Ghizzoni: «Boschi chiese intervento su Etruria, ma niente pressioni. ​Poi mi arrivò una mail di Carrai»

Ghizzoni: «Boschi chiese intervento su Etruria, ma niente pressioni. Poi mi arrivò una mail di Carrai»
Mercoledì 20 Dicembre 2017, 10:49 - Ultimo agg. 21 Dicembre, 07:57
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Audizione dell'ex amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni in commissione banche per parlare dei colloqui con Maria Elena Boschi sulla crisi di Etruria.

Ghizzoni ha detto davanti ai parlamentari che dopo alcuni incontri occasionali nei mesi precedenti con l'allora ministro Boschi il 12 dicembre 2014 ebbe un incontro «da solo» a Palazzo Chigi nel quale «per la prima volta affrontammo il tema specifico delle banche in crisi» e al termine del quale il ministro mi chiese «se era pensabile per Unicredit valutare un'acquisizione o un intervento su Banca Etruria. Risposi - ha ricostruito Ghizzoni - che per acquisizioni non ero grado di dare risposta positiva o negativa ma che avevamo già avuto contatto con la banca e che avremmo dato risposta. Cosa su cui il ministro convenne. Fu un colloquio cordiale e non avverti pressioni da parte del ministro, ci lasciammo su queste basi».

Siccome a quel tempo si stava consumando la doppia crisi di Mps e Banca Etruria Boschi, ha aggiunto Ghizzoni «mi manifestò la sua preoccupazione non tanto sulle due banche in crisi ma su cosa questo avrebbe comportato in termini negativi di impatto sul territorio toscano in fatto di erogazione del credito, di riduzione dell'offerta e dell'impatto sulle famiglie e sulle piccole imprese, che sono il cuore dell'economia toscana». «Io le risposi - ricorda l'ex capo dell'istituto milanese - che le banche sane avrebbero preso le posizioni abbandonate da quelle in difficoltà».
 


«Mi è stato chiesto di valutare un possibile intervento nell'indipendenza nostra», ha insistito Ghizzoni. Nelle settimane successive, dopo la risposta negativa della banca, «non ci furono mai richieste di nessun genere da alcun ministro, e onestamente - ha riconosciuto ancora il manager - se ci sono stati cambiamenti politici o nell'attegiamento nei confronti di Unicredit non ce ne siamo accorti».

«Non mi fu seccamente chiesto di acquistare Banca Etruria, l'avrei ritenuto inaccettabile. Ma di valutare un intervento in Banca Etruria nell'indipendenza di giudizi», ha detto ancora Ghizzoni sollecitato da Carlo Sibilia (M5S) sull'incontro con la Boschi. «Questo dal punto di vista semantico», ha spiegato Ghizzoni «fa la differenza». La richiesta c'è stata, ha spiegato, ma non ha leso la capacità di decidere in maniera indipendente.

Quella del ministro Boschi era una «richiesta che considerai abbastanza normale», ha aggiunto Ghizzoni, precisando che «soprattutto un ceo di una banca come Unicredit deve mettere in chiaro che è la banca che prende la decisione e questo messaggio fu assolutamente condiviso dal ministro Boschi». Ghizzoni ha detto poi che «non c'era nulla da nascondere al rientro in banca: incontrando un paio di colleghi, tra cui anche il capo dell'M&A, dissi del colloquio in cui c'era stata la richiesta e dissi: "Voi continuate a lavorare in totale indipendenza senza interferenza da parte di nessuno". L'analisi fu fatta da tecnici in assoluto rispetto e l'analisi si fece in totale indipendenza».

Unicredit comunicò quindi definitivamente il 29 gennaio 2015 ai vertici di Banca Etruria che non era interessata ad acquisirla. «Comunicammo che non eravamo disponibili ad andare avanti e da quel momento in poi anche con Banca Etruria non ci furono più contatti» ha spiegato Ghizzoni, precisando che poi l'11 febbraio Etruria fu commissariata. A quel punto «poi ci furono un paio di contatti con il capo della vigilanza di Bankitalia Barbagallo assolutamente ovvi e dovuti. Il 24 febbraio in una call mi veniva chiesto se alla luce del commissariamento eravamo disposti a riaprire il caso e risposi che non eravamo disponibili e confermai anche a Barbagallo che non ci interessava l'investimento in Etruria, poi se ne riparlò a fine anno con il processo di salvataggio delle 4 banche in crisi».

Ghizzoni ricevette poi da Marco Carrai, l'imprenditore toscano molto amico di Matteo Renzi, una mail il 13 gennaio nella quale diceva: «Solo per dirti che su Etruria mi è stato chiesto nel rispetto dei ruoli di sollecitarti se possibile. All'epoca Ghizzoni riferisce che «la mia prima reazione fu di chiedermi chi lo aveva sollecitato (a Carrai ndr) e decisi di non richiedere nessun chiarimento. Non volevo aprire altri canali di comunicazione». In seguito Ghizzoni rispose: «Ok ti confermo che stiamo lavorando e contatteremo i vertici di Etruria».



