Soprintendente in campagna
l'olio buono non è un reperto

Soprintendente in campagna l'olio buono non è un reperto
di Antonio Manzo
Lunedì 24 Aprile 2017, 17:43
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La sua firma professionale è sul restauro del capolavoro dell'architettura monastica più grande d'Europa, quella Certosa di San Lorenzo a Padula che fino ai giorni del terremoto del 1980 rappresentò l'emblema dell'effimero abbandono del paesaggio italiano. Si chiama Vega de Martini, nome noto nel mondo dei beni culturali italiani. È proprio lei che, dopo aver lasciato alle spalle i successi professionali nel mondo del recupero e della valorizzazione dei beni culturali in Campania, da qualche giorno, insieme alla sua famiglia, è sul podio per aver prodotto il miglior olio d'oliva extravergine italiano. È il primo di sette oli recentemente finiti nella certificazione autorevole di Slow Food e Gambero Rosso. Da storica dell'arte di prestigio non ha voluto archiviare tra i suoi saperi la valenza simbolica e sacrale dell'olivo, esplicitata nel Nuovo e nel Vecchio Testamento e che trae origine dalla mitologia greca. E così l'olio «Sacrum» è diventato il riferimento alla sacralità dell'olivo ma anche il logo che allude al suggestivo mito della creazione della pianta.
Sacrum è un olio extravergine di oliva di prima spremitura a freddo, prodotto esclusivamente da olive sane, coltivate e selezionate nell'azienda di Fragneto L'Abate, in provincia di Benevento, una storia nella storia del miglior olio extravergine d'oliva d'Italia.
Dicono gli esperti: nell'annata peggiore degli ultimi quarant'anni per l'olio di oliva, proprio nel cuore del Sud viene prodotta un'eccellenza riconosciutissima.
L'azienda agricola della famiglia de Martini, ha appena tre anni ma ha radici robuste come quelle di un ulivo secolare. È di proprietà dei quattro figli di Augusto de Martini (Vega, Gabriella Luigi e Alessandra), che hanno voluto rilevare indivisa l'eredità paterna e continuarne la gestione nel rispetto della tradizione, ma anche nel segno dell'innovazione.
Provenienti dalla penisola sorrentina, e precisamente da Massa Lubrense, i de Martini si insediano nel beneventano nel XIV secolo. Un Arrigo de Martini, rettore di Benevento per conto dei re angioini, viene in contatto con gli abati di Santa Sofia e da loro acquista terreni nel tenimento di Fragneto l'Abate, infeudato, fin dall'epoca normanna, appunto al monastero beneventano. Da allora i de Martini, che comunque risultano presenti a Benevento città, non smettono di acquisire proprietà terriere a Fragneto ed a coltivarle giungendo a possedere, ancora durante il secolo XIX, un'ingente parte del territorio fragnetellese. Attualmente l'azienda, costituita da circa 70 ettari di terreno, si articola essenzialmente su due tenute: la prima, situata nelle località di Fontana Nuova, Fontana dell'Olmo e Battaglia, non lontana dal centro abitato, trae la sua specificità dalla presenza di ampi oliveti.
La seconda, di circa 45 ettari, conosciuta come tenuta di Sant'Andrea, situata in località San Matteo, è coltivata prevalentemente a cereali e caratterizzata dalla presenza di aree boschive, nonché da un edificio rurale, databile tra XVII e XVIII secolo, dichiarato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali di rilevante interesse storico-artistico per la sua particolare morfologia.
Se la cultura per i monaci è stata la strada maestra per diffondere le verità religiose, la cura della terra e dei suoi frutti è un comandamento prescritto agli uomini perchè l'osservino. Vega de Martini lo sa, fin da quando attraversando le macerie del terremoto del 1980 capì che la terra risorge solo se l'uomo garantisce la sua fatica. Ieri, tra pietre antiche e policrome scene religiose, oggi, tra gli ulivi che svettano come ineludibile coronamento del grande paesaggio italiano.
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