BancoNapoli, ecco il piano degli anti-Marrama

BancoNapoli, ecco il piano degli anti-Marrama
di Valerio Iuliano
Lunedì 2 Ottobre 2017, 09:09
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I consiglieri anti-Marrama tornano all'attacco dei vertici della Fondazione Banco di Napoli. E per l'ente di via dei Tribunali inizia oggi una settimana prevedibilmente infuocata. L'inchiesta della Procura sulla gestione della Fondazione ha riacceso gli animi e, dalle parti di Palazzo Ricca, si respira nuovamente aria di «fronda». I rilievi mossi in tante occasioni dal consigliere generale Orazio Abbamonte e poi da Rossella Paliotto, rilanciati nella missiva al ministero dell'Economia dello scorso mese di luglio da tutto il gruppo dei sei consiglieri ostili al presidente Daniele Marrama, ora indagato per abuso d'ufficio, sembrano destinati a rappresentare il punto di partenza della lotta contro il leader. In una riunione tra gli stessi consiglieri, fissata per oggi o per domani, sarà definito il piano che punta a ottenere la destituzione dei vertici. Un progetto ancora tutto da scrivere e con un risultato che è molto difficile prevedere.

Sul piano numerico il fronte anti-Marrama è ancora troppo esiguo. I consiglieri attualmente in carica nell'assemblea sono diciassette e la soglia minima per avere la maggioranza in assemblea è fissata, dunque, a quota nove. Del gruppo dei critici fanno parte lo stesso Abbamonte, Rossella Paliotto, Francesco Caia, Vincenzo Di Baldassarre, Antonio Baselice e Donato Pessolano. In tutto sei consiglieri. La speranza di Abbamonte e soci è quella di portare dalla loro parte altri consiglieri, per ottenere la maggioranza. Una speranza che si basa anzitutto sul clima che si respira dalle parti di Palazzo Ricca, dopo l'apertura delle indagini da parte della Procura. «Anche quelli che prima si turavano le orecchie e chiudevano gli occhi - è il senso del ragionamento del fronte anti-Marrama - potrebbero incominciare a capire. La gente non può rimanere cieca e sorda dinanzi a quello che accade». Un ragionamento che, se tradotto in termini pratici, punta ad arrivare ad un solo risultato. Ovvero al raggiungimento di quella maggioranza numerica che è l'unico modo per ottenere il rovesciamento dei vertici della Fondazione. Fino a due mesi fa Daniele Marrama poteva contare nell'ambito del consiglio generale su una maggioranza piuttosto solida. E la conferma la si ebbe nell'assemblea del 20 luglio scorso, quando i sei «ribelli» decisero di abbandonare l'aula a causa della mancata approvazione di una proposta per l'istituzione di una commissione sull'investimento nelle azioni della Banca Regionale di Sviluppo. Ma se pure il fronte critico dovessero riuscire ad assicurarsi i voti favorevoli di almeno altri tre consiglieri quale potrebbe essere il passo successivo? «La revoca della nomina degli amministratori, come è previsto dal regolamento» è la risposta di uno dei rappresentanti del fronte anti-Marrama. I regolamenti su questo punto sono tutti da interpretare. L'alternativa è la richiesta di dimissioni del presidente. Due ipotesi ancora tutte da verificare. Soprattutto perché non è ancora chiaro se il blocco favorevole a Marrama possa in qualche modo sfaldarsi. L'unico elemento certo, fino a questo momento, è la riunione del blocco anti-Marrama prevista per oggi. Di sicuro i sei consiglieri sono intenzionati ad arrivare alla prossima assemblea del consiglio generale con le idee chiare sul da farsi e, soprattutto, con una maggioranza potenziale.

«Il consiglio generale - si legge nello Statuto della Fondazione - è convocato dal presidente entro il 30 aprile di ogni anno, per l'approvazione del bilancio dell'esercizio precedente, ed entro il 31 ottobre per l'approvazione del documento programmatico. Viene inoltre convocato ogni volta che il presidente lo ritenga necessario per la trattazione delle materie di competenza. Può riunirsi, altresì, qualora ne facciano motivata richiesta un terzo dei componenti o il consiglio di amministrazione o il collegio sindacale». I sei consiglieri del fronte anti-Marrama hanno già le carte in regola per richiedere la convocazione, perché corrispondono ad un terzo dell'assemblea. Ma il nodo da sciogliere è un altro. Ovvero quello di convincere delle loro posizioni almeno altri tre consiglieri. La risposta dovrebbe arrivare nei prossimi giorni.