«Equitalia era inflessibile nelle riscossioni ma pagava in ritardo»

Uno studio rivela: "Equitalia era inflessibile nelle riscossioni ma pagava in ritardo"
Uno studio rivela: "Equitalia era inflessibile nelle riscossioni ma pagava in ritardo"
Sabato 30 Settembre 2017, 10:08 - Ultimo agg. 1 Ottobre, 09:36
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«Visto il ruolo che ha ricoperto in passato, chiunque sosterrebbe che questa società pubblica mai e poi mai avrebbe violato la normativa sui tempi di pagamento. Le cose, invece, sono andate diversamente: nel 2016, infatti, Equitalia Spa (che è stata soppressa il 1 luglio di quest'anno) ha saldato le fatture dei propri fornitori in ritardo rispetto ai tempi fissati dalla normativa». La denuncia è sollevata dalla Cgia che ha analizzato la banca dati del Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF) sui pagamenti delle pubbliche amministrazioni. «Quando era chiamata a riscuotere - segnala il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - non guardava in faccia nessuno. Nei confronti dei contribuenti era rigorosa, inflessibile e non ammetteva alcuna giustificazione. Quando, per contro, doveva onorare gli impegni contrattuali sottoscritti, almeno alla luce di quanto è accaduto nel 2016, questa precisione e meticolosità nel rispettare le scadenze sfumava, al punto tale che liquidava i propri fornitori oltre i termini di legge. In altre parole, praticava bene, ma razzolava male». Se l'anno scorso sia Equitalia Spa sia l'Inail hanno pagato i propri fornitori con 13 giorni di ritardo medi ponderati rispetto a quanto previsto dalle disposizioni di legge, che prevedono il pagamento fattura entro 30 giorni dalla data di ricevimento, altre Amministrazioni finanziarie si sono «comportate» addirittura peggio: l'Inps, ad esempio, ha onorato gli impegni di pagamento con 29 giorni medi ponderati di ritardo e la Sogei Spa (società di Information technology del Ministero dell'Economia delle Finanze) con 14.

Anche per molti ministeri il rispetto dei tempi di pagamento è un optional. Se nel 2016 agli Interni hanno saldato le fatture con 58 giorni medi ponderati di ritardo, il ministero della Giustizia lo ha fatto dopo 52, la Difesa dopo 46 e lo Sviluppo Economico dopo 38. I più virtuosi, invece, sono stati il dicastero dell'Ambiente, che ha anticipato il saldo fattura di 7 giorni, e i ministeri degli Esteri e dell'Economia e delle Finanze che, entrambi, hanno liquidato i fornitori 4 giorni prima della scadenza di pagamento. A rammentarci che la situazione generale rimane ancora molto delicata è il segretario della Cgia Renato Mason: "L'avvio della procedura di infrazione dell'Ue nei confronti del nostro Paese risale al giugno del 2014. Questo richiamo ufficiale ci è stato comminato perchè la nostra Pubblica amministrazione ha violato le disposizioni della Direttiva europea sui ritardi di pagamento entrata in vigore nel 2013. E sebbene negli ultimi anni ci sia stato qualche miglioramento, nel 2017, secondo i dati di Intrum Justitia, la nostra Pa paga i propri fornitori dopo 95 giorni. In Europa solo la Grecia ha saldato le fatture dopo un numero di giorni superiore al nostro". La Cgia ricorda che a seguito dell'introduzione della fatturazione elettronica, obbligatoria per tutte le pubbliche amministrazioni dal 31 marzo 2015, escludendo le scuole sono quasi 13.500 le pubbliche amministrazioni che hanno l'obbligo di far transitare i pagamenti sulla piattaforma dei crediti commerciali (PCC) gestita dal MEF. In realtà, ben 6.898 enti, pari al 51,3 per cento del totale, nel 2016 non l'hanno fatto. Pertanto, i risultati di questa elaborazione sono ancora parziali e riconducibili solo alle amministrazioni che hanno adempiuto a questo vincolo di legge. Tra i Comuni, invece, il peggiore pagatore d'Italia è quello di Scicli (Rg) che salda le fatture con 628 giorni di ritardo.

Al di là dei ritardi nei pagamenti che la nostra Pa continua a registrare, infine, rimane ancora una questione da chiarire: a quanto ammonta lo stock di debito accumulato nei confronti delle imprese? Sebbene da oltre due anni sia stata introdotta la fatturazione elettronica nelle transazioni commerciali con le amministrazioni pubbliche, ancora adesso non ci sono dati ufficiali. Chi periodicamente ne stima l'importo è la Banca d'Italia. Secondo i dati riportati nella Relazione annuale, presentata a Roma il 31 maggio di quest'anno, alla fine del 2016 i debiti commerciali della Pa ammonterebbero a 64 miliardi: di cui 34 riconducibili a ritardi nei pagamenti.
 
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