Riforma delle pensioni, il governo frena: poche risorse a disposizione

Riforma delle pensioni, il governo frena: poche risorse a disposizione
di ​Luca Cifoni
Giovedì 21 Settembre 2017, 10:38 - Ultimo agg. 12:32
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Crescita del prodotto interno lordo fissata all'1,5% quest'anno e un po' più bassa (intorno all'1,3) nel 2018, anno in cui il deficit potrebbe salire fino all'1,7-1,8 per cento del Pil, grazie alla maggiore flessibilità accordata da Bruxelles: in modo da contribuire alla cancellazione dei previsti aumenti Iva. L'impegno finanziario sarà concentrato oltre che su questo obiettivo sulla decontribuzione per i giovani e sull'aumento dei fondi per la lotta alla povertà. Questa strategia sarà formalizzata dal governo nella Nota di aggiornamento al Def che il governo approverà domani.

Dal lato delle coperture finanziarie in vista della legge di bilancio è in preparazione un ampio capitolo fiscale, che però non comprenderà una sanatoria dei contanti come estensione della cosiddetta voluntary disclosure. Ieri fonti del ministero dell'Economia hanno escluso questa possibilità, che era circolata nei giorni scorsi suscitando però accese polemiche. Intrecciata alla partita della Nadef c'è quella in corso tra governo e sindacati sulla previdenza. Il prossimo incontro si svolgerà dopo che il governo avrà aggiornato le proprie previsioni e il quadro di finanza pubblica, dal quale sulla carta dipenderà la disponibilità di risorse da destinare a questo capitolo. Non è un mistero comunque che il governo non ritenga questo capitolo una priorità: lo ha confermato ieri anche il ministro delle Infrastrutture Delrio parlando di «spazio di manovra molto ridotto». In ogni caso Cgil, Cisl e Uil hanno formalizzato le proprie proposte in un documento unitario. Al primo posto c'è naturalmente la richiesta di bloccare il previsto scatto in avanti di cinque mesi di tutti i requisiti, che nel 2019 dovrebbe portare l'età della pensione di vecchiaia a 67 anni tondi per l'aumento dell'aspettativa di vita. La richiesta delle confederazioni è di sospendere questo passaggio (che le stime demografiche Istat sebbene non ancora definitive rendono ormai quasi certo) e di aprire una discussione sull'applicazione differenziata del criterio dell'aspettativa di vita, in base alle diverse professionalità: l'idea è che i mestieri più faticosi portano con sé minori possibilità di sopravvivenza.

Un'altra richiesta qualificante riguarda le lavoratrici madri, per le quali si propone un anticipo generalizzato dell'uscita di un anno a figlio con un massimo di tre. Quanto all'Ape sociale, i sindacati vogliono far scendere da 36 a 30 anni il numero di anni di contributi richiesti per accedere all'anticipo nel caso delle mansioni faticose. 
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