Pensioni, ecco gli aumenti. Per le alte tagli dal 5 al 30%

Pensioni, ecco gli aumenti. Per le alte tagli dal 5 al 30%
Pensioni, ecco gli aumenti. Per le alte tagli dal 5 al 30%
di Luca Cifoni
Mercoledì 19 Dicembre 2018, 08:37 - Ultimo agg. 10:23
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Aumenti che valgono l'1,1 per cento per le pensioni relativamente più basse - quelle che arrivano grosso modo a 1.500 euro lordi al mese - e poi si riducono via via in percentuale fino a dimezzarsi al di sopra dei 3 mila. Mentre per i trattamenti più alti il contributo di solidarietà avrà un'incidenza crescente: circa 7 mila euro su uno da 150 mila euro lordi, fino a sfiorare i 300 mila euro nella parte altissima della piramide, a quota un milione di euro al mese, dove i beneficiari si contano però davvero sulle dita di una mano.

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È questo l'effetto combinato delle misure che vanno a toccare gli importi 2019 degli assegni previdenziali: norme che troverebbero posto nella legge di Bilancio in forma di emendamento, anche se non è esclusa l'approvazione di uno specifico decreto.

IL PUNTO DI PARTENZA
Per quanto riguarda la perequazione, il punto di partenza è l'incremento dell'inflazione (misurata con l'indice Foi) e determinata in via provvisoria per il 2018: il valore, 1,1 per cento, è lo stesso accertato definitivamente per l'anno precedente. Ma questa percentuale non andrà a tutti. Il governo ha infatti deciso di prorogare seppur in forma leggermente ammorbidita lo schema già applicato negli ultimi cinque anni, che prevede un recupero parziale. Avranno l'indicizzazione al 100 per cento solo gli assegni fino a 3 volte il minimo Inps, che è fissato a quota 507 euro al mese: quindi quelli che arrivano a circa 1.522. Così ad esempio lo stesso trattamento minimo passa a 513 euro, mentre uno da 1.000 euro lordi mensili se ne vedrà riconoscere 11 in più. Va ricordato che si tratta appunto di importi lordi, per cui quando si applica la tassazione Irpef (che scatta intorno ai 615 euro mensili) gli aumenti effettivi si riducono per effetto appunto del prelievo fiscale.
 


La penalizzazione è minima per le pensioni che si collocano tra le tre e le quattro volte il minimo Inps, ovvero tra 1.522 e 2.030 euro circa: il tasso di inflazione verrà infatti recuperato al 95 per cento e dunque l'incremento risulterà dell'1,045 per cento. Al di sopra di questa soglia, l'andamento del costo della vita viene riconosciuto all'80 per cento (fino a 2.537 euro mensili lordi circa). La percentuale scende poi al 60 per cento e al 50 per cento per gli assegni che superano i 3.045 euro lordi mensili. Ad esempio una pensione da 4 mila euro lordi se ne vedrà riconoscere 22 al mese in più a partire da gennaio 2019.

IL RUOLO DELLA CONSULTA
Resta da verificare se la perequazione sarà applicata, come al momento sembra probabile, anche ai trattamenti considerati alti: la soglia del supposto privilegio dovrebbe essere alzata da 90 mila a 100 mila euro lordi annui, ovvero circa 7.700 mensili lordi (più o meno 4.600 in termini netti). Il contributo, di durata quinquennale, sarà applicato per scaglioni: quindi non sarà toccata la quota di pensione fino a 100 mila euro, poi fino a 130 mila sarà decurtato il 10 per cento, tra 130 mila e 200 mila il 20%, fino a 350 mila il 25%, fino a 500 mila il 30% e infine - sulla porzione di pensione che eventualmente supera il mezzo milione - il 40 per cento. Chiaramente l'effetto, ovvero il taglio percentuale effettivo, sarà crescente: 7 mila euro per un assegno da 150 mila euro lordi all'anno (poco meno del 5 per cento), 17 mila a quota 200 mila (con un'incidenza dell'8,5%) e così via, fino ad arrivare ai 299.500 euro decurtati a chi ricevesse un milione di euro l'anno: quasi il 30 per cento. Va di nuovo ricordato che i tagli in termini netti saranno minori e pari a poco più della metà, perché la riduzione dell'assegno lordo porta con sé anche una diminuzione del prelievo fiscale complessivo.

La norma sul contributo di solidarietà ha innescato già le proteste delle categorie interessate, dirigenti, medici, alti funzionari pubblici, e sarà quasi sicuramente portata all'attenzione della Corte costituzionale: la Consulta già in passato si è espressa affermando che i sacrifici sono ammissibili devono essere temporanei e motivati.

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