Il sequestro riguarda beni immobili, tra cui 11 fabbricati e diversi terreni, auto di lusso e conti correnti riconducibili agli indagati. Ai quattro imprenditori l'accusa di ostacolo all'attività di vigilanza fa riferimento alla realizzazione di un'operazione cosiddetta 'portatè: i quattro, d'intesa con Consoli, avrebbero acquisito pacchetti obbligazionari del valore di 7,5 milioni ciascuno (obbligazioni che facevano parte di un prestito obbligazionario emesso dalla stessa Veneto Banca) a fronte dell'impegno dell'istituto di riacquistarli di li a breve.
L'accusa nei confronti del manager è invece riferita ad un'operazione cosiddetta 'baciatà, che lui stesso avrebbe ideato d'accordo con Consoli, in virtù della quale tre persone estranee (e non coinvolte nei sequestri) si erano impegnate ad acquisire pacchetti di azioni di Veneto Banca ricevendo dall'istituto, quale contropartita, l'impegno a riconoscere un tasso d'interesse del 3% (clausola, dicono gli investigatori, notoriamente inusuale per i titoli azionari), per poi procedere al riacquisto delle stesse azioni tramite soggetti terzi.