Così la pace con l’Inps: contributi in 60 rate e sconto fiscale. Riscatto della laurea più facile

Così la pace con l Inps: contributi in 60 rate e super sconto fiscale. Riscatto della laurea più facile
Così la pace con l’Inps: contributi in 60 rate e super sconto fiscale. Riscatto della laurea più facile
di Andrea Bassi
Lunedì 17 Dicembre 2018, 00:36 - Ultimo agg. 16:48
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ROMA Dopo la pace con il fisco, la terza operazione di rottamazione delle cartelle esattoriali approvata dal governo, arriva anche una norma per fare “pace” con l’Inps. La sanatoria contributiva sarà inserita nel maxi emendamento alla manovra che il governo si prepara a presentare in Senato e che è stato oggetto del vertice di maggioranza di ieri sera. Il meccanismo è una sorta di “riscatto” di contributi non versati. Potrà essere utilizzato per coprire qualsiasi tipo di buco nei versamenti all’Inps, tranne il lavoro nero, visto che la norma esclude esplicitamente i periodi in cui non si aveva un contratto regolare di impiego. Si potranno riscattare al massimo cinque anni di contributi. E, soprattutto, la norma potrà essere attivata soltanto da chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 e, dunque, si trova pienamente nel sistema contributivo. Se successivamente al “riscatto” dei contributi, il lavoratore si vedesse accreditati dei contributi precedenti al 1996, allora perderebbe il beneficio. 

IL MECCANISMO
Il versamento all’Inps dei periodi non lavorati, potrà essere fatto a rate. Si potrà pagare al massimo in 60 mesi purché la rata mensile non sia inferiore a 30 euro, e non saranno applicati interessi per la rateizzazione. Ma il vero beneficio è quello fiscale. L’importo del “riscatto” sarà detraibile al 50% o al 65% (lo sconto finale non è stato ancora deciso, è oggetto di trattativa in queste ore). Per il calcolo dell’importo da versare si applicheranno le aliquote contributive di finanziamento vigenti nel regime dove il riscatto opera alla data di presentazione della domanda. La retribuzione di riferimento sarà quella assoggettata a contribuzione nei dodici mesi meno remoti rispetto alla data della domanda. Nella bozza del maxi emendamento c’è anche un’altra novità rilevante. Anche il datore di lavoro potrà contribuire al riscatto dei “buchi” del proprio dipendente. 

L’INCENTIVO
Le imprese potranno destinare al versamento dei contributi mancanti, i premi di produzione destinati agli stessi lavoratori. Se lo faranno avranno in dote la possibilità di dedurre dal reddito di impresa le somme destinate a questo scopo. Ci sarebbe, insomma, un doppio vantaggio. Per il lavoratore che avrebbe una somma maggiore da destinare alla copertura dei “buchi” se la detassazione dei premi sarà confermata, e per l’impresa che potrà scontare fiscalmente l’aiuto dato al suo dipendente. Infine, se la “pace” contributiva dovesse servire al lavoratore come scivolo verso la pensione, quest’ultimo non potrà avere accesso alla rateizzazione. 
Questa norma, almeno in prima battuta, non riguarda il riscatto della laurea, anche se può essere utilizzata anche a questo fine. Il versamento dei contributi necessari a coprire gli anni dell’università, entrerà nel decreto legge sulla riforma «Quota 100» delle pensioni che sarà varato dopo l’approvazione della manovra, probabilmente prima della fine dell’anno. L’intenzione del governo è rendere più conveniente il riscatto della laurea cambiano il meccanismo di calcolo del montante da versare. In pratica dovrebbe essere introdotto un sistema che indicizzi i nuovi contributi versati solo al momento del loro effettivo pagamento e non, come accade oggi, dagli anni in cui si è frequentata l’Università. Questo meccanismo, ovviamente, penalizzerebbe il valore dei contributi sulla futura pensione, ma permetterebbe comunque di aggiungere gli anni degli studi universitari a quelli necessari per maturare i requisiti per il ritiro dal lavoro. Sempre per chi si trova pienamente nel sistema contributivo, ossia ha iniziato a lavorare dopo il 1995, è allo studio anche l’abbassamento della soglia minima della pensione per anticipare l’uscita a 62 anni. Oggi bisogna aver maturato un assegno almeno pari a 2,8 volte quello minimo, l’intenzione è di scendere a 2 volte.

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