Il Gambrinus si allarga, sala dedicata a Totò e scuola-museo del caffè

Il Gambrinus si allarga, sala dedicata a Totò e scuola-museo del caffè
di Francesca Cicatelli
Sabato 10 Giugno 2017, 09:34 - Ultimo agg. 15:10
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Si allarga il "salotto" del Gambrinus. Dopo 30 anni dal piccone che "recise" la parete che lo divideva dal Banco di Napoli in Piazza del Plebiscito, il Caffè storico della città anticipa rivoluzioni: l'apertura di una nuova sala, ora occupata da un negozio di scarpe, una scuola e un museo del caffè, un salone dedicato a Totò (il 13 giugno) e il ritorno del caffè chantant.
 



La nuova generazione con Michele Sergio e Massimiliano Rosati, a cui i fratelli Arturo e Antonio Sergio hanno affidato la gestione marketing, sta riprendendo un vecchio progetto di famiglia mai realizzato: il recupero delle dieci sale a disposizione prima della chiusura nel periodo fascista. Dopo la battaglia condotta anche del Presidente della Provincia di Napoli Amato Lamberti, conclusasi nel 2001 per liberare i locali occupati dal Banco di Napoli di proprietà della provincia, ora un nuovo passo in avanti in nome della tradizione. L'appello della proprietà ad accelerare i tempi è rivolto alla Città Metropolitana e alla Sovrintendenza per proseguire nel lavoro di recupero della tradizione già avviato. I contratti di affitto dei locali occupati dal negozio di scarpe sono in scadenza, così è "un buon momento - preannunciano i titolari - per riappropriarci degli affreschi in stile liberty e dell'originaria destinazione di una delle principali attrazioni di Napoli. Al fianco della famiglia Sergio anche il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli e il consigliere della città metropolitana del "Sole che Ride" Paolo Tozzi. La storia del Gambrinus inizia nel 1860 con Vincenzo Apuzzo che inaugurò il “Gran Caffè”; ubicato nell’attuale palazzo della Prefettura in piazza del Plebiscito. Era l’ultimo anno del re Francesco II di Borbone. Di lì a poco sarebbero arrivati Garibaldi ed i Savoia. Ebbe immediato successo e divenne il salotto principale della città e “Fornitore della Real Casa” per decreto regio. Per colpa dei debiti la gestione del Caffè passò a Mariano Vacca che lo trasformò in uno dei più bei Caffè del mondo in piena Belle Epoque. Le ballerine di can-can si esibivano nei principali caffè e teatri di Napoli, mentre intellettuali, scrittori e poeti  Wilde, Serao e D'Annunzio sedevano al caffè. Ma poi il Gambrinus, con le gestioni successive, andò in declino finché nel 1938 le autorità decisero di chiudere il locale ritenuto luogo di incontro degli antifascisti.

Riaprì dopo la seconda guerra mondiale ridotto, però, alla sola sala vetrina su via Chiaja. Il resto dell'originaria struttura fu data al Banco di Napoli di cui rimane nel locale l’antica porta lignea a due ante. Fu l'imprenditore napoletano Michele Sergio nel 1973 a rilevare la gestione del decadente Caffè negli anni peggiori di Napoli, per via del colera e del sisma del 1980 e a farne quel che è ancora oggi un punto di riferimento del turismo mondiale.
 

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