Le canzoni di Pino Daniele
diventano un musical

Pino Daniele con Fabio Massimo Colasanti
Pino Daniele con Fabio Massimo Colasanti
di Federico Vacalebre
Giovedì 5 Ottobre 2017, 12:35 - Ultimo agg. 19 Settembre, 10:40
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Fabio Massimo Colasanti ha iniziato a collaborare con Pino Daniele nel 1996, la sua firma è stata praticamente costante nei dischi da «Dimmi cosa succede sulla terra» (97) a «La grande madre» (2013), accompagnando il Nero a Metà spesso anche nei live forte della sua esperienza di musicista e producer cresciuto in sala di registrazione ma prontissimo alla prova del palco. Dopo la sua scomparsa, ne ha rilevato lo studio romano in piazza Mazzini, ed ha provato a rimettere in ordine la sua vita, artistica e privata, così colpita dalla scomparsa «di un maestro, non solo di musica». Dopo «Anime restanti», cd d'esordio degli Unicostampo, la band messa in piedi con Danilo Cioni, si è armato di tempo e coraggio e si è gettato in un lavoro da far tremare i polsi: portare le canzoni del suonautore napoletano a teatro.
 


C'è lui dietro «Musicanti», spettacolo che il Sistina e Longoni distribuiranno nei grandi teatri italiani dalla stagione prossima: testo di Alessandra Della Guardia e Urbano Lione, regia di Massimiliano Bruno. «Insomma una squadra romana, o comunque non partenopea, ma lo spettacolo sarà napoletanissimo, verace, fedele a Pino fin dagli arrangiamenti delle canzoni: metteremo in scena quelle, non la sua vita», spiega Colasanti.

La trama, infatti, è quasi un pretesto, per tenere insieme «Maggio se ne va» e «'Na tazzulella e caffè», «Terra mia» e «Napule è», «Bella mbriana» e «Chi tene o mare», per citare solo qualcuno dei pezzi chiamati in causa dal soggetto, che privilegia abbondantemente, e non per caso, i materiali dei primi tre lp. «È la storia di Antonio, un uomo che torna a Napoli dopo 25 anni, è andato via da bambino, alla morte della madre. Odia la città, ma ha ricevuto un lascito testamentario dal padre, uno storico locale del porto, oggi in crisi, si chiama Ue' Man, tutti temono che lui non veda l'ora di chiuderlo, ma...», anticipa Fabio Massimo evitando di svelare troppo la semplice trama di una vicenda che parla di orgoglio e pregiudizio, mettendo in scena personaggi come Dummi', un artista di strada mulatto che potrebbe far pensare a Senese, la cameriera-cantante Anna, il padrone del locale Tatà (perfetto per far riascoltare «'O padrone»), Mario il buono detto Teresina («Chillo è nu buono guaglione»).

I ruoli «saranno affidati a attori che sappiano cantare, non cerchiamo vocioni, ma artisti capaci di portare in scena, recitando e cantando le storie di Daniele e della sua città». A garantire la veracità del sound sarà Colasanti («useremo gli arrangiamenti originali») e la band: «Ho voluto in scena James Senese con il suo sax, dovrebbe esserci Tony Esposito con i suoi tamburi, sognavo anche De Piscopo, ma non ce la fa a impegnarsi con una lunga tournée teatrale, per lui porte aperte ogni sera per la scena della jam session nel locale: arriva quando vuole, una seconda batteria a disposizione per Tullio ci sarà sempre». Alla prima batteria siederà un altro napoletano come Alfredo Golino e pinodanieliani doc come lui sono anche Gigi De Rienzo al basso, Elisabetta Serio alle tastiere e Daniele Bonaviri, a cui spetterà il difficile compito del chitarrista: «Io mi sono riservato la direzione artistica, sto cercando di capire a chi affidare il suono del contrabbasso di Rino Zurzolo».

Fabio Massimo si racconta proprio da quello studio dove per un ventennio Pino ha visto nascere e sviluppare le sue idee: «La sua creatività era straordinaria, onnivora, passava da un fraseggio jazz a un'atmosfera flamenco, aveva sempre voglia di nuovi ascolti, di nuove avventure. Proveremo a rendergli omaggio intrecciando i personaggi in qualche modo da lui ispirati con le sue canzoni, continuando quella che è sempre stata la sua principale battaglia: far cadere lo stereotipo del napoletano che tira a campare».

I provini per trovare i protagonisti sono appena iniziati, i «Musicanti» si preparano a incrociare i loro strumenti: «la musica, musica, è tutto quel che ho» cantava o Jammone.

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