Manovra, stop Iva e sgravi a chi assume. Ma gli aiuti non bastano a colmare il divario Nord-Sud

Manovra, stop Iva e sgravi a chi assume. Ma gli aiuti non bastano a colmare il divario Nord-Sud
di Nando Santonastaso
Martedì 17 Ottobre 2017, 11:48 - Ultimo agg. 20:04
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Non è costata finora un’inezia (quasi 2 miliardi) e assorbiranno altri 380 milioni, se la misura varata ieri dal Consiglio dei ministri non troverà intralci nell’iter parlamentare della manovra. Ma la domanda più pertinente a proposito della decontribuzione totale per le imprese che assumeranno nel 2018 giovani del Mezzogiorno under 35 è un’altra: riuscirà la politica degli incentivi a sgretolare finalmente il muro altissimo della disoccupazione giovanile o si limiterà a scalfirlo, come è accaduto, almeno in larga parte, negli ultimi due anni e mezzo? Il governo è convinto che questa sia la strada migliore e soprattutto capace di dare immediatamente (o quasi) risultati incoraggianti.

Lo dimostra il fatto a che a fine settembre, incontrando imprese e sindacati, l’esecutivo si sia detto molto soddisfatto dell’ultimo monitoraggio delle domande di decontribuzione pervenute all’Anpal, l’Agenzia per il lavoro che si occupa delle procedure attuative del piano. Al 30 agosto erano state 124.446 delle quali 82.651 (+12% rispetto al mese precedente) sono state confermate per un impegno di spesa di 356 milioni rispetto alla dotazione complessiva di 530 milioni per il 2017.

I fondi sarebbero già stati esauriti in Abruzzo, Molise e Sardegna, le tre regioni cosiddette “in transizione” (in linea cioè con l’obiettivo di raggiungere il livello di competitività Ue al quale sono da tempo ancorate le regioni più forti economicamente del Paese, dalla Lombardia al Veneto, dal Piemonte al Lazio). Nelle regioni del cosiddetto obiettivo convergenza, quelle più in ritardo cioè (dalla Campania alla Sicilia), invece, il plafond dovrebbe essere raggiunto entro fine anno.

Insomma, lo sgravio tira anche perché – in base sempre al monitoraggio Anpal – la stragrande maggioranza dei circa 90mila nuovi contratti sono a tempo indeterminato. Eppure nonostante i segnali di miglioramento lo scenario economico meridionale rimane in forte sofferenza. L’occupazione è ancora al 44,2% ma scende al 32% tra le donne, con un ritardo di oltre 13 punti rispetto alla media dei Paesi europei. Ma è sotto le medie anche l’universo giovanile, lontano almeno 8 punti dalle medie 2008, quando la crisi economica sembrava lontanissima. Ed è proprio questo forse il tema più delicato: se la crisi al Sud è finita, perché la percezione di chi ci abita e ci lavora non è altrettanto positiva? «Perché dalla crisi ad oggi – risponde con l’abituale franchezza Natale Mazzuca, l’imprenditore calabrese vicepresidente del Comitato degli affari regionali di Confindustria, il Mezzogiorno ha perso 14 punti di Pil e solo dal 2016 la tendenza è stata interrotta. Ma siamo al recupero dell’1,2 per cento, la distanza da colmare resta enorme».

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