Superbonus, cosa cambia? Stop sconto in fattura e cessione del credito. Arriva la dichiarazione preventiva

Blitz a sorpresa di Giorgetti: «Misura scriteriata, peserà sul debito per anni»

Superbonus, cosa cambia? Stop sconto in fattura e cessione del credito. Arriva la dichiarazione preventiva
di Andrea Bassi
Martedì 26 Marzo 2024, 21:33 - Ultimo agg. 28 Marzo, 09:22
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Un nuovo blitz. Una nuova stretta. Con la promessa che questa volta sarà quella finale. L’obiettivo, ancora una volta, è consegnare il Superbonus e lo sconto in fattura al tritacarte delle misure economiche del passato. E soprattutto mettere i conti pubblici in sicurezza da una misura che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha definito «scriteriata».

Superbonus, l'ultima stretta

E che ha «prodotto effetti devastanti per la finanza pubblica», con un costo che veleggia verso i 150 miliardi di euro e il rischio di nuovi sforamenti. Nel consiglio dei ministri di ieri Giorgetti, ha presentato “fuori sacco”, come si dice in gergo, un nuovo decreto sul 110 per cento. Un provvedimento tenuto segreto per evitare una nuova corsa alle cessioni del credito per i cantieri edili soprattutto dei condomini, che stanno lottando contro il tempo per chiudere i lavori. Cosa dice il nuovo decreto? Per prima cosa prevede, come ha spiegato Giorgetti, «l’eliminazione delle residue fattispecie per le quali risulta ancora vigente l’esercizio delle opzioni per il cosiddetto sconto in fattura o per la cessione del credito in luogo delle detrazioni».

Cosa cambia

Chi vorrà fare i lavori dovrà pagare di tasca propria, non sarà più consentito in nessun caso di cedere il credito verso lo Stato all’impresa o alle banche. Un’affermazione che andrà declinata bene nel testo finale al quale il governo sta ancora lavorando.

Lo sconto in fattura oggi copre ancora i lavori fatte nelle aree del cratere del terremoto, quelli delle Onlus, i lavori che riguardano le barriere architettoniche per i disabili. Ma riguarda soprattutto chi ha aperto un cantiere usando il bonus del 110 per cento e quest’anno sta proseguendo i lavori con lo sconto del 70 per cento. In questo caso le norme prevedono che i crediti possono ancora essere ceduti. Cosa accadrà a chi non sarà in grado di anticipare le somme se lo sconto in fattura dovesse terminare? «Ci sembra impensabile», dice Federica Brancaccio, presidente dell’Ance, l’associazione dei costruttori, «che una misura del genere possa riguardare contratti già firmati e riguardare anche aree del terremoto. Dobbiamo quindi aspettare il testo». 

 

Le comunicazioni

Giorgetti ha comunque parlato degli «interventi successivi all’entrata in vigore del decreto-legge». Dovrebbe voler dire che chi è partito è in salvo. Si vedrà. C’è poi un’altra novità di rilievo. Il prossimo quattro aprile dovranno essere comunicate all’Agenzia delle Entrate tutte le operazioni di cessione del credito in essere. Con il decreto, ha spiegato ancora Giorgetti, sarà «esclusa l’applicazione dell’istituto della remissione in bonis che avrebbe consentito, con il pagamento di una minima sanzione, la comunicazione funzionale alla fruizione dei benefici fino al 15 ottobre 2024». Subito dopo Pasqua, prima della presentazione del prossimo Documento di economia e finanza, il Tesoro vuole sapere qual è il fardello definitivo del Superbonus che peserà sui conti pubblici. Il conto, come detto, continua a salire, e ormai viaggia verso i 150 miliardi di euro. «Soldi che peseranno sul debito per diversi anni», ha detto Giorgetti. Le nuove misure tuttavia, potrebbero convincere Eurostat a rivedere la classificazione in bilancio dei crediti fiscali, facendone spalmare il costo su più anni e aprendo spazi per nuove misure del governo. La stretta non si esaurisce agli sconti in fattura. Chi ha debiti fiscali con lo Stato, non potrà più accedere all’agevolazione. «Al fine di evitare la fruizione dei bonus edilizi anche da parte dei soggetti che hanno debiti nei confronti dell’erario», ha spiegato il ministro, «estendendo una normativa già prevista nel nostro ordinamento, si dispone la sospensione fino a concorrenza di quanto dovuto dell’utilizzabilità dei crediti di imposta inerenti i bonus edilizi in presenza di iscrizioni a ruolo o carichi affidati agli agenti della riscossione relativi imposte erariali». Infine, chiunque vorrà in futuro utilizzare bonus edilizi, dovrà effettuare una «comunicazione preventiva», già in fase di progettazione degli interventi. La ragione, ha spiegato Giorgetti, è che lo Stato non può più ritrovarsi a conoscere l’entità delle agevolazioni concesse solo nel momento in cui sono emesse le fatture. Il monitoraggio, insomma, deve partire prima. E a chi gli domandava se intendesse confermare la sua fiducia al Ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta, responsabile delle quantificazioni poi rivelatesi sballate della misura, il ministro si è limitato a dire che non era «la sede per discuterne». Nessuna difesa, nemmeno d’ufficio. 

 
 

GLI ALTRI INCENTIVI

Una stretta poi, arriva anche su altri incentivi, questa volta destinati alle imprese. Vengono introdotte misure volte a prevenire le frodi in materia di cessione dei crediti Ace, l’aiuto alla crescita economica, uno sgravio per chi reinveste in azienda gli utili, riducendo a una la possibilità di cessione ed estendendo la responsabilità solidale del cessionario alle ipotesi di concorso nella violazione, nonché ampliando i controlli preventivi in materia di operazioni sospette. E viene previsto, un corredo sanzionatorio. In particolare, l’omessa trasmissione di tali informazioni, se relativa agli interventi già avviati, determina l’applicazione di una sanzione amministrativa di euro 10.000, mentre per i nuovi interventi è prevista la decadenza dall’agevolazione fiscale. L’illusione psichedelica creata dai bonus, come l’aveva definita lo stesso Giorgetti, volge definitivamente al termine.

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