Rifiuti, da Ue il conto alla rovescia
contro la Campania dei «no»

Rifiuti, da Ue il conto alla rovescia contro la Campania dei «no»
di Daniela De Crescenzo
Venerdì 24 Novembre 2017, 09:11 - Ultimo agg. 12:14
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«Presidentissimo, cosa hai fatto dei soldi stanziati dal governo per ripulire la terra dei Fuochi?»: Matteo Renzi mercoledì ha apostrofato De Luca dal palco di Castelvolturno, chiedendo conto di un fronte, quello dei rifiuti, che continua a essere caldissimo. Anche perché dalla Biopro, la società incaricata da Bruxelles di valutare il piano inviato dalla Regione Campania all'Europa, non è arrivato il giudizio positivo che ci si aspettava: secondo gli esperti siamo ancora lontani dalla sufficienza ed è difficile prevedere quando ci libereremo della multa di 120 mila euro al giorno che continuiamo a pagare.

Dal campo di battaglia, poi, arrivano diversi segnali, e nessuno è troppo rassicurante. I siti di compostaggio programmati non decollano e ieri Battipaglia è stata paralizzata da una manifestazione di massa, guidata dal sindaco Cecilia Francese, per dire no al nuovo capannone previsto dalla Regione. Intanto gli impianti di tritovagliatura (i cosiddetti Stir) sono ormai pieni e per smaltire la frazione umida la Società della Citta Metropolitana di Napoli ha ottenuto l'autorizzazione regionale a utilizzare anche il termovalorizzatore di Acerra. La raccolta differenziata si è attestata, sono dati Ispra, al di sotto della percentuale prevista dal Piano rifiuti. Finora sono state smaltite meno di centomila tonnellate di balle: ne restano in Campania quasi sei milioni: dovevano sparire, secondo le prime ipotesi, entro febbraio del 2018.

I nodi da districare, dunque, sono tanti, e molti si sono intricati negli anni passati, dal periodo dell'emergenza a quello della giunta Caldoro. Per stoppare il pagamento di 120 mila euro al giorno è necessario chiudere il contenzioso con l'Europa. Il piano della Campania, è bene precisarlo, è ancora sotto esame e nulla è stato deciso. Tuttavia dalla relazione Biopro emergono elementi preoccupanti. «Il piano comprende quasi tutti i requisiti obbligatori dell'articolo 28 della direttiva Rifiuti», è la prima confortante constatazione dei consulenti di Bruxelles. Ma poi viene il boccone amaro: «Tuttavia, le informazioni fornite in merito alla valutazione della necessità di nuovi sistemi di raccolta sono considerate troppo vaghe in quanto individuano le principali misure senza fornire ulteriori dettagli o linee guida su come queste misure debbano essere attuate». A causa delle informazioni vaghe su questo criterio, il Piano è classificato come «non conforme». Una vicenda, quella europea, sulla quale si concentra l'attenzione dell'attuale opposizione. L'ex governatore Stefano Caldoro, Armando Cesaro, capogruppo in Consiglio regionale della Campania e Giovanni Romano, responsabile regionale Ambiente FI, hanno consegnato ieri tre dossier sul tema rifiuti alla Commissione europea, al Parlamento ed alla Corte dei Conti europea. Come è spiegato in una nota i fascicoli riguardano: «Le carenze del nuovo piano rifiuti delle regione Campania, il sostanziale blocco della rimozione delle ecoballe e le gravi anomalie e illegalità nelle modalità di espletamento del servizio». Ma gli amministratori regionali restano fiduciosi e proprio per discutere della multa Ue il 5 dicembre il vicepresidente della Giunta Regionale, Fulvio Bonavitacola, incontrerà il dipartimento delle politiche europee che si occupa delle procedura d'infrazione.

In Campania c'è un solo termovalorizzatore (ne erano previsti tre ma le proteste dei cittadini e degli amministratori, a cominciare da quelli di Napoli, li hanno bloccati). La giunta De Luca ha deciso di archiviare del tutto ogni ipotesi di realizzarne altri e ha puntato dritto su differenziata e compostaggio, aprendo finora solo due piccoli siti di compostaggio. Funzionano, invece, cinque impianti di tritovagliatura. Complessivamente una dotazione insufficiente a smaltire l'intera produzione di rifiuti della Regione, tanto che dal 2009 vanno avanti i tour della spazzatura che permettono di portare l'immondizia separata in due frazioni (la secca e la umida) nelle altre regioni italiane. Secondo l'ultimo rapporto Ispra nel 2016 abbiamo esportato più di un milione di tonnellate di rifiuti, diecimila tonnellate in più rispetto all'anno precedente. Considerando che i costi difficilmente sono inferiori ai 150 euro a tonnellata, si calcola una spesa superiore ai 150 milioni di euro.

