Il “Django" di Corbucci compie 50 anni: lo copiò Tarantino

Franco Nero "Django" di Sergio Corbucci
Franco Nero "Django" di Sergio Corbucci
Venerdì 8 Settembre 2017, 19:36 - Ultimo agg. 9 Settembre, 21:44
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«Mio marito, Sergio Corbucci, ha girato Django per amicizia. C'erano pochi soldi, ma tante idee e sono tutte rimaste fino a oggi, dalla bara trascinata fino alla mitragliatrice. Del resto lui era avanti». È questo il segreto di Django, western cult che ha tagliato il mezzo secolo dall'uscita in sala e che ha ispirato anche Quentin Tarantino,
secondo Nori Corbucci, per più di quarant'anni e 50 film compagna del regista che ha diretto anche Totò, Mastroianni, Celentano e tanti altri.

«Franco Rossellini, nipote di Roberto, un amico personale, lo pregò perché, assieme a Manolo Bolognini, voleva realizzare un filmetto da pochi soldi - così racconta Nori Corbucci - gli dissero che sarebbe stato più conosciuto se ci fosse stato il suo nome. Sergio accettò, ma si svegliava la notte sudato e diceva ma guarda che cosa mi tocca fare per amicizia!». Una pellicola con oltre 80 uccisioni in un'ora e mezzo. «All'epoca sembrava un film cruento e ha anticipato anche quello: Tarantino poi ci ha dato dentro con il sangue, mio marito però ci metteva
ancora più ironia, anche più di Quentin».

Fu scritto e girato in poche settimane. «Cotto e mangiato, tra Spagna e Italia - conferma la signora Corbucci - a guardare bene ci sono dettagli “arronzatì” ma non toglie nulla. Delle volte i film più poveri vengono meglio e nessuno sa perché, Pasolini lo vide perfino nello Yemen».

Sul set, la visita di Sergio Leone. «Erano amici e non concorrenti - spiega - il mio Sergio riconosceva nell'altro la
capacità, che lui ignorava, delle cose minuziose: Leone sarebbe stato due ore a mescolare una tazzina di caffè, mio marito andava veloce». Molti anni più tardi, la scelta di girare un altro Django da parte di Tarantino, uno che definisce Corbucci «un genio della creatività, insegna il suo cinema negli States e sta scrivendo anche un libro su di lui», fa notare Nori.

«Mi ha chiesto molto carinamente se potesse e ho detto sì, a patto che si ricordasse di nominare Sergio - svela - poi ci sono molte citazioni, non solo il cameo di Franco Nero: a Leonardo Di Caprio sparano sulla gardenia così come a Jack Palance nel Mercenario». Cinquant'anni dopo, Nero tornerà nel terzo capitolo, «lo faccia pure, va tutto bene purché si continui a parlare di mio marito: lui adorava compiacere il pubblico, incassava perché ne indovinava il gusto e azzeccava i generi e le battute».
Lei, scrittrice con 16 pubblicazioni, l'ultima su Marta Marzotto, «un'amica speciale: ci volevamo bene da ragazzine,
dopo la morte di Sergio mi ha preso sotto la sua ala protettiva e abbiamo girato il mondo, facendo di tutto. Prima di morire mi ha chiesto di ricordarla con una festa ogni anno - conclude - finché posso lo farò: per quest'anno, sono già a sei».
 
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