Rap newpolitano: a qualcuno piace trio:
dalle Scimmie agli Usn e la Pankina Crew

Le Scimmie, foto di Pino Miraglia
Le Scimmie, foto di Pino Miraglia
di Federico Vacalebre
Mercoledì 10 Maggio 2017, 17:19
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Celebrato da libri, convegni e convegnucci, il mucchio selvaggio rap newpolitano sfugge alle definizioni e alle categorizzazioni: ha troppe facce, troppe new entry, troppo sangue giovane nelle vene, per essere irreggimentato.
Ecco, ad esempio, l’edizione fisica, e deluxe, di «El Dorado», l’album su etichetta Universal via Dogozilla Empire (Don Joe firma la produzione artistica), delle Scimmie, ovvero Vale Lambo, Lele Blade e Yung Snapp: quattro brani in più rispetto all’edizione di successo su Spotify, featuring prestigiosi (Jake La Furia, Izi, Nto’, Vegas Jones, Clementino), rime veraci di strada e di party («a nennella vuole n’ata Moèt.../ sti guaglione vonno vevere») scandite con un french flow alla PNL. L’hip hop gomorrista, il grime, la trap attraversano storie crude e crudeli, senza peli sulla lingua, racconti di ordinaria violenza metropolitana. «Pronto chi sij’», «Pienzec buon», «Maradona» (un omaggio al D10s a trent’anni dallo scudetto), «Lady Gaga», «Fammi sta tranquill», «Figaro», «Bla bla» sono tranche de vie spietate, con poco romanticismo. Vale, scugnizzo di Secondigliano che ha scelto di vivere a Parigi, e Lele sparano versi sanguinolenti che sono più pulp fiction di Tarantino, cronache nere di vite nere, mentre Yung Snapp si conferma producer emergente tra i più interessanti: tutte sue le basi.
Si intitola, invece, «4 life», il secondo album - nel primo c’era la cover battistiana di «Si, viaggiare» - di La Pankina Crew (Suoni del Sud/Self), altri tre ragazzi: Master Prod (Nicola Romano), mc e producer; Ivanò (Ivano Gallone), anche lui al microfono, Donix (Donatella Scarpato). Se le Scimmie sono arrivate, grazie ai Dogo, nell’empireo dello street sound, qui la strada è ancora tutta in salita, con l’aiuto di Clementino («’O groove») e Valerio Jovine («Nun si fa», che guarda a Pino D’Angiò) e la voce soul di Donix che fatica a trovare la sua giusta dimensione accanto agli inni di strada dei due spararime che pure accettano la sfida del pop in brani come il primo singolo, «La primavera», ma sognano un riscatto collettivo, sudista, dalla title track a «Trattengo», uno dei pezzi più convincenti.
Ancora un trio, gli Underground Science Naples, tornati su cd con «Scienza e coscienza» (anche questo Suonidelsud/Self), fresco di presentazione al Pan: Jegg, Tueff e Dopeone sono militanti terronisti dell’hip hop, non a caso citano Afrika Bambaataa, padrino del movimento in disgrazia negli ultimi tempi per accuse di pedofilia, nel libretto interno. Come suggerisce il titolo, qui il rap è coscienza sociale, voce di dentro, richiamo alle radici, bandiera di identità, vera Cnn del ghetto come si diceva un tempo. Pezzi come «L’ombra d’’o Vesuvio» e «’A politica ‘e cca’ abbascio» sono manifesti politici, «Le due Sicilie» con ‘o Iank riscrive la storia dell’unità d’Italia sbilanciandosi sul versante neoborbonico, Shaone illumina «Una famiglia», «Na/Ny» campiona i New Trolls di «Vorrei comprare una strada», Tueff oltre a rappare divide i beat con Sonakine, Waza e Dj Simi.
Tre trii, tre volti diversi della scena: lanciatissimi e attenti al suono del momento Le Scimmie, ancora acerbi ma promettenti e alla ricerca di un approdo mainstream La Pankina Crew, filosofi di strada gli Usn. Intanto in rete impazza il rapper neomelò senza volto Liberato («9 maggio» e la nuova «Tu t'è scurdat''e me») e Coez torna con «Faccio un casino» (Undamento/Self), scritto con Niccolò Contessa (I Cani) e Sine, riassumendo con gusto i suoi due volti, quello rap e quello cantautorale arrivato al successo con un album come «Non erano fiori»: «Io sono nato a Nocera Inferiore, ma a tre anni vivevo già a Roma, dove sono stato folgorato dall’hip hop», racconta Silvano Albanese (così all’anagrafe), che a Nocera non c’è più tornato e a Napoli non ha mai suonato, ma è passato dalla città l’altro giorno dalla Feltrinelli Express per un firmacopie: «In questo disco c’è il rap - e i miei fratelli di sempre Gemitaiz, Gemello e Lucci - e la canzone d’autore, potrebbe essere arrivato il momento di un concerto in una delle terre promesse del rap italiano».

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