 

Daniele Fortini, ex amministratore delegato di Asia e di Ama e attualmente presidente di Geofor, è stato autore nel 2010 con Gabriella Corona di un saggio dal titolo profetico: «Rifiuti, una questione non risolta» e adesso spiega: «Gli impianti di compostaggio sono fondamentali per il supporto alla raccolta differenziata, perché i rifiuti organici rappresentano circa il 35% del totale dei rifiuti generati in Campania, ma costituiscono il 50% di quelli raccolti in modo differenziato. Si tratta di quantitativi importanti che ora vengono largamente esportati verso le regioni del Nord, e soprattutto Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Veneto, con costi di trasporto impressionanti, circa 60 euro a tonnellata. Senza calcolare i danni all'ambiente: si tratta di decine di camion che ogni giorno lasciano la Campania e questo è uno spreco economico e ambientale spaventoso».
Ma i cittadini campani mostrano di essere molto più preoccupati dai danni (ipotetici) dei pur necessari impianti di compostaggio. Nel Patto per lo sviluppo della Regione Campania sono stati stanziati 250 milioni, ma aprire nuovi siti non sarà facile: in questi giorni si protesta a Battipaglia, nei mesi scorsi si manifestò a Giugliano, dove era previsto un altro impianto per la lavorazione delle balle, e a Scampia la gara voluta dal Comune per un nuovo impianto di digestione anaerobica incontrò l'opposizione di tutti e andò poi deserta. Oggi il vicesindaco di Napoli Raffaele Del Giudice punta a 30 mini impianti di compostaggio capaci di lavorare 800 tonnellate all'anno e a un ecodistretto con un impianto da 40 mila tonnellate, ma a distanza di oltre un anno dall'annuncio il piano non è decollato. Intanto restano chiusi anche i due impianti realizzati nel periodo dell'emergenza, quello di San Tammaro e quello di Giffoni Valle Piana: non riuscì a farli partire la giunta Caldoro, non ci è riuscita finora nemmeno quella guidata da De Luca.
E allora, visto che gli impianti di tritovagliatura (dai quali i rifiuti devono partire per essere smaltiti) sono pieni e rischiano di traboccare la Sapna (società della società della Città Metropolitana di Napoli) è stata autorizzata a portare la frazione umida stabilizzata ad Acerra, togliendo ovviamente spazio a quella secca che viene solitamente bruciata. Spiega l'amministratore della società, Gabriele Gargano: «Abbiamo chiesto e ottenuto l'autorizzazione a smaltire la frazione umida stabilizzata presso il termovalorizzatore perché abbiamo difficoltà a portarla fuori regione. Molti impianti stanno chiudendo a causa delle inchieste giudiziarie e i nostri impianti al momento sono pieni. Stiamo muovendoci per evitare problemi in futuro e abbiamo anche organizzato una nuova gara sperando nella risposta positiva da parte di nuovi impianti. Attenzione, però: il problema è comune a tutte le Regioni del Sud che non hanno una dotazione impiantistica sufficiente».
La raccolta frazionata di materiali decolla, ma non quanto sarebbe necessario: la percentuale sale passando dal 48,5 al 51,1, ma resta inferiore a quella prevista dal piano regionale dei rifiuti che puntava nel 2016 al 55 per cento. Difficilmente, con questo ritmo, sarà raggiunto l'obiettivo posto dal piano per il 2017: 58,6. Lo slancio è frenato innanzitutto dalle performance ancora non adeguate di Napoli che si ferma al 24,2, ma anche dalla necessità di spendere per esportare la frazione secca. Un'accelerata dovrebbe arrivare nei prossimi mesi. Ad inizio 2018 sarà operativo, infatti, il programma straordinario per l'incremento della differenziata nei Comuni in ritardo. È previsto l'impegno di 26 milioni a vantaggio di 25 Comuni, con una popolazione complessiva di 1.677.992 abitanti, di cui 160mila in alcune zone della città di Napoli. E non solo: è in corso di aggiudicazione la gara d'appalto per una prima fornitura di 189 compostiere (24 milioni impegnati) e sono stati individuati tredici impianti di compostaggio ex novo (190 milioni).
Il piano della Regione prevede due diversi step.

Il primo è quello dell'esportazione della spazzatura incellofanata, il secondo prevede la realizzazione di due nuove linee di lavorazione a Giugliano e Caivano. Ma finora, anche se sono state fatte due gare per far sparire le balle oltreconfine, è stato praticamente impossibile trovare un Paese straniero disposto ad accettare i rifiuti accumulati nel periodo dell'emergenza. Ha detto sì solo il Portogallo, anche se le aziende vincitrici dei diversi lotti hanno contattato anche la Bulgaria, la Spagna e la Romania ricevendo, però, una serie di dinieghi. È stato possibile, invece, svuotare il sito di Marcianise perché la Ecosistem ha svuotato il depuratore utilizzando impianti italiani. La partita con l'Europa e l'obiettivo di mettere in piedi un ciclo dei rifiuti finalmente funzionante somigliano sempre più a una corsa contro il tempo, dove la giunta De Luca si gioca la pagella di un'intera legislatura.

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