Andrea Chénier, la Prima della Scala dalla A alla Z

Una foto di scena
Una foto di scena
di Rita Vecchio
Giovedì 7 Dicembre 2017, 13:27 - Ultimo agg. 17:34
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A
di Andrea Cheniér. È il titolo protagonista. L’opera è di Umberto Giordano rappresentata per la prima volta il 28 marzo 1896 su libretto di Luigi Illica (reduce dalla Bohème), che si prese gli applausi di Strauss e Mahler. Ritorna dopo trentadue anni riportando così in Scala il verismo. Unico precedente? Nel ’63, con L’Amico Fritz e Cavalleria Rusticana nel centenario di Mascagni. 

B
è il Baritono Luca Salsi, al suo debutto scaligero. Tra i più attesi. Qui darà voce a Carlo Gérard, il giovane domestico che disprezza i nobili e compiange le sorti degli umili.

C
come cinematografico. Parola chiave di una regia firmata Mario Martone. Esperto in affreschi storici, non un neofita di Giordano. Nel 2016, sempre alla Scala e sempre con la Palli, La Cena delle Beffe. Promette una regia aderente all’opera, a quattro mani con la direzione musicale e nel pieno rispetto dei tempi. 

 

D
come la direzione del maestro Riccardo Chailly che festeggerà 40anni di attività scaligera, il suo debutto in Scala nel ’78 con I Masnadieri di Verdi. Alla sua terza di Chénier: le altre due nel 1983 e 1985 con Carreras, e a inciderla con Pavarotti e Caballé. A lui va il merito di avere tanto voluto l’opera, inclusa l'arditezza con cui attiva il metronomo giordaniano. 

E
è il tenore Yusif Eyvazov al suo debutto scaligero. Sarà Andrea Chénier, cantando insieme alla sua Netrebko, compagna nella vita. E per un’opera che si intitola Andrea Chénier e che ha per protagonista un poeta, il problema è proprio il tenore. Quindi non a caso riflettori, critica e loggionisti, sono concentrati su di lui.

F
come i fischi. Anche se la direzione è perfetta, la regia applaudita e le scenografie ammalianti. I fischi alla Scala sono sempre dietro l’angolo. E molto temuti.

G
come Umberto Menotti Maria Giordano che con Chénier espleta tutta la sua melodrammaturgia e mette fine al suo apprendistato negativo di Mala vita (all’Argentina di Roma, il 2 febbraio 1892) e dal fiasco al San Carlo di Napoli.

H
com hasthag che sicuramente correrà attraverso i canali social. #TeatroallaScala #AndreaChenier #Prima. E tutto quello che si inventeranno naviganti esperti e non. 

I
come immancabili. Dalla politica, all’economia, al mondo della moda e dello spettacolo. Alla borghesia milanese. Ai sovrintendenti artistici dei teatri italiani ed europei. La lista è lunga. Come immancabile l’Inno di Mameli a inizio opera e il cronometraggio degli applausi al termine. 

L
come “loggionisti” da giorni sotto i portici del Teatro. Quelli temuti in sala. Quelli che potrebbero applaudire, ma anche fischiare. Quelli che vogliono un teatro non ingessato e vivo, e che si dichiarano di arrivare senza preconcetti.

M
è mondanità. Da un red carpet con tanto di abiti più o meno estrosi all’Albero di Natale nel foyer disegnato da Dolce e Gabbana, alla Cena di Gala alla Società del Giardino con la sala allestita dalla Palli e col menu firmato Filippo La Mantia. Senza dimenticare biglietti, che arrivano fino a 3000 euro, e i cachet da capogiro ai cantanti (mantenuti segreti). 

N
come Netrebko, di casa oramai al Piermarini e regina indiscussa dell’opera. Sarà lei Maddalena di Coigny, Torna sotto la bacchetta di Chailly dopo Giovanna d’Arco del 2015 e La Traviata diretta da Nello Santi. 

O
come l’Orchestra del Teatro alla Scala che qui diventa “verista”. Insieme al Coro diretto da Bruno Casoni e al corpo di ballo dell’Accademia scaligera.

P
è il Palco Reale. Se Pietro Grasso ha dato all’ultimo forfait, ci saranno i ministri Franceschini, De Vincenti e Padoan. Il sottosegretario Boschi, il sindaco Sala e il segretario Maroni. 

Q
di Quadri dell’opera. Sono quattro che si muoveranno senza alcuna divisione, eccetto i 35 minuti di intervallo. Dal castello della signoria dei conti di Coigny a Parigi all’epoca del Terrore al Tribunale rivoluzionario fino al cortile delle prigioni di San Lazzaro con la chiusura tragica dell’opera. 

R
è Rai1 e Radio3. Dopo gli ascolti record di Madama Butterfly di Puccini della passata inaugurazione, si bissa la diretta tv: a partire dalle 17.45 la Prima andrà in onda su Rai1, con Milly Carlucci e Antonio Di Bella dal foyer prima dell’inizio e durante l’intervallo, per un totale di quasi tre ore di trasmissione.

S
Scenografia all’insegna della “rivoluzione francese” firmata da Margherita Palli. Costumi di Ursula Patzak e luci di Pasquale Mari, mentre Daniela Schiavone cura la coreografia.

T
come Teatro alla Scala. Il luogo dove è concentrata l’attenzione italiana. E non solo. Dentro per l’opera e fuori per le manifestazioni che sono consuete. Disposte speciali misure di sicurezza dalla Questura. 

U
come unico. Perché, che piaccia o no, la Prima della Scala resta uno dei più interessanti della cultura mondiale, per il cast di voci eccezionale, per la direzione, per le scene e tutto il resto. Comprese le vetrine dei negozi del Quadrilatero della moda agghindate a tema e la Prima Diffusa con uno Chénier per le strade milanesi. 

V
come Victor de Sabata, cui è dedicata la Prima di Chénier nel suo cinquantesimo dalla scomparsa. Era stato lui che nel 1951 anticipò la Prima al 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio. In teatro, la figlia Eliana.

Z
come Zero applausi, vietati in sala tra un quadro e un altro.
Perché questo voleva Giordano. E perché Chailly si fa portavoce di una partitura nata senza interruzioni. Un unicum di quadri che scorrono su una scena mobile con un senso di continuità senza precedenti, tra rilievi dinamici e andamenti emotivi.

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