro il tempo, per evitare l'imminente commissariamento, dopo il fallimento dell'operazione con Bpvi esclusa sin dal primo memento da Etruria, aveva attivato il Giglio magico. Tanto che, tra la primavera e l'estate precedenti, quando Unicredit e altre 27 aziende avevano escluso la proposta, anche il finanziere Davide Serra era sceso in campo con il suo fondo Algebris, ma poi la trattativa si era arenata. La Boschi incontra Ghizzoni il 12 dicembre 2014, quando gli uffici stanno già valutando la proposta. E, a due mesi da quel colloquio, il Giglio torna in campo, con Marco Carrai, altro fedelissimo di Matteo Renzi, che interviene per sollecitare una risposta. E ieri ha precisato di avere contattato Ghizzoni solo «per questioni tecniche» che interessavano «un suo cliente». Sono le stesse settimane in cui l'allora ministra, preoccupata per il destino di una banca in cui il padre occupa la poltrona di vice presidente, incontra il vice direttore di Banca d'Italia Fabio Panetta. L'ispezione è in corso e si concluderà con il commissariamento e altre multe.

PARTNER
A dicembre 2013 il governatore di Bankitalia manda la lettera ai vertici di Etruria sollecitando l'individuazione di un partner di elevato standing per la fusione. L'ispezione del 2012 si è chiusa con pesanti valutazioni e indicazioni precise da parte della banca centrale che, come verificherà la vigilanza, sono state disattese. La nomina degli advisor per individuare i partner costa 5 milioni di euro all'istituto già in sofferenza. Vengono contattati 28 gruppi. Tra questi c'è Unicredit. Ma la banca di Federico Ghizzoni non è interessata. Le alternative sono due: Banca popolare dell'Emilia Romagna e Banca popolare di Vicenza. L'ultima ipotesi, come ha raccontato in commissione banche il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, preoccupa la Boschi, tanto da rivolgersi anche a lui. Quel partner che, solo successivamente rivelerà una situazione finanziaria ancora peggiore di Etruria, non sembra abbastanza solido. La trattativa con Bpvi, discussa anche tra i vertici delle due banche in via Nazionale, fallisce definitivamente a maggio. La questione resta aperta, bisogna trovare un partner per Etruria. Tra giugno e luglio 2014, Davide Serra, il finanziere italiano con base a Londra molto vicino a Renzi si dice disponibile a intervenire, sottoscrivendo una quota di capitale di Etruria o acquistando almeno una parte dei crediti deteriorati (due miliardi e 700 milioni) che stanno mandando in default la banca. La trattativa rallenta, torna l'ipotesi Bper. Ma anche questa si chiude con un nulla di fatto.

AUTUNNO CALDO
A settembre Etruria ci riprova con Unicredit. «Era il 1 settembre 2014 quando fummo contattati per analizzare un dossier per una eventuale acquisizione o ingresso nel capitale - ha riferito ieri Ghizzoni in commissione - Rispondemmo già il giorno successivo che non c'era interesse da parte nostra, perché eravamo concentrati sulla crescita organica e orientati verso l'estero». A fine ottobre una nuova proposta: i vertici di Etruria sollecitano un incontro con Ghizzoni. Intanto, però. Bankitalia parte con un'altra ispezione. Il tempo stringe. Il 3 dicembre c'è il primo colloquio tra Ghizzoni e il presidente Lorenzo Rosi: «Mi fu sostanzialmente illustrata la situazione della Banca - ha raccontato ieri l'ad Unicredit - e mi dissero che si doveva trovare soluzione urgente in tempi rapidi perché c'era il rischio commissariamento. Venne illustrato il processo di ristrutturazione in corso della Banca, da cooperativa a spa, e la separazione tra good bank e bad bank e poi una riduzione significativa del personale e delle filiali». Un'informazione sommaria, dice Ghizzoni. Nove giorni dopo, la ministra Boschi incontra l'ad. Il 13 gennaio arriva l'email di Carrai per sollecitare una risposta. Alla fine del mese Unicredit risponde, per la terza volta, con un no.

 
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