«Una transizione giusta e sostenibile, in cui la casa degli italiani, bene rifugio delle nostre famiglie, viene tenuta fuori da ogni ragionamento ideologico». Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, rivendica quello che il governo considera un suo successo. Palazzo Chigi ha infatti incassato una linea più flessibile e meno rigorista sul piano degli obiettivi intermedi di risparmio di energia per l’intero patrimonio edilizio dei Paesi membri. Ad esempio portando a casa un alleggerimento del trattamento per caldaie e pannelli.
LA RIDUZIONE
Bruxelles, innanzitutto, ha stabilito che gli Stati Ue saranno tenuti a garantire che il patrimonio edilizio residenziale riduca il consumo medio di energia del 16% nel 2030 e del 20-22% nel 2035.
La parte più interessante, per i proprietari di immobili, riguarda i tempi necessari per mettersi in regola con il nuovo corso “green”. Da questo punto di vista, l’Italia ha strappato un buon risultato. Infatti la fine degli impianti di riscaldamento a combustibili fossili nelle abitazioni è stata posticipata dal 2035, come era stato stabilito nei primi negoziati, a 5 dopo. È stato infatti concordato di inserire nei Piani nazionali di ristrutturazione edilizia una tabella di marcia con l’obiettivo di eliminare gradualmente le caldaie a combustibili fossili entro il 2040. Incentivi finanziari saranno ancora possibili per i sistemi di riscaldamento ibridi, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore. Ma non è tutto. Dall’obbligo di installare pannelli solari sugli edifici vengono esclusi quelli residenziali, mentre restano contemplati gli edifici pubblici e quelli non-residenziali di grossa stazza, con eccezioni. In pratica si è stabilita l’installazione di idonei impianti di energia solare nei nuovi edifici, negli edifici pubblici e in quelli esistenti non residenziali che subiscono una ristrutturazione che richiede un permesso. Infine gli edifici agricoli e gli edifici storici possono essere esclusi dalle nuove norme, mentre i Paesi possono decidere di escludere anche gli edifici protetti per il loro speciale valore architettonico o storico, gli edifici temporanei e le chiese e i luoghi di culto.
Soddisfatta Confedilizia. «Sulla proposta di direttiva Ue case green siamo arrivati al traguardo», ha fatto sapere l’organizzazione, spiegando che «per molto tempo ci siamo battuti - tra scetticismo, accuse di “negazionismo”, attacchi da parte delle tante categorie interessate ai lavori e qualche ironia di presunti competenti - affinché un’impostazione ideologica e molto pericolosa per l’Italia fosse sostituita da un approccio realistico e di buon senso».