De Magistris va al corteo, poi chiede
il rimborso spese al Comune:
100 euro per lottare con i napoletani

De Magistris va al corteo, poi chiede il rimborso spese al Comune: 100 euro per lottare con i napoletani
di Paolo Barbuto
Giovedì 20 Ottobre 2016, 16:46 - Ultimo agg. 21 Ottobre, 10:49
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In piazza al fianco dei cittadini che protestano, cosa c'è di più importante per un sindaco? Sono momenti in cui la fascia tricolore diventa simbolo forte: serve a comunicare alla gente un messaggio preciso «sono con voi, sono al vostro fianco, sono come voi». Solo che il 23 settembre a Roma il sindaco non era esattamente come gli altri napoletani che stavano lottando e protestando: perché tutti gli altri cinquecento s'erano pagati il bus e avevano preso un giorno di ferie per battersi per un ideale mentre De Magistris, prima di partire, aveva chiesto di impegnare cento euro dal devastato bilancio del Comune, per chiedere il rimborso delle spese sostenute per partecipare alla giornata di lotta.

Attenzione, per non ingenerare dubbi, chiariamo subito che non c'è nulla di illecito nella vicenda anticipata ieri da «Metropolis» e, anzi, tutto è avvenuto nel rispetto delle regole e anche alla luce del sole: tant'è vero che i documenti ufficiali sono pubblici e potete leggerli nella pagina qui di fianco. La questione è diversa, non si lanciano anatemi per un illecito che non c'è, solo che ci chiediamo, sommessamente, cosa spinge un sindaco a chiedere il rimborso spese per scendere in piazza e difendere un suo stesso ideale.

Ad essere onesti l'impegno di spesa è stato chiesto anche dagli altri partecipanti istituzionali alla missione di Roma che erano il vicesindaco Raffaele Del Giudice (il quale ha già chiarito di non aver mai pensato di presentare una nota spese per il rimborso), l'assessore all'urbanistica Carmine Piscopo e il dirigente Mimmo Annunziata del servizio ufficio stampa. Proprio quest'ultimo, probabilmente, non aveva nessun obbligo etico nella richiesta di rimborso: lui a Roma c'è andato per svolgere il suo lavoro, non per stare in piazza a protestare.

Anzi, a voler proprio sottilizzare, anche l'assessore Carmine Piscopo un ruolo istituzionale l'ha avuto nelle vicende del 23 settembre a Roma: fu proprio il responsabile dell'urbanistica ad accompagnare la delegazione di manifestanti che protestavano, all'ingresso di palazzo Chigi per un colloquio con un dirigente al quale furono presentati i motivi della protesta.
Dunque, dopo una sommaria analisi della vicenda possiamo dire che il vicesindaco non ha chiesto soldi, l'addetto stampa li ha chiesti perché era lì per lavorare, l'assessore Piscopo ha svolto una funzione istituzionale, e il sindaco De Magistris? Spiega un puntuale comunicato stampa di Palazzo San Giacomo attribuito genericamente alla «delegazione ufficiale del Comune di Napoli alla manifestazione popolare del 23 settembre», che il sindaco era lì «per dare un valore istituzionale oltre che politico a quell'evento popolare e cittadino»: insomma, sindaco e assessori spiegano che la presenza del primo cittadino di Napoli andava considerata come una missione istituzionale. Eppure tutti noi, evidentemente sbagliando, eravamo convinti che la presenza del sindaco in piazza fosse dettata dal cuore, dalla passione, dalla voglia di difendere un ideale. Invece dal comunicato (del quale potete leggere tutti i dettagli nella pagina seguente) comprendiamo che De Magistris non era lì in qualità di semplice cittadino napoletano che si batte per la sua città ma doveva, banalmente, dare un valore istituzionale alla manifestazione. Peccato.

Anche perché dalle parole pronunciate in piazza sembrava che il sindaco volesse condividere il momento della protesta, e chi condivide una protesta poi non va a chiedere il rimborso spese. «A Napoli decide il popolo e non il governo. Non siamo qui con il cappello in mano», aveva tuonato, megafono alla mano, il primo cittadino di Napoli che si batte con veemenza contro il commissariamento di Bagnoli, mentre una parte dei manifestanti ritmava «Napoli libera» a gran voce. «Qui ci siamo tutti - disse con enfasi - cittadini, cassintegrati, immigrati», d'accordo, però gli altri c'erano andati a spese loro, mica avevano impegnato cento euro per farsi rimborsare il viaggio? «Forse tutto questo era impossibile qualche tempo fa - continuò De Magistris - ma ora Napoli è unita.

Il nostro obiettivo è liberare tutti i quartieri dalla camorra, dal malaffare e dagli abusi. È una mobilitazione popolare, pacifica, che terminerà appena termineranno gli abusi è l'agorà dei cittadini, la voce di Napoli che parla. La democrazia non si commissaria». Chissà se l'«agorà dei cittadini» sapeva che, per scendere in piazza, il sindaco aveva preventivamente prenotato i denari per un rimborso spese e chissà come l'avrebbe presa se l'avesse saputo.

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