Statali e quota 100, il prestito per la buonuscita sarà a carico dei pensionandi

Statali e quota 100, il prestito per la buonuscita sarà a carico dei pensionandi
di Rosario Dimito
Martedì 8 Gennaio 2019, 00:21 - Ultimo agg. 18:24
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Serve un accordo quadro complessivo tra ministeri e banche per regolare l’erogazione anticipata del trattamento di fine servizio (Tfs). Non bastano gli accordi bilaterali tra singole amministrazioni pubbliche e singoli istituti. Ecco che dal negoziato in pieno svolgimento tra Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, e i vertici Abi, sarebbe spuntata la necessità di procedere a qualche ritocco della bozza del decreto su Quota 100. 

MISURA GENERALISTA
In particolare una modifica del punto 2 dell’articolo 23 dove, nella stesura attuale, si fa riferimento alla stipula di convenzioni tra i vari enti della pubblica amministrazione e le varie banche. Dagli ultimi colloqui fra le parti si sarebbe appurato che trattandosi di misure con carattere di generalità non si può demandare ad accordi singoli che potrebbero pertanto differire tra loro creando ulteriore disagio, più di quanto ne abbia già provocato la prospettiva di non poter incassare subito la liquidazione con l’uscita dal lavoro.



E’ confermato, come ha spiegato anche Durigon in un’intervista a Il Messaggero, che i lavoratori in uscita con Quota 100 potranno beneficiare di un prestito messo a disposizione dalle banche. Non è detto però che il tasso di interesse sia integralmente a carico dei beneficiari. Di sicuro accordi bilaterali tra comuni, regioni, ministeri e singoli istituti di credito non sarebbero efficienti. Trattandosi di un intervento generale, Durigon e i vertici dell’Abi stanno stendendo la bozza di una convenzione complessiva. Dovrà essere sottoscritta dai ministeri dell’Economia, del Lavoro, della Pa con l’Associazione bancaria per identificare un prodotto standardizzato: una modalità omogenea in tutta Italia e per tutte le tipologie di dipendenti pubblici.

CHI NE FA PARTE
In più il Mef, con la Ragioneria generale dello Stato e l’Inps, sta conducendo una valutazione sui requisiti minimi per l’accesso al finanziamento di Quota 100. E’ necessario infatti individuare la platea complessiva di coloro che potrebbero lasciare e le ipotesi di eventuali utilizzi dell’anticipo bancario.
Quanto al tasso di interesse, è naturalmente ancora fluido come non è scontato che questo tasso, inizialmente a carico del lavoratore in uscita, alla fine lo sopporti soltanto lui.

La proposta iniziale del governo di fissare un tetto massimo all’1% deve essere commisurata con varie componenti dell’operazione. Una di queste è la durata del finanziamento che potrebbe oscillare tra 2 e 6 anni e l’altra è l’ammontare complessivo del Tfs, a sua volta strettamente correlato al numero dei beneficiari di Quota 100 ma anche a quanto ciascuno potrebbe ricevere: se un dipendente, infatti, dovesse avere titolo per un Tfs di 60 mila euro, potrebbe richiederne una parte per soddisfare alcune esigenze economiche impellenti di famiglia mentre per incassare la parte residua, attendere la conclusione dell’iter ordinario. 

C’è da dire che l’accordo quadro rappresenta la cornice entro la quale poi i singoli istituti devono inserirsi, recependo o meno gli accordi. 

Tale accordo quadro su Quota 100 dovrebbe ricalcare i due analoghi accordi stipulati tra Abi, Ania, Ministero dell’Economia e ministero del Lavoro per l’anticipo pensionistico. 

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