Il Papa apre la Porta santa: il Giubileo inizia in Centrafrica

Il Papa apre la Porta santa: il Giubileo inizia in Centrafrica
di Franca Giansoldati
Lunedì 14 Dicembre 2015, 18:04 - Ultimo agg. 30 Novembre, 08:07
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Banqui (Centrafrica) - Chi lo avrebbe detto. In Africa. “Bangui capitale spirituale del mondo. L'anno santo della misericordia viene in anticipo in questa terra”. Papa Francesco è emozionato quando batte tre colpi con un martelletto, pronunciando la formula latina, per poi aprire la porta santa che, stavolta, non è un portone di bronzo, riccamente ornato, ma una specie di cancello di legno, un po' scalcagnato anche se ridipinto con una vernice marrone.


Sono tutti commossi. La folla prega con grande fervore. La guerra civile in Centrafrica tra musulmani e cristiani – anche se il conflitto è nato e si è sviluppato su pretesti economici – ha lasciato dietro una scia di macerie, di odi, di voglia di vendette, di famiglie smembrate, di abitazioni bruciate come quella del pastore protestante.

“Dio non fa differenze tra coloro che soffrono”. Bergoglio nella cattedrale, tra canti ritmati, viene visto come un salvatore. La gente pensa che la sua visita possa davvero far finire la guerra. Il Papa insiste molto sul concetto di misericordia. Bisogna perdonare. Devono essere “artigiani del perdono”. “Questa vocazione alla perfezione e all'amore per i nemici, che premunisce dalla tentazione della vendetta e contro la spirale delle rappresaglie senza fine”.

Ed è una medicina contro qualsiasi forza negativa, anche quando il male si scatena “i cristiani devono rispondere all'appello, a testa alta, pronti a resistere in questa battaglia in cui Dio avrà l'ultima parola. E questa parola sarà: amore”. Francesco implora, insiste, grida. “A tutti questi che usano ingiustamente le armi di questo mondo, io lancio un appello, deponete questi strumenti di morte. Armatevi piuttosto della giustizia e dell'amore”.

Riconciliazione e disarmo. “Vengo come pellegrino di pace, come apostolo di speranza”. “Vengo per consolidare la pace”. Le prime persone che salutano Bergoglio, da lontano, sono i profughi che vivono nelle tende, vicino all'aeroporto. Il Papa non ha avuto bisogno di usare il paracadute, come minacciava scherzando qualche giorno fa. E' riuscito ad arrivare a Bangui senza problemi e ad attenderlo c'era la presidente di transizione, Samba Panza. La tensione però era palpabile. I caschi blu, così come il contingente francese erano armati fino ai denti per proteggerlo.

La folla era in visibilio e per chilometri, l'unica strada asfaltata che ha percorso in auto Francesco, era costeggiata da due ali di folla “transennate” da una catena umana di volontari reclutati grazie alla rete delle parrocchie, della comunità evangelica e nei quartieri musulmani. Il Paese è uno dei più poveri del mondo e sta attraversando non solo una profonda crisi politica ma una vera e propria guerra civile che si sta cercando di risolvere con grande fatica.

Rivolgendosi al corpo diplomatico, nel primo appuntamento pubblico in agenda, Bergoglio punta il dito contro “una povertà e una violenza che sono aumentati a livelli inimmaginabili in questi anni di guerra civile” (la descrizione è della presidente Samba Panza), avvocato per i diritti civili, madre di tre figli, chiamata a traghettare il Paese e a portare a compimento le elezioni previste per dicembre. Bergoglio si appella alla comunità religiosa, ai giovani, ai politici e critica le multinazionali sulle quali, ha detto, pesa una grave responsabilità nello sfruttamento delle risorse ambientali.

La guerra è scoppiata nel 2013 per colpa dei miliziani islamici Seleka che di fatto hanno fatto saltare il governo di Bozizè, al quale l'Eliseo nel frattempo aveva fatto mancare l'appoggio. La posta in gioco era costituita dalle concessioni per lo sfruttamento del territorio che è ricchissimo di diamanti, uranio, oro e petrolio. L'errore di Bozizè fu di avere ceduto alla Cina, che nel frattempo aveva moltiplicato gli aiuti per ottenere importanti concessioni petrolifere a Boromata, nel Nord Est. Bozizè a Radio France, una volta deposto, disse: “sono stato rovesciato a causa del petrolio. Ho dato il petrolio ai cinesi e questo è diventato un problema”.

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