«Operation Chromite», Liam Neeson è McArthur: «Con la guerra di Corea si sente il peso della storia»

'Operation Chromite', Liam Neeson è McArthur: "Con la guerra di Corea si sente il peso della storia"
'Operation Chromite', Liam Neeson è McArthur: "Con la guerra di Corea si sente il peso della storia"
di Ilaria Ravarino
Giovedì 13 Luglio 2017, 08:45 - Ultimo agg. 09:30
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In Occidente ha lavorato con Spielberg e Scorsese, ha sfiorato l'Oscar con Schindler's List, sarà Philippe Marlowe nel film dedicato al celebre ispettore. E adesso, con Operation Chromite, war movie sugli eventi precedenti alla battaglia di Incheon (al cinema dal 20), Liam Neeson è diventato una superstar globale. Conquistando anche la Corea. 

Com'è finito nel film numero uno al box office in Corea del Sud? 
«Mi hanno contattato il produttore e il regista del film, cercavano un europeo o un americano per la parte del generale Douglas McArthur. Avevo visto qualche film del regista, sapevo di potermi fidare».

Per la Corea del Nord, invece, il film è «una ridicola spacconata».
«Me lo aspettavo, mi avrebbe sorpreso il contrario. La battaglia di Incheon fu un'operazione militare straordinaria che nel 1950 costrinse la Corea del Nord a ritirarsi dal Sud, lasciandola senza più approvvigionamenti e terminando di fatto il conflitto. Probabilmente li imbarazza ancora».

Ma lei quanto ne sapeva?
«Quel che può saperne un uomo cresciuto fin da piccolo con i film di guerra: avevo solo una vaga idea di chi fosse il generale McArthur. Ma appena ho cominciato a fare ricerche su di lui, ne sono rimasto affascinato. Era uno che guidava in battaglia i suoi uomini andando in prima linea, convinto che le pallottole non lo avrebbero toccato. I soldati lo idolatravano. Ovviamente aveva un ego gigantesco». 

È più difficile interpretare una persona esistita o un personaggio popolare ma di fantasia?
«Con le figure storiche sento più il peso della responsabilità. Faccio molte ricerche, mi sento in tensione. Poi dipende: un Oskar Schindler mi fa sentire più nervoso che un Rob Roy».

Con Donald Trump la Corea del Nord è tornata a far paura. La preoccupa?
«Mi dispiace per i nordcoreani. Dalle foto scattate dallo spazio, la notte, si vede che il paese è sprofondato nel buio: non è una metafora, proprio manca l'elettricità. E il leader che fa? Spende milioni per sviluppare terribili missili mentre il paese muore di fame. Vorrei che si parlasse più di questo aspetto umanitario e meno di aggressioni e difesa. Che sono temi comunque importanti, considerato con chi si ha a che fare: un bizzarro, pericoloso dittatore da maneggiare con cautela». 

Il cinema può avere un impatto sulla politica?
«Forse non può cambiare le teste delle persone, ma sicuramente ha il potere di educarle. Operation Chromite è solo un film, ma racconta un pezzo di storia coreana che pochi conoscono. È una guerra dimenticata». 

Il film che le ha cambiato la vita?
«I film straordinari di Fellini che ho visto da adolescente. E Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore, un'opera pura sul potere e la magia del cinema».
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