«Meraviglie mute»: da Terrusi al nuovo libro di Suzy Lee la magia degli albi illustrati senza parole in due incontri a Torino e Milano

Suzy Lee, "Linee"
Suzy Lee, "Linee"
di Donatella Trotta
Lunedì 8 Maggio 2017, 20:26
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Li chiamano Silent Books ("libri silenziosi”), ma questa definizione non rende giustizia ad albi illustrati di grande forza comunicativa, oltre che di potente impatto visivo: strumenti preziosi di mediazione e formazione culturale anche per lettori stranieri, o diversamente abili (purché – è ovvio – veicolati, per i più piccoli, da “facilitatori” adulti. Docenti, genitori o educatori che siano). Meglio sarebbe allora definirli più correttamente, in italiano, “libri (illustrati) senza parole”: lasciando intendere che il racconto passa esclusivamente per il linguaggio iconico, che è fortemente evocativo, risonante, immaginifico. Ma non solo.

Dell’arte del libro senza parole parla ora, con dovizia di esempi, immagini e argomentazioni, un bel saggio di Marcella Terrusi, Meraviglie mute. Silent book e letteratura per l’infanzia (Carocci, pp. 280, euro 29), dove la studiosa – già autrice di una precedente ricerca su Albi illustrati. Leggere, guardare, nominare il mondo nei libri per l’infanzia, giunto alla quarta ristampa – porta avanti il suo pionieristico lavoro critico rielaborando, con il supporto di oltre cento immagini a colori, esperienze sul campo condotte con lettori bambini e adulti, accanto a riflessioni educative, estetiche e poetiche confrontate (e supportate) con ricerche internazionali dedicate all’orizzonte della visione, al nutrimento dell’immaginario e all’educazione dello sguardo attraverso la molteplicità di competenze necessarie all’«arte del libro senza parole». Un corposo e godibilissimo viaggio in tre tappe (tra “discorsi”, “trascorsi” e “percorsi”), con il bagaglio di una folta bibliografia e di un’appassionata “militanza” che diventa anche, per il lettore, occasione preziosa di aggiornamento e applicazione in ulteriori, personali itinerari in-formativi.

«Nei capolavori della letteratura silenziosa – scrive Terrusi – si narra spesso la relazione fra ciò che è molto piccolo e ciò che è molto grande, un dualismo che interessa da sempre la filosofia in Oriente come in Occidente; narrare con le immagini ciò che non si può dire altrimenti è anche un modo per evocare la forza primigenia del linguaggio, per invitare a indagare ancora il mistero dell’infanzia nella sua dimensione principale, quella metamorfica che ci ricorda che siamo esseri in mutamento, coinvolti in un destino migrante comune alle forme naturali e atli elementi culturali». E aggiunge: «La libertà di sperimentazione in questi libri è una garanzia di diritto: la loro molteplicità si oppone all’omologazione del pensiero, è resistenza attiva all’impoverimento del linguaggio, contrasta i meccanismi di indifferenza e separatezza fra le persone, la chiusura delle frontiere e delle prospettive del sogno, in favore di aperture e nuove esplorazioni capaci di mostrarci come l’immaginario collettivo contenga al suo interno infinite possibilità di guarigione, crescita e trasformazione».

Parole chiave. Che ben si attagliano, ad esempio, all’opera di una geniale artista coreana amatissima in tutto il mondo per i suoi libri per bambini: Suzy Lee (è nata a Seoul il primo gennaio 1974, ma vive e lavora a Singapore), pluripremiata autrice di opere incantevoli come L’Onda, Mirror e Ombra (tutti con una bambina protagonista), parte di quella Trilogia del limite che Lee stessa ha svelato nella sua genesi e nei meccanismi compositivi (nell’omonimo libro tradotto da Nicola Locatelli e pubblicato nel 2012 da Maurizio Corraini): «Il “modo di raccontare” – spiega Lee – non sta ad indicare semplicemente parole e immagini. Si riferisce a tutti i mezzi che possono trasmettere efficacemente il messaggio al lettore: il modo di combinare parole e immagini, lo stile e la tecnica delle immagini, la forma del libro e la direzione della lettura, e così via…».

Se ne può avere un’idea anche nel nuovo Wordless o Picture Book di Suzy Lee, dal titolo Linee (Corraini edizioni, pp. 40, euro 18), che l’artista presenterà al Salone del Libro di Torino con un doppio incontro il 18 e 19 maggio (Spazio Book: la mattina, con un laboratorio con l’autrice, alle 16.30 invece con un incontro sul tema «Educare alla lettura, leggere il Silent Book») e il 20 maggio a Milano (Bookshop Corraini al Piccolo Teatro, Chiostro Nina Vinchi). Una bella occasione di confronto con una dei protagonisti della scena degli albi illustrati senza parole, non a caso candidata all’Hans Christian Andersen International Award oltre che nella lista dei Best Illustrated Books del prestigioso «New York Times».

Autrice definita “totale”, Suzy Lee riesce anche in questo nuovo lavoro a stemperare realtà e finzione, realtà e affabulazione giocando con l’apparente semplicità originaria di una linea: sia essa il ghirigoro della lama dei pattini di una bimba sul ghiaccio o la matita dell’artista, le piroette e i virtuosismi della piccola pattinatrice sul bianco della pista o l’evoluzione creativa del tratto dell’autrice: ancora una volta capace di proiettare con un sorriso ludico nella complessità di associazioni, rimandi e orizzonti (infiniti) dell’immaginazione. Da coltivare, come risorsa critica ineludibile. Necessaria.  

 
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