Guerra delle mozzarelle, Campania sconfitta: anche la Puglia è dop

Guerra delle mozzarelle, Campania sconfitta: anche la Puglia è dop
di Luciano Pignataro
Giovedì 28 Dicembre 2017, 06:48 - Ultimo agg. 17:01
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Nonostante le proteste e le polemiche degli ultimi mesi il ministero non fa un solo passo indietro e da il definitivo via libera alla dop Mozzarella di Gioia del Colle. Che la burocrazia ministeriale potesse rivedere la propria posizione dopo essersi esposta oltre il dovuto era obiettivamente inverosimile, sappiamo come vanno le cose in Italia dove potrebbero esserci due dop con lo stesso nome, mozzarella. Come se avessimo due Barolo, due Grana Padano, due Asiago.

La lettera che ufficializza la Mozzarella mette sotto il tappeto le ragioni del Consorzio della Mozzarella di Bufala e della stessa regione Campania che avevano presentato ricorso. L'unica opposizione è scritto nella lettera che ufficializza la scelta che il Ministero e la Regione Puglia hanno ritenuto ricevibile è quella presentata dalla Cooperativa Le Matine che chiede l'allargamento della zona di produzione. Inoltre è stata accolta, dall'Associazione richiedente il riconoscimento della Dop la proposta di rendere obbligatorio in etichetta l'indicazione di latte vaccino.

Ora l'ultima parola in Italia spetta al Tar che deciderà sul ricorso presentato dal Consorzio a fine gennaio.
 
Il ministero delle Politiche Agricole, nella stessa lettera, annuncia che trasmette alla Comunità Europea la richiesta di registrazione della nuova dop. Qui ci potrebbe essere l'ultimo ostacolo a questa vicenda kafkiana se la Regione Campania deciderà di formalizzare l'opposizione direttamente a Bruxelles creando il caso di due istituzioni italiane in contrapposizione su un prodotto.

Bisognerà vedere sino a che punto De Luca e Alfieri vorranno tirare la corda e andare oltre i proclami e gli scontri verbali con Emiliano e il ministero. Con le elezioni alle porte l'attenzione della politica è puntata alle urne più che alle cose concrete.

Dunque due ostacoli, uno concreto e uno ancora virtuale, ossia la discussione al Tar del ricorso presentato dal Consorzio e uno a Bruxelles se la Regione decide di opporsi al riconoscimento della dop Gioia del Colle.

Di fatto, però, bisogna anche osservare che specificare che il latticino pugliese non è fatto di latte di bufala contribuisce per lo meno ad attenuare la confusione estrema che si sarebbe creata sul mercato tra i consumatori. Un piccolo passo in avanti, che il ministero ha fatto per essere più sicuro nello scontro giuridico al Tar ed eventualmente in sede europea.

La vicenda ha comunque dell'incredibile se si pensa che la procedura di partenza era relativa alla Treccia delle Murge e che è stato proprio l'apparato burocratico del ministero a consigliare di cambiare nome senza preoccuparsi minimamente della confusione che si sarebbe venuta a creare.

Del resto dopo questa decisione adesso nulla vieterà ai produttori di Fior di latte di Agerola in Penisola Sorrentina, di Montella in Irpinia e del Vallo di Diano di avanzare analoga richiesta essendo da secoli territori impegnati nella trasformazione di latte fresco: e se mozzarella può chiamarsi il latticino di Gioia del Colle a maggior ragione possono usare lo stesso termine i produttori campani che lavorano il latte vaccino.

C'è da osservare a latere come la mozzarella di bufala alla fine sia una sorta di Ercolino sempre in piedi: la produzione e il fatturato aumentano del dieci per cento l'anno nonostante la crisi della diossina, l'aggressione delle multinazionali, le manovre di Zaia che hanno creato la mozzarella per gli allevatori veneti, la Terra dei Fuochi, la brucellosi, i processi ai produttori infedeli. Nonostante tutto il latticino di latte di bufala piace ed è sempre più ricercato.

Resta sul tappeto la questione del frozen, ossia la richiesta di modifica del disciplinare che consentirebbe di usare il marchio dop anche per il prodotto congelato. Una ipotesi che, manco a dirlo, ha creato fronti opposti senza che però sia mai stato mai fatto un panel di assaggio neutrale che confrontasse i due prodotti.

Insomma anche il 2018 sarà un anno in cui è facile prevedere che il Consorzio camminerà sui carboni ardenti, tra polemiche e concorrenza favorita dallo Stato che dovrebbe invece proteggere le proprie eccellenze.

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