«Innamorarsi? Perché
un bacio non può bastare»

«Innamorarsi? Perché un bacio non può bastare»
di Maria Pirro
Lunedì 30 Ottobre 2017, 21:37 - Ultimo agg. 2 Novembre, 20:26
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All’inizio, il cuore batte all’impazzata. «Ma, in realtà, è il cervello in amore che scatena un insieme incontenibile di emozioni», spiega Grazia Attili, ordinario di psicologia sociale all’università La Sapienza di Roma, impegnata ad analizzare e descrivere nel libro, intitolato appunto “Il cervello in amore”, i meccanismi che regolano i comportamenti, così differenti, peraltro, tra uomini e donne. 
Quali fattori incidono?
«Il più importante è come si è stati allevati dai genitori. In particolare, se la madre è stata attenta a offrire conforto e coccole, sin da piccoli si è avuta l’attivazione di circuiti neuronali che, per tutta la vita, portano alla produzione di dopamina e ossitocina, componenti chimiche che rendono più inclini a formare un legame di coppia stabile».
In caso contrario?
«Prevalgono gelosia e sfiducia. Ed è più facile lasciarsi. L’attrazione e l’innamoramento durano dagli otto mesi ai tre anni. Poi subentra l’assuefazione e si cerca una nuova occasione di eccitazione».
Studi condotti con la tomografia celebrale, uno strumento simile alla risonanza magnetica funzionale, dimostrano che gli uomini hanno bisogno di più stimoli.
«È forse per questo che hanno un maggiore interesse a ciò che attiene alla sessualità. E sono sensibili al fascino femminile: sembra che la bellezza faccia mettere a tacere la corteccia prefrontale, l’area predisposta al ragionamento. Nelle donne, invece, domina l’autocontrollo».
Qual è la «pornografia al femminile»?
«È costituita dai romanzi di amore: parlare di sentimenti fa abbassare le difese nella selezione del partner».
E i maschietti sono abili nell’ingannare, in base a caratteristiche genetiche.
«Attraverso bugie e imbrogli puntano all’accoppiamento. Da sempre».
Anche l’orgasmo viene presentato nel suo libro in termini rigorosi.
«È collegato all’attivazione di moltissime aree cerebrali, tra le quali la corteccia sensoriale. Per motivi puntuali, il piacere si prova più o meno frequentemente». 
E i tradimenti? 
«Gli uomini sono portati a negare e a “riassettarsi” mentalmente abbastanza presto; mentre le donne abbandonate vivono lunghe crisi depressive: soffrono anche fisicamente». 
Di questo e tanto altro, parla nel suo “Il cervello in amore” edito da Il Mulino e già presentato a Napoli con il filosofo Aldo Masullo e lo psicologo Raffaele Felaco. Com’è stato accolto in città? 
«Bene, perché svelare meccanismi biologici e neuronali rafforzano il romanticismo. Ciascuno di noi si può riconoscere nel racconto».
Nel volume, c’è anche la riscoperta degli abbracci. Alchimia per eccellenza. 
«L’ossitocina, oltre a provocare senso di piacere, agisce sui circuiti cerebrali e spinge a fidarsi, indipendentemente da altre verifiche. È sufficiente addirittura un abbraccio di 20 secondi da parte di un eventuale partner perché nel cervello si produca un rilascio automatico di questo neurotrasmettitore». 
Di conseguenza, contatti virtuali possono rappresentare solo l’incipit di una relazione affettiva. 
«Mandare la migliore immagine di sé, come accade con i social network, può portare a grandi delusioni». 
Altro segno dei tempi: due anziani su tre oggi pensano che non si è mai troppo vecchi per innamorarsi. 
«Hanno capito fino a che punto le relazioni affettive importanti, mentre c’è una spinta sociale che favorisce la rottura con il partner e promuove rapporti intercambiabili». 
L’ultima nota nel suo libro è un tributo al premio Nobel Gabriel García Márquez e al suo «Amore ai tempi del colera». Senza citare, però, la celebre frase sulle numerose stanze del cuore. 
«Questa frase manca nella storia scritta ai tempi delle neuroscienze. La passione si prova per un partner alla volta». 
Alla fine, l’amore vero resta uno. 
«Naturalmente. Finché dura...»

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