Terrore nel centro profughi, il racconto dell'imprenditore ai domiciliari: «Mi ha tirato una pietra, ho sparato per paura»

Terrore nel centro profughi, il racconto dell'imprenditore ai domiciliari: «Mi ha tirato una pietra, ho sparato per paura»
di Gigi Di Fiore
Domenica 12 Novembre 2017, 11:04 - Ultimo agg. 15:34
4 Minuti di Lettura

Inviato a Gricignano d'Aversa

È nella sua bella casa, agli arresti domiciliari. La medicazione sotto lo zigomo sinistro è visibile. Carmine Della Gatta, 43 anni, è circondato dai familiari e racconta al suo avvocato Giovanni Cantelli la sua versione su quello che è accaduto nella notte. Appare provato e lo conferma: «Sì, sono molto turbato. Mi dispiace per quel ragazzo, se tornassi indietro non farei quello che ho fatto. Ho avuto paura, mi ha aggredito, mi ha ferito con una pietra, ho cercato di difendermi. Temevo di essere assalito da più persone, che a lui si unissero altri migranti». Nella notte, prima di presentarsi in caserma su consiglio del suo difensore, Della Gatta era tornato a casa per medicarsi, contattando anche la guardia medica. Poi, aveva voluto documentare le ferite sul volto, che dimostrano l'aggressione subita, facendosi fotografare, con le macchie di sangue visibili anche sul maglione scuro, dai familiari.
 


La sua tesi difensiva è la reazione per paura della propria incolumità. Una legittima difesa, da opporre alla grave accusa di tentato omicidio che gli contesta la Procura di Napoli nord. Avrebbe estratto la pistola e ferito Bobb Alagiee soprattutto per paura. Imprenditore di famiglia di imprenditori, Della Gatta è conosciuto a Gricignano come «il Berlusconi del paese». E lui dice di aver sempre lavorato con onestà, impegnato in più attività. I guadagni principali sono arrivati dall'attività edilizia, condivisa con i fratelli, con cantieri in tutta la regione e sedi legali a Gricignano e ad Aversa. Ha costruito decine di immobili nella provincia casertana. Sono stati realizzati da una società di cui è amministratore anche le dodici palazzine di via Leonardo da Vinci dove è ospitato il centro «La Vela». È un parco con villette a schiera in un'area Pip del comune di Gricignano. Dieci anni fa, due delle dodici palazzine vennero sequestrate perché sospettate di essere state realizzate senza concessione. Una vicenda di presunto abusivismo edilizio che, spiega il suo avvocato Giovanni Cantelli, «venne poi chiarita e risolta». In parte di quegli immobili, c'è il centro «La Vela», un uso concesso, con contratto di fitto sottoscritto dal ministero dell'Interno attraverso la Prefettura, che aveva disposto il bando per reperire gli immobili necessari ad ospitare i migranti. Otto anni fa, contro la porta d'ingresso degli uffici della società edile dei fratelli Della Gatta vennero vennero sparati sei colpi di pistola in successione. Un episodio misterioso su cui incombeva il sospetto del racket.
 
Dall'edilizia alla successiva diversificazione delle attività imprenditoriali. Una diversificazione estesa a dei mobilifici, ma soprattutto al settore della ristorazione, con la fornitura di pasti, il catering e anche dei ristoranti. Nasce così anche la «Prometeo cooperativa sociale», che produce e fornisce pasti ai centri di accoglienza. Compreso il centro di via Leonardo da Vinci.

La pistola con cui Della Gatta ha sparato era detenuta legalmente e, quando i carabinieri sono arrivati in casa per la perquisizione di rito, hanno trovato anche altre due pistole e quattro fucili. Armi detenute e giustificate con una passione mai negata, la caccia, come ha spiegato agli inquirenti. Ma, da successivi riscontri, sembra che gli inquirenti abbiano verificato che Della Gatta non abbia il porto d'armi.

I Della Gatta sono molto conosciuti a Gricignano. Un cugino, omonimo di Carmine, è impegnato in politica diventando consigliere comunale di opposizione. Nelle attività imprenditoriali, il settore dei centri per l'accoglienza dei migranti è diventato un ulteriore elemento di diversificazione nei guadagni. Ma perché accorrere nella struttura di via Leonardo da Vinci a quell'ora della notte? Della Gatta lo spiega così: «Mi hanno chiamato, Alagiee aveva dato fuoco alla sua camera e minacciava di incendiare tutto. Da amministratore ero responsabile e reperibile e così sono accorso per verificare l'accaduto e cercare di riportare la calma. Appena arrivato, però, sono stato aggredito».

Una versione e un racconto da riempire naturalmente con maggiori dettagli, nel corso dell'interrogatorio che Della Gatta dovrà tenere dinanzi al gip nell'udienza di convalida del fermo. Di certo, Alagiee era esasperato per il provvedimento della Prefettura che gli era stato notificato in mattinata, che disponeva la revoca delle misure di accoglienza. E urlava per la mancanza di wi-fi, per il mangiare non buono, per l'acqua calda carente. Nel pomeriggio, arriva la notizia che il giovane è stato dichiarato «fuori pericolo di vita» dai medici del Cardarelli. E, per quella notizia, Della Gatta appare risollevato.