Anm Napoli a un passo dal fallimento
ma triplicate le spese per i telefonini

Anm Napoli a un passo dal fallimento ma triplicate le spese per i telefonini
di Pierluigi Frattasi
Mercoledì 11 Ottobre 2017, 08:40
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Mentre l'Anm rischia il crac, nel 2016 le spese per i cellulari aziendali sono addirittura triplicate. Il costo delle utenze è schizzato dagli 80.550 euro del 2015 a ben 253.263 euro del 2016. Il caro-chiamate non ha risparmiato nemmeno gli apparecchi fissi da scrivania. I costi telefonici per uso interno sono passati da 152.799 a 186.178 euro. Un pozzo senza fondo quello delle spese telefoniche.

In Anm, in pratica, quasi un dipendente su 10 ha un cellulare aziendale. Hanno diritto al telefonino macchinisti, coordinatori, nonché tecnici, ingegneri, capo area e funzionari. Oltre, ovviamente, a dirigenti e manager. Gli smartphone, poi, vengono periodicamente sostituiti con quelli di ultima generazione, per ulteriori esborsi periodici. I telefonini di servizio, ovviamente, sono uno strumento di lavoro. Autisti e macchinisti li usano per tenersi in contatto tra loro e pianificare meglio l'organizzazione delle attività. Gli ispettori per i controlli in strada. Non si dovrebbero utilizzare, quindi, per uso privato. E, infatti, le chiamate su linea esterna vengono addebitate in busta paga, a costi aziendali scontati di un centesimo al minuto.

Anche con lo spettro del default alle porte, insomma, la tendenza ad allentare i cordoni della borsa nell'azienda della mobilità non sembra arrestarsi. Un trend fotografato dai dati che emergono dall'ultimo rendiconto di bilancio 2016, aggiornato allo scorso settembre, e non ancora approvato. Il documento contabile, infatti, è legato a doppio filo anche al destino del nuovo piano industriale 2018-2023, che dovrebbe partire da febbraio. Intanto, però, il quadro dei conti conferma un'impennata di spese in alcuni comparti anche nell'ultimo anno precedente all'avvio del risanamento, con l'apertura dello stato di crisi e i licenziamenti collettivi.

I costi dell'energia elettrica, ad esempio, aumentano di ben 2 milioni di euro, passando da 6,8 a 8,8 milioni. Una crescita dovuta, probabilmente, anche al rincaro globale delle materie prime. Ma non è escluso che possa aver influito il cambio di contratto tra diversi gestori, con formule differenti. Anche i costi della vigilanza armata sono aumentati di circa 1,2 milioni di euro. Passando dai 3,2 milioni del 2015 ai 4,4 milioni dello scorso anno.

Un aumento che in azienda legano anche ai costi dei prolungamenti delle funicolari e della metropolitana Linea 1. Lasciare aperte le stazioni fino alle 2 di notte il venerdì e il sabato, infatti, ha un peso economico non solo per gli straordinari degli agenti di stazione, ma anche per quelli dell'indotto, visto che in ogni struttura deve restare almeno una guardia giurata.

Anche per le pulizie, nel 2016, l'Anm ha speso di più: 7,3 milioni, invece dei 6,9 milioni di due anni fa.
I debiti complessivi, inoltre, sono cresciuti da 128 a 144,5 milioni. Quelli con le banche (Mps e Bnl) sono aumentati da 4,8 a 14,8 milioni. Verso i fornitori da 66,9 a 76,2 milioni.

D'altra parte, però, sono cresciuti anche i ricavi. Dalla vendita dei ticket e dalle tariffe, l'Anm è riuscita ad incassare oltre 8 milioni in più rispetto al 2015, passando da 179 a 187,5 milioni di euro. Altri risparmi sono arrivati dalla riduzione dei costi del personale, grazie anche ai pensionamenti e al blocco del turn over. Il peso dell'organico, infatti, è sceso da 125,6 a 117,8 milioni. Salari e stipendi sono dimuinuiti da 89 a 84,6 milioni. Mentre le ferie maturate e non godute retribuite sono passate da 212mila a 423mila euro. Lo scorso anno, poi, i dipendenti si sono portati a casa 700mila euro in più di straordinario (4,8 milioni, rispetto a 4,1 del 2015). Pesano sulla cifra anche gli straordinari cosiddetti forfettari dei dipendenti del ferro, cioè pagati a prescindere se siano stati fatti o meno, a seguito di un vecchio accordo sindacale.

Mentre il costo dei bonus risulta più basso del solito: solo 435mila euro sui premi di risultato, rispetto a 2,8 milioni del 2015. Il motivo è semplice. Quest'anno, infatti, il Comune ha congelato le indennità, che solo dopo una lunga trattativa sono state sbloccate e inserite nella bozza del protocollo d'intesa sottoposto in questi giorni ai sindacati. I premi 2016 saranno pagati a step: la prima tranche di 400 euro subito, il resto nel 2018. Per cui, anche questa voce di spesa, alla fine, sarà più alta.

Un bilancio luci e ombre, insomma, che fotografa un patrimonio netto aziendale al 31 dicembre 2016 di 35,8 milioni e una perdita complessiva di 29,3 milioni. Aumentano i ricavi dal Consorzio Unico Campania, da 35,4 a 39,8 milioni, ma crollano quelli dai parcheggi. Solo per fare un esempio, gli incassi dalla sosta oraria al parcheggio Brin passano da 435mila a 364mila euro, gli abbonamenti da 228mila a 223mila. Meglio altrove, come al Frullone. Dimezzati gli introiti anche per i permessi di sosta: da 262.211 a 139.067 euro.

Vanno male i pagamenti con le nuove tecnologie. Dall'Easy Park, l'App per pagare la sosta sulle strisce blu direttamente dal telefonino, l'Anm incassa appena 20.500 euro all'anno, 9mila euro in più rispetto al 2015. Mentre si contano sulle dita di una mano gli utenti di Neos Park, la ricarica prepagata online per la sosta, venduta al prezzo promozionale di 9,99 euro. Nel 2015, l'Anm ha incassato da Neos 32,37 euro. Meglio l'anno scorso: si è arrivati a 1.986,12 euro.

I napoletani, insomma, sembra preferiscano ancora le monetine. Gli incassi dai parcometri, infatti, sono rimasti stabili a 6,8 milioni, per il secondo anno consecutivo. «Abbiamo più volte chiesto all'azienda commenta Fulvio Fasano, segretario generale Ugl Trasporti - i dati reali dei costi di gestione per conoscere la possibilità di effettuare efficientamenti. Questi dati, purtroppo, non ci sono mai stati forniti».