Reggio Calabria, cinque fermi per estorsione, armi e incendio: racket sgominato

Reggio Calabria, cinque fermi per estorsione, armi e incendio: racket sgominato
Venerdì 5 Maggio 2017, 22:37 - Ultimo agg. 6 Maggio, 11:54
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Si erano di fatto impadroniti di una pizzeria: oltre a pretendere una quota degli incassi, avevano imposto l'assunzione di loro familiari da parte dell'imprenditore tagliaggiato. La polizia e i carabinieri di Reggio Calabria, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno eseguito quattro fermi e un arresto per estorsione, porto e detenzione illegale di armi, lesioni personali, incendio doloso. Tutto ciò con modalità mafiose e per aiutare i componenti di un clan della 'ndrangheta. 

La vicenda trae origine da una richiesta di soccorso alle forze dell'ordine da parte di una famiglia che gestisce una pizzeria a Reggio Calabria costretta, per almeno due anni, a subire le imposizioni dei fratelli Musarella (Sebastiano, già detenuto per altra causa, e Gianfranco) e dei loro sodali nella gestione dell´esercizio commerciale, sfociate in una serie di atti intimidatori di gravità sempre maggiore, compresi l´esplosione di colpi di arma da fuoco e un incendio.
 



I fermati sono accusati di aver imposto alle vittime il pagamento, a titolo di pizzo, di una somma iniziale di 1.500 euro per il sostentamento dei detenuti e di 500 euro settimanali per un primo periodo e di 300 euro settimanali fino alla fine del mese scors, nonché di averle costrette ad assumere, come cassiera, prima la moglie di Antonino Marra e quindi la compagna di Gianfranco Musarella, Pamela Domenica Barillà. 

Lo scorso 25 aprile, la titolare della pizzeria, per aver comunicato l´intenzione di licenziare la Barillà a causa delle difficoltà economiche ed anche in ragione del suo cattivo comportamento, veniva minacciata, aggredita e percossa da Antonino Marra che le procurava ferite giudicate guaribili in sei giorni.

Nel corso delle perquisizioni domiciliari in un locale attiguo all'abitazione di Gianfranco Musarella, le forze delll'ordine hanno trovato un arsenale di armi e munizioni che comprende un kalashnikov e una mitraglietta Uzi.

Fra gli arrestati figurano anche  Gianfranco Musarella, Giovanni Marra, Pamela Domenica Barillà per detenzione illegale di armi comuni e da guerra.    

 

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