Dai capannoni alle biotecnologie:
il Cis di Nola cambia volto

Dai capannoni alle biotecnologie: il Cis di Nola cambia volto
di Valerio Iuliano
Venerdì 28 Luglio 2017, 11:19
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Dai capannoni alle biotecnologie. Il Cis di Nola cambia volto a oltre trent’anni dalla sua fondazione. Il più grande centro di distribuzione all’ingrosso in Europa si avvia a trasformarsi in un “incubatore di imprese”, con la possibilità di ospitare anche aziende appartenenti ad altri settori rispetto a quelli tradizionali del tessile-abbigliamento. 

La svolta - che al Cis non esitano a definire “storica”- è stata annunciata dal presidente ed amministratore delegato Sergio Iasi in occasione della presentazione della semestrale, anch’essa una novità per la società.

Il cambiamento prelude a scenari inediti per il polo commerciale nolano, attualmente impegnato nel piano di rilancio sulla base dell’accordo finalizzato alla ristrutturazione del debito. La modifica della convenzione con l’Asi renderà possibile l’apertura del centro a nuovi settori merceologici. La precedente convenzione con l’area di sviluppo industriale della provincia di Napoli, che risaliva al 5 aprile del 1979, prevedeva, infatti, che «i lotti del centro  dovessero essere adibiti permanentemente ad unità di mercato all’ingrosso». 

Il mutamento recentemente introdotto consente di «insediare nel CIS funzioni produttive così come indicate dalla normativa vigente» . Nel nuovo atto è contenuto un riferimento esplicito alla modifica delle precedenti convenzioni «limitatamente alle destinazioni d’uso delle aree». Non più solo il commercio all’ingrosso, dunque. Al Cis puntano anzitutto a favorire l’ingresso delle piccole e medie imprese dei settori della produzione e dell’artigianato. «Le aziende con cui stiamo già dialogando - spiegano al Cis - fanno parte del settore dell’alimentare, dell’Automotive, della meccanica, delle biotecnologie e del biomedico. E ancora le Start up tecnologiche, le università e i centri di ricerca. Anche per sviluppare un incubatore di impresa. Prima delle convenzione non avremmo potuto farlo. Saremo una sorta di CIS 4.0». 

La metamorfosi del centro sarà favorita dalla probabile istituzione della Zes (la Zona Economica Speciale) nell’area del Cis e dell’Interporto di Nola. Una possibilità - quella relativa alla zona franca - confermata poco più di due settimane fa dal ministro per la Coesione territoriale Claudio De Vincenti, in occasione del suo intervento a Ravello. In attesa dei decreti attuativi del governo e del via libera da Bruxelles, la Zes viene invocata dal Cis come «un innesco per la crescita e un volano per lo sviluppo», per le sue capacità di attrarre nuovi capitali ed investimenti grazie all’abbattimento delle leve fiscali e doganali. La trasformazione del Cis in un «grande incubatore di imprese» determinerà - nelle intenzioni dei vertici del centro nolano - l’allungamento della filiera logistica, distributiva e commerciale per favorire un legame più diretto con il mondo della produzione. 

«I numeri approvati due giorni fa dal Cda - fanno sapere dal Cis - confermano il trend di recupero ed una ritrovata solidità patrimoniale della società, a seguito del “closing”, avvenuto lo scorso aprile, previsto dall’Accordo di ristrutturazione del debito sottoscritto con il ceto bancario. Nei primi sei mesi la gestione della società – impegnata nel rilancio industriale - è stata caratterizzata da una particolare attenzione all’organizzazione e ai costi, ridotti del 14%, per conseguire risparmi finanziari e l’aumento dell’efficienza operativa”. In netto aumento anche i ricavi. 

«Pur con tutti i limiti di comparabilità, il risultato della semestrale - auspicano al Cis - consente quindi di ipotizzare un andamento a fine 2017 della posizione  finanziaria netta con una differenza a favore di circa 10 milioni di euro rispetto alla posizione Finanziaria netta prevista dal Piano industriale». Rispetto all’accordo di ristrutturazione, gli istituti di credito hanno dato il via libera alla richiesta della società di introdurre nuove e più semplificate procedure volte ad accelerare il processo di riscatto dei capannoni da parte dei soci  e le conseguenti restrizioni ipotecarie. Per il Cis si tratta, dunque, della fine del lungo tunnel della crisi finanziaria. E il mutamento di rotta viene confermato anche dai recenti incontri tra l’amministratore delegato ed alcuni gruppi di investitori cinesi e sudcoreani. Un altro modo per voltare pagina. 
 
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