Mezzogiorno, il piano del ministro Lezzi: «Lavoro, sgravi totali confermati per tutto il 2019»

Mezzogiorno, il piano del ministro Lezzi: «Lavoro, sgravi totali confermati per tutto il 2019»
di Nando Santonastaso
Venerdì 20 Luglio 2018, 08:30 - Ultimo agg. 13:24
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Il governo è pronto a estendere anche al 2019 il bonus «pieno» per le assunzioni dei giovani al Sud e pensa di allargare l’età massima per accedere all’incentivo «Resto al Sud» dagli attuali 35 anni ai 50 per favorire anche il rientro di chi dal Sud si è allontanato. Barbara Lezzi, ministro 5 Stelle per il Mezzogiorno, rivela a margine della presentazione del «Check up Mezzogiorno» propositi e idee per ridurre il divario con il Nord e smorzare la tensione con le imprese a proposito del Decreto dignità.

Lei crede possibile, ministro, che in sede parlamentare si trovi una modifica al testo, in particolare per le casuali ai contratti a tempo determinato su cui al momento non c’è dialogo con le imprese?
«Il dialogo ci sarà sempre e sono convinta che le difficoltà attuali si supereranno. Il decreto, come è stato già spiegato dal governo, punta sulla qualità del lavoro e non si può interpretare come una punizione per le imprese. Ci sono degli abusi nella gestione dei contratti a tempo determinato che vanno puniti e credo che su questo punto anche alle imprese sane e virtuose questa scelta convenga».

Ma sul piatto dovrete mettere qualcosa. Ad esempio come incentivare ancora di più i contratti a tempo indeterminato?
«Ci abbiamo già pensato. Intendiamo allargare la decontribuzione per le assunzioni dei giovani nel Mezzogiorno anche al 2019, riproponendo di fatto la misura già in vigore quest’anno che prevede uno sgravio al cento per cento e guardando alla possibilità di renderla strutturale. Le imprese avranno in sostanza già adesso la certezza di poter pianificare le assunzioni previste per l’anno prossimo, con un anticipo importante, cioè, di cui i datori di lavoro non potranno che essere contenti».

Ci sarà però da affrontare un problema di coperture...
«E lo faremo nella convinzione da un lato che bisogna rispettare e tutelare i diritti dei lavoratori e dall’altro che dobbiamo riconoscere alle imprese il diritto di poter programmare la propria attività con elementi di certezza che oggi mancano». 
Quando parla di norme strutturali si riferisce anche al progetto inserito nel Contratto di governo di intervenire sulla riduzione del cuneo fiscale?
«Il taglio del costo del lavoro per imprese e lavoratori è un punto fondamentale del nostro programma di governo. Lo si poteva già fare qualche anno fa rendendo strutturale una norma da noi proposta che costava meno di quelle adottate ma poi uscite dal radar delle politiche monetarie di bilancio con tutta una serie di conseguenze contabili negative. Noi ritorneremo alla carica su questo tema convinti che sia un passaggio fondamentale per rilanciare la crescita e gli investimenti».

Le imprese però vi chiedono di non smontare l’impalcatura di misure e provvedimenti per il Sud che avete ereditato dai governi precedenti. Se la sente di rassicurarle?
«Certo. Io sono il ministro del Mezzogiorno, non più solo l’esponente di un partito che ha vinto le elezioni. E tutto ciò che può contribuire a ridurre il divario e a far crescere il Mezzogiorno sarà mantenuto. Qualche modifica però ci sarà. Per “Resto al Sud” vorrei allargare l’età prevista per sfruttare questo incentivo. Oggi il limite è di 35 anni ma intendo portarlo ai 50 per favorire anche chi intende rientrare al Sud e non trova attualmente alcuna convenienza per farlo. Penso soprattutto ai professionisti che potrebbero cogliere una nuova opportunità anche per aiutare il Sud con le loro competenze. Sul credito d’imposta per gli investimenti ho avviato un confronto con l’Unione europea per ridiscutere il vincolo di destinazione previsto sulla quota dei fondi Pon, parliamo di quasi un miliardo. Come ho già detto l’obiettivo è aumentare il tiraggio e confermo la volontà di confrontarmi anche con Confindustria per allargare il raggio d’azione di questa misura».

Nel frattempo a che punto è l’avvio delle Zone economiche speciali ormai approvate in Campania e Calabria ma di fatto ancora in attesa del decreto di semplificazione delle procedure burocratiche la cui firma spetta al Presidente del Consiglio?
«Cercheremo di varare il dpcm entro settembre-ottobre. Vogliamo evitare che le Zes diventino terre di nessuno e non, come dovrebbe essere, un punto essenziale per lo sviluppo del sistema economico del Sud. Intanto, come saprà, è già operativo il decreto che prevede credito di imposta fino a 50 milioni per chi vuole investire in queste nuove aree legate al sistema dei porti. Crediamo nelle Zes ma vogliamo che siano il perno di quel coordinamento operativo che ho intenzione di realizzare con i governatori delle regioni del Sud, a partire dall’utilizzo dei fondi europei».

