L'addio di De Rosa, sindaco nel paese di Zagaria: «Troppe minacce, lascio»

L'addio di De Rosa, sindaco nel paese di Zagaria: «Troppe minacce, lascio»
di Mary Liguori
Martedì 5 Dicembre 2017, 10:25 - Ultimo agg. 11:28
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I colpi di lupara, l'aggressione, la minaccia. «Il sindaco si deve dimettere». E, a quarantotto ore dal raid, Marcello De Rosa molla. Dimissioni irrevocabili, depositate ieri al Municipio di Casapesenna, comune del Casertano che secondo i pentiti ha avuto un solo «vero sindaco» dagli anni Novanta e fino al 2011: il boss Michele Zagaria. Sabato hanno picchiato il fratello maggiore del sindaco. Forse volevano colpire il primo cittadino che però vive sotto scorta. Tre uomini hanno sparato con una carabina contro la macchina del sessantenne, imprenditore edile come il fratello politico. Poi lo hanno ferito alla testa.

De Rosa, alla fine, ha deciso di piegarsi alle minacce, le hanno chiesto di andarsene e lei si è dimesso...
«Non ho paura della camorra, ma non posso fare diversamente, un conto sono le mie scelte, un altro è la tranquillità della mia famiglia. Faccio un passo indietro, il sogno di normalità per Casapesenna lo devo accantonare, almeno per il momento. I miei familiari mi hanno chiesto di fermarmi e loro vengono prima di tutto. Ringrazio lo Stato che non ci ha mai lasciati soli, ma la scorta basta per me, non per tutti. Lo dimostra quanto è successo sabato: quello che hanno fatto a mio fratello è gravissimo. È stato pedinato, aggredito e hanno sparato contro la sua macchina con una carabina. Il tutto per mandare un messaggio a me. Sette mesi fa ho avuto una minaccia, ho denunciato, come quando ho fatto arrestare gli estorsori del clan».

In passato aveva già subito minacce di questo tipo, quattro mesi dopo essere stato eletto la sua famiglia fu sequestrata. Perché adesso che il clan sembra molto meno presente sul territorio ha deciso di lasciare?
«Fui eletto nel giugno del 2014 e il 6 novembre successivo firmai l'ordinanza di abbattimento per la casa del fratello del boss. Venti giorni dopo, quattro banditi armati tennero sotto tiro le mie figlie, mia moglie e la babysitter. Attesero che io rincasassi e mi puntarono una pistola in testa, mi dissero sei un pezzo di merda, non ti sai comportare... te ne devi andare».

Due anni prima aveva denunciato e fatto arrestare alcuni estorsori dei Casalesi. Dopo la rapina, ottenne la scorta. In questi giorni circola la notizia che il dispositivo di sicurezza fosse in scadenza. È così?
«La tutela mi è stata rinnovata il 27 ottobre e la prossima valutazione è prevista per la fine di marzo. Purtroppo questo è un territorio in cui si ha l'abitudine di spettagolare e poi crocifiggere le persone sul web, ma i processi si fanno in tribunale, ci sono le procure deputate a questo».
 
A proposito di procure, lei è stato per un periodo considerato dalla Dda sia vittima della camorra che vicino a persone indagate per reati di camorra. Vennero intercettate centinaia di telefonate durante la campagna elettorale durante le quali si consultava con Fortunato Zagaria, l'ex sindaco di Casapesenna sotto processo per concorso esterno con i Casalesi. Secondo i pentiti, Zagaria fu eletto per volontà del clan anzi, per la precisione, secondo loro tutti i sindaci di Casapesenna sono stati scelti da Michele Zagaria...
«Quelle del 2014 sono state elezioni libere. In quelle precedenti, in cui fu rieletto Fortunato Zagaria, mio fratello era candidato nella lista opposta e nessuna pressione è mai stata fatta su di noi dalla malavita a favore del loro presunto cavallo. Quelle telefonate altro non erano che un confronto tra un politico di sessant'anni e uno di trenta. Fortunato abita a pochi metri da me e comunque non è ancora stato condannato. Saranno i giudici a stabilire se è colpevole o non lo è, e se ha minacciato Zara o se è stato veramente eletto con i voti del clan merita di essere condannato. Ciononostante, all'epoca ci parlavo benché i nostri contatti fossero sporadici, perché non ci trovavo nulla di male. Erano discorsi di politica, non di malaffare».

Fortunato Zagaria era un sindaco di centrodestra, perché avrebbe dovuto appoggiare lei, un candidato del Pd?
«Quando mi sono candidato, nel 2014, Fortunato Zagaria faceva il tifo per me perché i suoi vecchi alleati lo avevano scaricato politicamente dopo l'arresto per violenza privata nei confronti di Giovanni Zara (sindaco di Casapesenna per pochi mesi nel 2009 che i Casalesi cercarono di far ammazzare, ndr). Credo che fosse più un desidero di rivalsa nei loro confronti».

Il presidio dell'associazione antimafia di Casapesenna ha preferito non commentare quanto accaduto sabato, come se lo spiega?
«Sono politicamente schierati, i professionisti dell'Antimafia di Casapesenna esprimono solidarietà solo per pochi intimi.

Alcuni di loro erano candidati contro di me nel 2014, non ci sono mai stati buoni rapporti. Ma a ogni modo bisognerebbe Èchiederlo a loro, non a me».

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