Via il bonus bebè, minaccia centrista «Non voteremo»

Via il bonus bebè, minaccia centrista «Non voteremo»
di Paolo Mainiero
Mercoledì 1 Novembre 2017, 12:57 - Ultimo agg. 14:47
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Paolo Gentiloni, da Riad dove è in visita ufficiale, fa sapere che i numeri per l'approvazione del bilancio «sono necessari e ci saranno». Ma mentre il premier definisce «equilibrata» una manovra che «va nella giusta direzione» e «accompagna un percorso di crescita sia pure nei limiti che conosciamo» e che, aggiunge il presidente del consiglio, «non grava sulle famiglie e le imprese», in Italia i messaggi sono diversi. Un primo lo manda Ap. «Una finanziaria così è difficile da votare», avverte Maurizio Lupi. Il motivo? Il taglio alle risorse per le famiglie. «Lo scorso anno - ricorda il coordinatore nazionale di Alternativa popolare - furono stanziati 600 milioni e dopo il bonus bebè era stato introdotto anche il bonus mamma. Ma il bonus bebè è sparito».

Al di là delle convinzioni di Gentiloni, i numeri sono risicati, perchè l'uscita di Mdp dalla maggioranza crea problemi in commissione Bilancio, dove le opposizioni possono contare su quattordici senatori contro i dodici della maggioranza. Se anche si schierasse con il governo Ala di Verdini, sarebbero tredici contro tredici: un risultato che non basterebbe comunque alla maggioranza perché in caso di parità di voti le proposte, secondo il regolamento del Senato, non risultano approvate. Insomma, i conti non tornano al punto che già si ipotizza di far confluire tutte le modifiche in un maxi-emendamento sul quale il governo porrebbe la fiducia. A meno che il Pd, anche nella logica di un futuro centrosinistra, non tenda una mano a Mdp accogliendo alcune delle sue proposte. In questo senso qualcosa si potrà capire nei prossimi giorni quando in Senato sarà discusso il decreto fiscale collegato alla legge di bilancio, rispetto al quale Mdp ha presentato una serie di proposte, dall'eliminazione del superticket al rinvio a giugno della decisione sull'aumento dell'età per la pensione.

È chiaro che di fronte a numeri così risicati, la posizione di Ap rischia di rendere ancora più complicata l'approvazione della legge di bilancio, l'ultima della legislatura. Alternativa popolare parla di «soldi a pioggia a destra e a manca», di «mance e mancette», di nuove agenzie «di cui non si capisce il senso» e chiede un cambio di marcia che riguardi non solo le politiche per la famiglia ma anche misure come l'equo compenso, previsto per gli avvocati e che, spiega Lupi, va esteso a tutti i professionisti. «Ci rendiamo sempre più conto - aggiunge il coordinatore di Ap - che la legge di bilancio dovrà essere radicalmente modificata». Fibrillazioni di cui il Pd sarà chiamato a farsi carico, tenendo ben presente la precarietà della maggioranza. «Avremo tutto il tempo di approfondire le loro idee», assicura il presidente della commissione Bilancio Giorgio Tonini.

Equilibri fragili, dunque, ai quali rischia di sommarsi l'ostruzionismo. Se anche solo un partito di opposizione decidesse di tirare per le lunghe, la manovra potrebbe arrivare in aula senza relatore e il governo sarebbe nei fatti autorizzato a mettere la fiducia su un proprio maxi-emendamento. «È una legge di bilancio - tuona nel frattempo Renato Brunetta di Forza Italia - fatta di bonus, mance e marchette. È indecente e inaccettabile». Mara Carfagna torna sui tagli alle famiglie. «I problemi non si risolvono con azioni una tantum ma cancellare il bonus bebè servirà solo a discriminare i nuovi nati», dice la portavoce di Forza Italia. E preannuncia una dura battaglia il M5S. «La mancetta, sai, è come il vento...! - dice Laura Castelli -. Nella manovra, bonus che va e bonus che viene. Saltano gli 80 ai militari, sparisce il bonus bebè e addio al bonus stradivari per l'acquisto degli strumenti musicali. Intanto debuttano otto nuovi incentivi fiscali».