Già, i fondi europei. C’è chi dice che per lei e il governo siano diventati una sorta di ossessione...
«Abbiamo un preciso dovere nei confronti dei cittadini meridionali: spendere tutti i fondi strutturali europei e spenderli bene per evitare, come ho già avuto modo di dire personalmente alla Commissaria per gli affari regionali dell’Ue Corina Cretu, che nei confronti dell’Italia vengano applicati coefficienti penalizzanti al punto da immaginare scenari negativi per la programmazione post 2020. Ci sono sicuramente complessità burocratiche all’origine degli attuali ritardi nella rendicontazione della spesa che però fanno apparire negligente il nostro Paese su scala europea e non va bene. Ho chiesto una deroga per una parte di questi progetti perché la rendicontazione possa avvenire entro i primi mesi del 2019. Un fatto però deve essere chiaro a tutti: la politica di coesione non è riuscita a ridurre i divari del Mezzogiorno e ne dobbiamo essere tutti consapevoli».

E quindi?
«Quindi c’è l’assoluta esigenza di una cooperazione rafforzata tra il governo centrale e le regioni meridionali per disinnescare tutte le criticità attuali e dimostrare all’Europa che possiamo ottenere le nuove risorse senza tagli o ridimensionamenti di sorta. Sono partita dalla Sicilia perché è il caso più preoccupante ma sulla spesa dei fondi Ue coinvolgerò tutti i governatori senza volerli scavalcare ma offrendo un quadro di riferimento più ampio e un sostegno operativo in grado di sveltire le procedure».

Non sarà un’impresa facile considerate le diverse vedute politiche di molti governatori del Sud e la loro quasi inevitabile resistenza di fronte a tutto ciò che può minacciare la loro autonomia.
«Me ne rendo conto ma so anche che per questo tipo di lavoro ci sarà bisogno di due-tre anni, mi auguro, per ottenere il risultato previsto. Su questo impegno chiederemo ai cittadini di giudicare l’azione del governo ben sapendo che tutto ciò che faremo sarà messo a loro disposizione e che eventuali ritardi o inadempienze non saranno in alcun modo riconducibili alla mancanza di volontà politica dell’esecutivo. Proprio i dati diffusi da Srm e Confindustria ribadiscono l’urgenza di questa scelta dal momento che il Sud è in ritardo e non può ancora costruire la sua prospettiva di crescita sostituendo i fondi europei alla spesa corrente ordinaria».

Quando pensa di incontrare il governatore della Campania Vincenzo De Luca?
«Sicuramente ai primi di settembre ma già nei prossimi giorni, comunque entro luglio, sarò a Napoli per Bagnoli. Come lei sa sono presidente della Cabina di regia istituita per coordinare il recupero ambientale di Bagnoli e gestire le risorse già disponibili. Farò il punto della situazione, il cosiddetto stato dell’arte. Vedrò sicuramente in quella occasione De Luca, avrò un incontro con il sindaco De Magistris e con il commissario di governo. Siamo di fronte ad un pasticcio burocratico con implicazioni di natura giudiziaria di cui vorrei vedere la luce dando certezze ai napoletani che aspettano da 26 anni il recupero di quest’area. Naturalmente dovremo tenere conto dei provvedimenti della magistratura ma Bagnoli sarà per me una priorità».

Ci sono però anche i Patti per il Sud su cui governo e Regioni, almeno nel recente passato avevano iniziato a lavorare con un certo accordo. Che ne sarà?
«Io credo che i Patti per il Sud abbiano finito per complicare uno scenario già a dir poco difficile nei rapporti tra governo centrale e Regioni. Anche per questo abbiamo deciso di offrire la nostra disponibilità ai governatori del Sud per aiutarli a superare uno scenario burocratico molto frammentato e farraginoso, l’esatto opposto di quanto hanno diritto di chiedere i cittadini meridionali».

Non teme però che la spinta autonomistica sempre più forte delle regioni più ricche del Nord finirà per incidere anche all’interno del governo sull’obiettivo di ridurre il divario del Mezzogiorno? 
«È una cosa che non sarà mai possibile e non temo divergenze con i ministri leghisti. Nel contratto di governo sono previste politiche omogenee per il Mezzogiorno e su di esse non prevedo assolutamente contrasti con altri colleghi dell’esecutivo».
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