Omicidio suicidio a Cosenza, la tragedia davanti agli occhi della figlia: «Papà diceva a mamma: non lasciarmi»

La villetta dove si è verificata la tragedia
La villetta dove si è verificata la tragedia
di Serafina Morelli
Mercoledì 28 Giugno 2017, 21:19 - Ultimo agg. 29 Giugno, 10:16
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Cosenza - La figlia 18enne era in casa con loro al momento della tragedia. Si era appena svegliata, erano da poco passate le 10 del mattino, aveva sentito i genitori discutere. Poi i primi colpi di pistola e l’inizio di un incubo. Ha visto la madre a terra, in bagno, era da poco uscita dalla doccia. È ritornata in camera su richiesta del padre, ma subito dopo ha sentito un altro colpo. Si è trovata di fronte a una scena terribile: è stata lei, sotto choc, a chiamare i soccorsi e i carabinieri. Giovanni Petrasso, 53 anni, agente di polizia penitenziaria in servizio a Cosenza, ha sparato alla moglie, Maria Grazia Russo (48 anni), sei colpi di pistola per poi rivolgere l’arma di ordinanza contro di sé e togliersi la vita. L’uomo era ancora vivo all’arrivo dell’elisoccorso: i sanitari del 118 hanno tentato di rianimarlo ma non c’è stato nulla da fare.



«Erano sposati da 27 anni, sembravano degli eterni fidanzatini, non riesco ancora a crederci. Non può essere vero, Maria Grazia l’ho sentita stamattina alle 8.30 ed era tranquillissima, stasera saremmo dovute uscire insieme»: è incredula un’amica di famiglia, non riesce a trattenere le lacrime. E sono tanti i parenti e gli amici arrivati davanti alla villetta dove si è consumata la tragedia familiare, in via Alessandro Volta a Montalto Uffugo, nel Cosentino.
 


Sono tutti sgomenti per quello che è accaduto, per quanto si sforzino non riescono a capire cosa abbia fatto scattare il raptus omicida. «Erano delle brave persone, persone adorabili, lui era un po’ più chiuso, riservato ma sempre gentile», dicono le persone davanti al nastro rosso mentre gli inquirenti lavorano senza sosta coordinati dal sostituto procuratore Antonio Bruno Tridico. Sul posto i carabinieri della Stazione di Montalto, della compagnia di Rende e del Nucleo investigativo: gli uomini della scientifica, i periti balistici e il medico legale sono all’interno della villetta per gli ultimi rilievi. La figlia invece è al piano di sotto, dove vivono la sorella e la mamma di Giovanni Petrasso. È lei l’unica testimone oculare e con grande dolore, sconvolta, ha tentato di ricostruire ogni attimo dell’immane tragedia. Avrebbe sentito i genitori litigare, il padre dire alla madre: «Non mi lasciare». Subito dopo gli spari. Ora sono tutti accanto a lei. Insieme alla ragazza anche l’insegnante e i compagni di classe del liceo scientifico Pitagora di Rende. Venerdì avrebbe dovuto sostenere la prova orale degli esami di maturità. Il fratello maggiore invece è in viaggio, sta rientrando da Firenze: ha saputo della morte dei genitori attraverso i social.
Giovanni Petrasso era ritornato in servizio dopo un periodo di congedo per stati d’ansia. Il movente, secondo gli inquirenti, potrebbe essere di tipo passionale. Secondo quanto trapela da ambienti investigativi, l’agente di polizia penitenziaria avrebbe avuto una relazione extraconiugale e la moglie aveva espresso più volte la volontà di lasciarlo. Le liti erano diventate sempre più frequenti. Oggi l’ennesima discussione dal tragico epilogo.

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