Crac Etruria, la rabbia del Pd: «Padoan troppo morbido davanti alla commissione»

Crac Etruria, la rabbia del Pd: «Padoan troppo morbido davanti alla commissione»
di Marco Conti
Martedì 19 Dicembre 2017, 09:58
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Sei ore di audizione del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan non bastano ad evitare l'ennesimo titolo sulla sottosegretaria Maria Elena Boschi. La commissione d'inchiesta sulle banche, che Matteo Renzi continua a difendere insieme alla ricandidatura della Boschi, sta diventando una sorta di calvario per il Pd, al momento senza uscita e senza che vengano aggiunti tasselli in grado di chiarire le responsabilità di molti default. Forse - sostengono al Nazareno - proprio l'obiettivo di coloro che hanno fatto di tutto per trasformare la commissione-banche in commissione-Boschi. Un modo per «nascondere» responsabilità e mancati controlli su un sistema che per decenni è stato affidato alle casseforti delle fondazioni dominate da ras locali più o meno inamovibili provenienti per lo più dal sottobosco della prima Repubblica.

«Non ho mai autorizzato nessuno perché nessuno mi ha mai chiesto autorizzazioni», ha sostenuto ieri il ministro Padoan rispondendo al senatore Andrea Augello che gli chiedeva conto degli incontri della Boschi come di quelli avuti da Graziano Delrio, con i vertici di Consob, di Bankitalia o delle banche che sono poi saltate in aria. Padoan prova a difendere la collega di governo spiegando ai commissari di non aver dato incarichi e che la gestione delle crisi è stata effettuata solo dal Mef e che non ci sono state intromissioni. Nessun ruolo da parte di nessuno, tantomeno della Boschi, sostiene il ministro che in serata è costretto ad ulteriori precisazioni sul contenuto della sua audizione forse proprio per una certa dose di insoddisfazione maturata al Nazareno. «Un millantato credito», osserva caustico il senatore di Idea o piuttosto - come ha sempre sostenuto la sottosegretaria - semplici scambi di informazioni tra rappresentanti dei vertici di Consob e Bankitalia e una deputata di Arezzo, divenuta ministro, che per questo «non aveva bisogno di autorizzazioni», come sostiene Lorenzo Guerini.
 
«La Vigilanza poteva fare meglio», sostiene Padoan in Commissione. Il ministro dell'Economia dosa le parole cercando in tutti i modi di non aprire uno scontro con il vertice di Bankitalia che ha da poco contribuito a rinnovare, d'intesa con palazzo Chigi e Quirinale, e con la netta contrarietà di Renzi. Se la decisione di confermare Ignazio Visco alla guida di Bankitalia per il responsabile del Mef è avvenuta «per dare una continuità istituzionale» e «un segnale di stabilità ai mercati», è ovvio che Padoan più di tanto non può spingersi. E così i commissari di provenienza Dem dovranno attendere l'audizione dello stesso Visco, prevista per oggi, per tentare di sapere perché Bankitalia spingesse per l'acquisto di Etruria da parte della Popolare di Vicenza.

Un'operazione che - secondo il Nazareno - se fosse andata in porto, avrebbe fatto della banca vicentina già in difficoltà, un altro gigante del credito in stile Mps. Aggregazioni per non «morire». Operazioni discutibili e «scandali coperti», si sostiene al Nazareno, sui quali «sarà difficile fare piena chiarezza anche per la continuità che è stata assicurata a Bankitalia con la conferma di Visco». Un difficile equilibrio, quello del ministro Padoan, tra la voglia di difendere la Boschi considerando del tutto ininfluenti i suoi incontri, e l'esigenza di non cambiare i protagonisti dello storytelling della Commissione sostituendo la Boschi con Vegas o, peggio ancora, con Visco.

Renzi, che per qualche giorno resterà nella sua casa di Rignano, osserva tutto con molto distacco. Oggi non sarà al Quirinale per lo scambio di auguri di Natale tra le alte cariche dello Stato. Nessuna tensione con il presidente della Repubblica, assicurano i suoi, ma pesa il mancato segno di discontinuità nell'attività di Bankitalia come anche della Consob.
 
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