Papa Francesco: «Immorale il lavoro nero e quello precario»

Papa Francesco: «Immorale il lavoro nero e quello precario»
di Franca Giansoldati
Giovedì 26 Ottobre 2017, 16:26 - Ultimo agg. 27 Ottobre, 14:33
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Città del Vaticano Basta lavoro precario e lavoro nero. E' immorale. «Il lavoro precario è una ferita aperta per molti lavoratori, che vivono nel timore di perdere la propria occupazione». Papa Francesco nel messaggio inviato alle Settimane Sociali della Cei che si sono aperte a Cagliari ha affrontato il tema dell'occupazione rammentando «l'angoscia» percepita ogni volta che si trova davanti a un padre o a una madre che temono di non trovare più un impiego e campano con un lavoro «da settembre a giugno e non sa se lo avrà nel prossimo settembre. Precarietà totale. Questo è immorale».

Parole durissime. «Questo uccide: uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società. Il lavoro in nero e il lavoro precario uccidono. Rimane poi la preoccupazione per i lavori pericolosi e malsani, che ogni anno causano in Italia centinaia di morti e di invalidi».

L’Enciclica Rerum novarum (1891) di Papa Leone XIII, e la Dottrina sociale che si è sviluppata di conseguenza dimostrano l'attenzione da parte della Chiesa che, ha ricordato il Papa, «nasce per difendere i lavoratori dipendenti dallo sfruttamento, per combattere il lavoro minorile, le giornate lavorative di 12 ore, le insufficienti condizioni igieniche delle fabbriche».

Il messaggio si conclude con un incoraggiamento a chi sta cercando lavoro. «Il mio pensiero va anche ai disoccupati che cercano lavoro e non lo trovano, agli scoraggiati che non hanno più la forza di cercarlo, e ai sottoccupati, che lavorano solo qualche ora al mese senza riuscire a superare la soglia di povertà. A loro dico: non perdete la fiducia. Lo dico anche a chi vive nelle aree del Sud d'Italia più in difficoltà. La Chiesa opera per un’economia al servizio della persona, che riduce le disuguaglianze e ha come fine il lavoro per tutti».

Stavolta però Papa Bergoglio se la prende anche con la pubblica amministrazione. «La dignità e le tutele sono mortificate quando il lavoratore è considerato una riga di costo del bilancio, quando il grido degli scartati resta ignorato. A questa logica non sfuggono le pubbliche amministrazioni, quando indicono appalti con il criterio del massimo ribasso senza tenere in conto la dignità del lavoro come pure la responsabilità ambientale e fiscale delle imprese. Credendo di ottenere risparmi ed efficienza, finiscono per tradire la loro stessa missione sociale al servizio della comunità».

 

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