Bus in scarpata, messa in ricordo delle 40 vittime: «Quella notte ho perso tutto»

Bus in scarpata, messa in ricordo delle 40 vittime: «Quella notte ho perso tutto»
Venerdì 28 Luglio 2017, 15:51
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«Un botto fortissimo, pensavo si fosse staccata una ruota, ho toccato d'istinto la gamba di mio marito mentre il bus sbandava a destra e sinistra, fino ad inclinarsi e precipitare nel vuoto. Quel giorno ho perso tutto». Sono le parole di Clorinda Iaccarino, 47 anni, di Monterusciello, quartiere di Pozzuoli in una delle udienze del processo in corso ad Avellino per la tragedia che il 29 luglio 2013 fa costò la vita a 40 persone precipitate a bordo del bus sul quale viaggiavano dal viadotto «Acqualonga» dell'A16 Napoli-Canosa, nel territorio di Monteforte Irpino. Il bus li riportava a Pozzuoli dopo una gita a Pietrelcina.

Tra i pochi sopravvissuti Clorinda, che perse nell'incidente il marito e le due giovani figlie, della cui scomparsa seppe soltanto molti giorni dopo, quando fu risvegliata dal coma farmacologico a seguito di gravi fratture riportate su tutto il corpo.

Quattro anni dopo la tragedia, il Comune di Monteforte Irpino ricorderà le vittime con una messa di suffragio che
verrà celebrata alle 18 nella chiesa di san Nicola di Bari. Il sindaco Costantino Giordano, che quella domenica sera di quattro anni fa fu in prima linea nel prestare soccorso insieme a forze dell'ordine, medici e volontari, insieme all'assessore alle politiche sociali, Giulia Valentino, ha espresso la vicinanza del comune irpino alle famiglie delle vittime, «consapevoli che il tempo non riuscirà mai ad alleviare lo strazio e le sofferenze».

Il sindaco ha annunciato che nel punto in cui precipitò il bus, oggi nascosto da una fitta vegetazione e diventato anche ricettacolo di rifiuti, l' amministrazione comunale collocherà una stele che ricorderà il tragico evento.

Il processo davanti al Tribunale di Avellino, cominciato il 28 settembre 2016, giudice monocratico Luigi Buono, conta 15 imputati, in maggioranza dirigenti ed ex dipendenti di «Autostrade spa», accusati a vario titolo di omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Le udienze riprenderanno a settembre con due date già fissate per i giorni 15 e 27.

Punti dirimenti del dibattimento in corso sono quelli relativi alla sicurezza della barriere installate sul viadotto ed alle
condizioni di affidabilità del bus. Secondo i periti della Procura, i tirafondi che bloccavano alla sede stradale i «new jersey» erano stati usurati dal tempo e dalle intemperie, mentre secondo i tecnici ed esperti della «Società Autostrade spa», quelle stesse barriere garantivano ampiamente la protezione. «La tenuta delle barriere - hanno sostenuto in aula - non dipende dai tirafondi ma dall'angolazione di impatto del bus contro i new jersey».

Il bus, di proprietà di Gennaro Lametta, guidato dal fratello Ciro che nell'incidente perse la vita, al momento dell'incidente aveva già percorso 800 mila km e non aveva effettuato la prevista revisione.
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