«Se si voleva fare vera e forte pressione sarebbe stato più facile fare una telefonata», ha detto ancora l'ex ad di Unicredit. «Non l'ho mai considerato un interlocutore politico» ha aggiunto. Fu un «sollecito secondo me non in modo pesante», ha proseguito precisando anche che facendolo con una mail «si sapeva che sarebbe stata pubblica all'interno della banca». Ghizzoni ha ricordato infatti che la «mia casella postale era accessibile alle mie segretarie». Chi era Carrai in quel momento, gli è stato chiesto: «Per me Carrai era un amico, una persona che conoscevo, non ho pensato al suo ruolo (in quel momento ndr), lui stesso nella mail dice 'mi è stato chiesto di...'». Carrai, ha concluso, «non l'ho mai considerato interlocutore politico, per me era un privato che mi chiamava per un tema non di sua competenza». 

Nel merito parla anche Carrai: «Confermo di aver avuto, in svariate occasioni, il piacere di incontrare e dialogare, a livello professionale, con il dr. Federico Ghizzoni, a cui mi lega profonda stima e nella mia veste di consulente, come dichiarato da Ghizzoni stesso. Sono molteplici, infatti, le iniziative di natura professionale che abbiamo promosso o verificato insieme. Anche nel caso dell'email del 13 gennaio 2015, il presunto mistero è presto rivelato: si trattava di questione tecnica, niente di più. Ero interessato, "nel rispetto dei ruoli" come ho scritto non a caso nell'email, a capire gli intendimenti di Unicredit riguardo Banca Etruria perché un mio cliente stava verificando il dossier di Banca Federico Del Vecchio, storico istituto fiorentino di proprietà di Etruria. Tutto assolutamente trasparente, tutto assolutamente legittimo». Carrai conclude dicendosi «sorpreso, da cittadino, che l'attenzione della Commissione di Inchiesta si concentri su vicende normali e del tutto corrette. Da imprenditore rispetto la polemica politica, ma diffido dall'utilizzare il mio nome e quello delle aziende con cui collaboro che da anni lavorano con innegabile professionalità e a tutela delle quali sono pronto ad agire in ogni sede».

«Confermo relazione iniziale di Ghizzoni. Non ho fatto alcuna pressione. E non ho chiesto io di acquisire Banca, ma Mediobanca e Bpel. Io ho solo chiesto info. Adesso la parola al Tribunale», scrive su Twitter Maria Elena Boschi. «Per me le parole di Ghizzoni sono molto preziose per la causa civile nei confronti del dottor De Bortoli. Che gode della solidarietà professionale di molti colleghi giornalisti ma per lanciare il suo libro ha raccontato il fatto in modo volutamente distorto», aggiunge poi su Facebook. «Per me conta solo la verità. E non vedo l'ora che venga sancita da un Tribunale della Repubblica». 

«Sulla vicenda Banca Etruria, confermo ciò che ha detto oggi Ghizzoni. Che è stato impeccabile nel raccontare i fatti. I fatti sono quelli. Io mi sono informata e interessata come avrebbe fatto chiunque altro all'economia del proprio territorio», scrive ancora la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio. «Ghizzoni ha espressamente smentito eventuali pressioni definendo normale il mio comportamento. Ma soprattutto ha dimostrato che a chiedere di valutare l'acquisizione di Banca Etruria non fui io, come surrettiziamente fatto credere da una calibrata campagna di stampa per mesi, ma dall'advisor di Banca Etruria, prima. E dal management della banca, poi. Io non ho chiesto di acquisire una banca, ho chiesto se Unicredit fosse interessata o meno. C'è una bella differenza. E la risposta che mi è stata data è stata ineccepibile e corretta», aggiunge.

«Carrai è un professionista, che non ha niente a che fare con il Pd, che opera in quel settore e conosce Ghizzoni. Mi pare normale uno scambio di corrispondenza professionale. Si interfaccia con il mondo delle imprese e del sistema finanziario», commenta Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera. E poi: «Maria Elena Boschi non ha bisogno di difese d'ufficio ma quello che le fanno ha un sapore molto amaro: la attaccano con una costanza e una caparbietà con cui strumentalizzano qualsiasi notizia. La Boschi fa molto invidia perché è arrivata giovanissima donna ad assumere una responsabilità che mai nessuna donna della sua età ha avuto. È una campagna di fango ma non credo riusciranno a farla disamorare la Boschi. La attaccano anche per attaccare Renzi».  

M5S va all'attacco: Maria Elena Boschi «si deve dimettere: sarebbe il minimo sindacale», ha detto il candidato premier M5s, Luigi Di Maio, arrivando a Milano al convegno «Turismo 2030» organizzato dal M5s. «Qui però deve andare a casa una intera classe politica, quella della seconda Repubblica che voleva cambiare il Paese ma ha tradito gli italiani. È un classe politica che sulle banche ha lucrato e fatto affari mandando sul lastrico centinaia di migliaia di persone» ha aggiunto.

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