l pm Adriano Scudieri nel marzo del 2015 aveva chiuso le indagini a carico di Enzo Biagini, legale rappresentante e ad di Apple Italia, del direttore finanziario Mauro Cardaio e del manager della società irlandese Apple Sales International, Michael Thomas ÒSullivan, tutti accusati di omessa dichiarazione dei redditi. A fine dicembre scorso, è arrivato l'accordo fiscale da 318 milioni di euro tra l'Agenzia delle Entrate e la multinazionale americana, che versando quella cifra ha sanato gli accertamenti tributari per gli anni tra il 2008 e il 2013. Per settimane, poi, i difensori degli indagati (sono assistiti dallo studio Severino) e gli inquirenti si sono confrontati su un eventuale patteggiamento delle pene. Scaduto il termine del 1 aprile scorso, che la Procura aveva dato per raggiungere un accordo, le difese hanno presentato una corposa memoria per chiedere l'archiviazione delle accuse.
Nei mesi scorsi, poi, inquirenti e difese sono tornati a confrontarsi e a valutare l'ipotesi di arrivare davanti al gip con uno o più istanze di patteggiamento.
E nei giorni scorsi, infine, nel più stretto riserbo, pm e legali hanno raggiunto l'accordo per un'istanza di patteggiamento (non si sa per quale delle tre posizioni), mentre per due indagati è stata chiesta l'archiviazione. Istanze che dovranno essere valutate dal gip. Secondo quanto emerso dall'inchiesta, coordinata anche dal procuratore della Repubblica di Milano Francesco Greco, i profitti realizzati in Italia dalla società di Cupertino, secondo uno schema che sarebbe stato seguito anche da altri colossi dell'hi-tech e di internet, sarebbero stati contabilizzati dalla filiale della società con sede in Irlanda, Paese dove la pressione fiscale è più favorevole.