Il bilancio, ancora provvisorio, parla di una settantina di morti, o addirittura un centinaio, secondo il Times of India. I feriti sono circa 250. Il kamikaze, secondo quanto hanno riferito fonti di polizia, è entrato nel tempio e ha lanciato una granata, per diffondere il panico, e poco dopo si è fatto saltare in aria. Al momento dell'esplosione all'interno del tempio c'erano migliaia di fedeli, famigliole, impegnati a celebrare il Dhamal, un antico rituale del sufismo, una corrente religiosa considerata eretica dall'Isis così come dai talebani e al Qaida.
A rivendicare l'attentato è stato però prontamente l'Isis, che in un comunicato ha descritto l'attentatore come «un martire dello Stato islamico», entrato in azione contro «una riunione di sciiti». Anche in Iraq, secondo la puntuale rivendicazione diffusa sempre da Amaq, l'obiettivo erano gli sciiti. Qui il massacro è stato compiuto con un'autobomba, fatta esplodere nella parte sud di Baghdad, nel quartiere di Bayya, per l'appunto a maggioranza sciita. Il bilancio, anche in questo caso tuttora provvisorio, parla di 55 morti e almeno 70 feriti.
Ormai quasi non passa giorno senza che l'Isis rivendichi micidiali attentati a Baghdad, dove oggi ci sono stati anche altri quattro diversi attacchi, che hanno causato la morte di otto persone e il ferimento di altre trenta.
Anche in Pakistan i seguaci del califfo sembrano all'offensiva. Nei giorni scorsi hanno rivendicato numerosi attacchi. E la loro attività sembra in aumento. Lo scorso novembre ha peraltro firmato una strage simile a quella di oggi, contro un tempio sufi in Beluchistan. Allora, il bilancio fu di almeno 52 morti e decine di feriti.