Apple, chiusa l'inchiesta per presunta evasione: «Non versati 879 milioni»

Apple, chiusa l'inchiesta per presunta evasione: «Non versati 879 milioni»
Lunedì 23 Marzo 2015, 20:15 - Ultimo agg. 25 Marzo, 12:39
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La procura di Milano ha chiuso le indagini nei confronti di tre manager di Apple per una presunta evasione fiscale. L'ipotesi è di omesso versamento dell'Ires per un totale di circa 879 milioni di euro in 5 anni.



Nell'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco e dai pm Adriano Scudieri e Carlo Nocerino, sono indagati per omessa dichiarazione (art. 5 del Decreto legislativo 74/2000) il legale rappresentante e amminitratore delegato di Apple Italia Enzo Biagini e il direttore finanziario Mauro Cardaio, nonché il manager della irlandese Apple Sales International, Michael Thomas O'Sullivan.



Secondo l'ipotesi degli inquirenti, i profitti realizzati in Italia dalla multinazionale sarebbero stati contabilizzati dalla società che ha sede in Irlanda, Paese dove la pressione fiscale è più bassa.



Il fascicolo era stato aperto due anni fa e aveva portato anche a una perquisizione nella sede milanese della Apple e al sequestro di materiale informatico e telefonico. Allora i pm avevano contestato un altro reato e cioè la dichiarazione dei redditi fraudolenta (art.3 sempre del Decreto Legislativo 74 del 2000) e il periodo di imposta su cui erano partiti gli accertamenti erano il 2010 e il 2011.



Ora invece, dopo una serie di approfondimenti, inquirenti e investigatori sono arrivati a fare la fotografia del periodo che va dal 2008 al 2013 e a riformulare il capo di imputazione nei confronti dei tre

manager.



Da quanto si è saputo solo dopo la chiusura delle indagini si cercherà di trovare un'intesa - ora in corso - tributaria/penale per tentare eventualmente di risarcire l'Agenzia delle Entrate, cosa che, per altro, dovrebbe alleggerire la posizione degli indagati. È lo stesso discorso che la procura sta portando avanti con Google, con la quale dopo un iniziale accordo, la trattativa pare si sia arenata.



Fin dalle battute iniziali del controllo sulle vendite di Apple, i funzionari dell'Agenzia delle Entrate hanno chiarito che Apple vendeva prodotti non dall'Irlanda ma dall'Italia, da li l'ipotesi dell'esistenza di una stabile organizzazione occulta in Italia. Il controllo su Apple, spiegano fonti dell'amministrazione finanziaria in riferimento alla chiusura indagini della procura di Milano, ha avuto una impennata dal mese di settembre 2014 quando i funzionari dell'Ufficio Antifrode hanno depositato in Procura una informativa redatta a seguito di controlli effettuati presso i soggetti che orbitano intorno al mondo Apple, ovvero concessionari e distributori.



Immediata la risposta della Procura Milanese e dei funzionari delle Dogane che hanno messo a disposizione degli agenti del fisco tutto il materiale sequestrato nel corso dell'indagine penale: materiale che ha consentito di provare quanto ipotizzato e di allargare il contesto a tutte le annualità a oggi accertabili, consentendo di quantificare il reddito evaso da Apple in 897 milioni di euro.



Infondata, spiegano le fonti, la notizia secondo cui ci sarebbe un tentativo di accordo tra le Entrate ed Apple. Ad oggi è in corso l'attività di verifica amministrativa, attività che nel pieno rispetto del dettato Costituzionale e dello Statuto del Contribuente, prevede una fase di contraddittorio con la parte per l'esatta determinazione del reddito da accertare.



La replica di Apple. «Apple è uno dei più grandi contribuenti al mondo e paghiamo ogni euro di tasse dovute ovunque operiamo», ribatte un portavoce dell'azienda di Cupertino, «Le autorità fiscali italiane hanno sottoposto a verifiche le attività di Apple in Italia nel 2007, 2008 e 2009 e hanno confermato che eravamo in piena conformità con i requisiti di documentazione e di trasparenza OCSE. Queste nuove accuse contro i nostri dipendenti sono completamente prive di fondamento e siamo fiduciosi che questo procedimento arriverà alla stessa conclusione».