Di Maio: «Sindacati si autoriformino o ci pensiamo noi»

Di Maio: «Sindacati si autoriformino o ci pensiamo noi»
Sabato 30 Settembre 2017, 15:12 - Ultimo agg. 2 Ottobre, 14:30
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E' scontro tra i sindacati e il candidato premier del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio. «Se il Paese vuole essere competitivo le organizzazioni sindacali devono cambiare radicalmente. Dobbiamo dare possibilità alle associazioni giovanili di contare nei tavoli contrattazione, serve più ricambio nelle organizzazioni sindacali. O i sindacati si autoriformano o quando saremo al governo faremo noi la riforma», ha detto Di Maio al Festival del Lavoro a Torino. «Un sindacalista che prende la pensione d'oro o finanziamenti da tutte le parti ha poca credibilità per rappresentare un giovane di trent'anni», ha aggiunto. 

 


Dura la risposta del segretario della Cgil, Susanno Camusso: «Un linguaggio autoritario e insopportabile», ha replicato. «Non è il primo che lo dice. Ce n'è stato un altro che poi ha fatto il jobs act», ha aggiunto Camusso riferendosi all'ex premier Matteo Renzi. Di Maio «dimostra tutta la sua ignoranza ma insieme l'arroganza di chi crede che il pensiero sia solo di chi governa e non riconosce la rappresentanza», ha detto ancora Camusso.


«Non abbiamo bisogno di slogan o di aprire nuovi scontri ideologici tra la politica ed il sindacato. Occorre invece affrontare con il dialogo i problemi del lavoro, a cominciare dal tema dei giovani, con grande senso di responsabilità, come sta facendo la Cisl da tempo». Così ha replicato il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan. «Luigi Di Maio sa bene che la nostra Costituzione sancisce che il sindacato è una associazione libera, autonoma e democratica, espressione del mondo del lavoro - ha proseguito la leader Cisl -. Lasci perdere queste inutili
polemiche e si concentri semmai sui veri problemi del paese a cominciare da come offrire un lavoro stabile ai giovani, o di come ridurre le diseguaglianze sociali e l'enorme divario nord-sud. Dobbiamo riformare il sistema dei contratti per alzare i salari e la produttività, occuparci della formazione e delle politiche attive del lavoro, dell'alternanza fra scuola e lavoro, delle misure per ridurre l'area della povertà e favorire gli investimenti nelle zone dove ci sono più disoccupati. Questi sono i veri problemi del paese su cui la Cisl è pronta a discutere ed a confrontarsi come ha sempre ha fatto con tutte le forze politiche in maniera seria e responsabile».

«Serve una manovra shock sul costo del lavoro», ha sostenuto ancora il vicepresidente della Camera e candidato premier del M5S. «Dobbiamo dare possibilità alle imprese e agli studi professionali - ha proseguito - di assumere per far riprendere l'economia e dare gettito allo Stato. Così potremo pagare il debito e fare ulteriori investimenti per abbassare il costo del lavoro. Facciamo - ha continuato - un po' di deficit produttivo, investiamo nell'abbassamento del costo del lavoro, investiamo nei settori ad alto moltiplicatore e rimettiamo in moto l'economia».

«Aldilà di quello che vogliamo sta arrivando la Smart nation, un nuovo modello di Paese in cui i lavori si trasformano e non dobbiamo avere paura che si perdano posti di lavoro», ha affermato ancora il candidato premier grillino. Di Maio ha ricordato i dati di una ricerca secondo la quale «il 50% dei posti di lavoro nel 2025 sarà legato al settore creativo, turismo, cultura e nuove tecnologie, mentre il 60% delle professioni attuali si trasformerà o sparirà».
«Cominciamo a investire in innovazione tecnologica - ha concluso - Internet è la più grande fabbrica di posti di lavoro per fare in modo che i giovani non se ne vadano all'estero».

«Leggo Di Maio e mi sembra di aver preso la macchina del tempo. Chissà perche ho pensato di vivere in un altro ventennio, quello in cui i sindacati erano fuori legge e ce n'era uno solo, al servizio del governo», ha commentato Arturo Scotto, coordinatore nazionale di Mdp. «D'altra parte - ha aggiunto - per un leader che confonde Berlinguer con Almirante non c'è da aspettarsi molto altro».

«Una minaccia ai sindacati, una spolverata di nuove tecnologie e poi il solito taglio del costo del lavoro, già sperimentato più volte, anche da Renzi. Luigi Di Maio è diversamente renziano, come Renzi è stato ed è
diversamente berlusconiano», ha detto Nicola Fratoianni segretario nazionale di Sinistra Italiana. «Sono le solite vecchie ricette economiche fallimentari che l'unico grande partito del neoliberismo propone da 30 anni, con risultati che conosciamo molto bene. Devo ammettere che mi aspettavo qualcosa di più da una forza che si proponeva la
rivoluzione, e invece si è già adeguata alle cavolate mainstream della politica politicante. Il coraggio di dire che sono 30 anni che la politica consente ad alcuni di arricchirsi sulla pelle della maggioranza delle persone e che lì bisogna agire, mi pare proprio che ce lo abbiamo solo noi. Servono più investimenti pubblici per aumentare il lavoro, progressività fiscale vera, lotta a mafie, corruzione e evasione. Per questo l'unica vera alternativa in questo Paese è la Sinistra».


 
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