Legge elettorale, il governo mette la fiducia: bagarre in Aula e fuori. Mdp e M5S: ora in piazza

Legge elettorale, il governo mette la fiducia: bagarre in Aula e fuori. Mdp e M5S: ora in piazza
di Nino Bertoloni Meli
Mercoledì 11 Ottobre 2017, 00:33 - Ultimo agg. 10:06
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ROMA Copione rispettato. Quando Anna Finocchiaro, voce ferma, sguardo ferreo, incurante di tutto e di tutti, come chi ne ha viste tante, pronuncia la fatidica frase il governo pone la fiducia sulla legge elett..., l'aula di Montecitorio si trasforma in una corrida catalana, ma senza matador. Urla, fischi, cori di vendute, vendute all'indirizzo della medesima Finocchiaro e della presidente Boldrini, lancio di libri di regolamento, si vedono anche i fiori, rose per la precisione, che Larussa da Paternò, piccola contea sicula dai tempi dei Normanni, raccoglie e va a donare urlando a Finocchiaro che è di Modica, grande feudo storico della Sicilia, «è un governo morto, solo fiori per loro», motteggia l'Ignazio nazionale, «bella scoperta, siamo a fine legislatura», gli dà sulla voce Raciti, giovane segretario del Pd isolano, di Acireale.

LE POSIZIONI
Il dissenso urlato larussiano, seguace della Meloni, stona con la compassata presenza degli altri del centrodestra, i leghisti e i forzisti, con il capogruppo Brunetta a braccetto in Transatlantico con il pari grado Rosato, il capogruppo dem. Con Silvio Berlusconi che da fuori dà disco verde che più verde non si può: «Comprendiamo i motivi della fiducia che ovviamente non possiamo votare, ma nel voto finale non faremo mancare il nostro sì convinto e leale». Si fa notare anche M5S, con Fico che perde la voce a furia di gridare, con Di Battista che perde l'orientamento e sbaglia assembramento fuori Montecitorio, e Di Maio che guarda compiaciuto la scena ma non partecipa, ormai è candidato premier e non se lo permette più. Perde la voce pure D'Attorre di Mdp, un po' la foga un po' l'emozione, lui solitamente pacato e riflessivo, mentre parla comincia a tossire, un groppo alla gola, altra tosse, finché Lele Fiano, suo ex compagno di partito, gli va a offrire una mentina tra i «buuuh buuuh» dei contestatori più incalliti e meno buonisti. Il bersaniandalemiano D'Attorre stava dicendo una cosa importante: «Questo sbrego istituzio

IL COPIONE
Copione rispettato, ma chi ha esperienza di altri, passati scontri parlamentari sottolinea che, tutto sommato, ce ne sono stati di assai più duri, alla fin fine non ci sono stati né contatti fisici né scontri né assalti alla presidenza, né minacce. «Ci vedremo fuori da qui», hanno annunciato M5S e Mdp, gli unici oppositori assieme a Fratelli d'Italia: l'appuntamento è in piazza per oggi a protestare, piazze separate e argomenti un po' caduchi, tipo quello pentastellato secondo cui il Rosatellum è incostituzionale perché permette le coalizioni che il M5S non vuole. Pazienza. Contrari anche i deputati di Giuliano Pisapia (che dopo la rottura a sinistra non vogliono fare la stampella del Pd).

L'annuncio della fiducia arriva in mattinata, dopo una riunione dei capigruppo di maggioranza. «Il Pd ritiene opportuna la fiducia», scandisce Rosato. Si riunisce il Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni svolge una succinta relazione che convince tutti, breve discussione, e alla fine unanimità, tranne, pare, il ministro Orlando. I suoi, alla Camera, non hanno dubbi: «Non c'era altro da fare, non potevamo permetterci un altro buco nell'acqua, si deve dare una legge elettorale al Paese», spiega Andrea Martella. Un altro orlandiano come Beppe Lauricella dice a sua volta: «Vanno invertiti i fattori: con la fiducia si consente di varare una legge elettorale che garantisce quantomeno la tenuta del sistema, chi grida al golpe voleva mantenere in vita il confuso Consultellum che avrebbe provocato solo danni istituzionali».

Il Pd è arrivato compatto all'appuntamento, tanto che non c'è stato neanche bisogno di convocare l'assemblea del gruppo.

Matteo Renzi si è mosso da tempo nella prospettiva che si dovesse arrivare alla fiducia: si è assicurato l'intesa con parte importante dell'opposizione, ha avuto l'ok unanime della direzione, e ultimo ma non meno importante, ha avuto il beneplacito del Colle, che ha fatto capire e sapere di considerare impercorribile andare a votare con il Consultellum.

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