Luciano Pignataro
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Quando il casaro impazzisce
e diventa «mozzarellaro»

Quando il casaro impazzisce e diventa «mozzarellaro»
di Luciano Pignataro
Lunedì 20 Febbraio 2017, 08:46 - Ultimo agg. 09:26
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A ben vedere, c'è qualcosa di assolutamente priva di senso in quel che è successo, secondo l'accusa, nel caseificio di Bellopede&Golino. Come è possibile, infatti, che per aggiustare un po' di latte andato a male si corre il rischio di demolire uno dei marchi più amati in Campania e che aveva conquistato un prestigio che sembrava inattaccabile? Qual è il male oscuro, insomma, che periodicamente colpisce la mozzarella di bufala? Perché tante truffe e tanti raggiri in uno dei pochi settori che conosce una crescita ininterrotta da ormai quasi vent'anni?
Senso dell'impunità o semplice avidità di una voglia di accumulo che non si esaurisce mai, neanche di fronte a entrate opulente e impensabili in qualsiasi altro settore che non sia la droga?

Forse il punto vero è proprio nel continuo aumento della produzione, la voglia di passare da una dimensione artigianale a una industriale pur essendo il settore della mozzarella un insieme, mette tanta fretta ad alcuni imprenditori che non sanno ragionare in termini di guadagnano se non in termini di riduzione dei costi della materia prima e in un aumento della quantità.

Ecco, il punto vero è proprio questo: non avere, in questi casi, una strategia che punti a dare valore al latte e al processo di trasformazione facendo lievitare i prezzi e caricando al consumo la sicurezza, la qualità, la compatibilità ambientale. Ma, al contrario, navigare puntando a pagare sempre di meno il latte, fino magari fare quello che la legge non consente puntando sulla impossibilità di controllare litro per litro, e al tempo stesso fare come la rana di Fedro, gonfiarsi e gonfiarsi ancora per sembrare grande come il bue, come una multinazionale, finendo inevitabilmente per scoppiare. Clamoroso, per dire, l'incidente costato le dita di una mano a due operai perché il titolare di quel caseificio aveva aumentato la velocità del macchinario. Ecco, allora, l'errore vero di alcuni che danneggia i molti, pensare che il margine di guadagno sia il risultato dell'aumento della velocità e non del rallentamento per usare il tempo necessario ad ottenere il massimo della qualità.

In fondo, alla radice di queste truffe c'è tutta la forza della vecchia mentalità del settore primario del Sud che per decenni ha prodotto commodity per il commercio del Nord e delle grandi multinazionali.

Dal vino all'olio, dalla mozzarella agli ortaggi, la storia è sempre la stessa.

Piano piano, a cominciare dal vino, finalmente i prodotti hanno iniziato ad avere il loro nome e cognome, ognuno ha iniziato a metterci la faccia ed è per questo che l'agricoltura e l'allevamento sono tornati ad essere buoni attrattori per i giovani. Non a caso il Sud vanta un 3,3% in più di occupazione giovanile rispetto alla media nazionale del 2,2% in questi comparti.

Ma come la paura ancestrale della fame resta per chi è stato povero, così non tutti gli imprenditori di questo settore sono davvero convinti che sia necessario valorizzare ogni aspetto della produzione della mozzarella di bufala, dal foraggio alla salute degli animali, dal processo di trasformazione all'imballaggio.

Intendiamoci, questi problemi non riguardano solo il Mezzogiorno, ma l'Italia nel suo complesso. Qui da noi però le truffe hanno quel sapore quasi casalingo, rurale, sempliciotto, che le rende davvero incredibili quando vengono scoperte.

Non è un problema di controlli, sempre più sofistica ed efficaci, e neanche di normativa, decisamente precisa anche se magari le pene andrebbero inasprite ancora di più. No, è un problema di mentalità arretrata, spesso di chi non viene neanche da questo settore e che vuole realizzare subito il massimo profitto senza pensare alle conseguenze del suo agire. Già, perché nel caso citato, il danno in questa truffa della mozzarella non è solo al marchio ma a tutto il comparto e quando i protagonisti vorranno riprendere a lavorare faranno i conti con i danni di immagine che hanno creato anche se stessi.

Questo è il paradosso di quanto è avvenuto.
 
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