Ferrari, la guida a Camilleri:
frenate le mire della famiglia Agnelli

Ferrari, la guida a Camilleri: frenate le mire della famiglia Agnelli
di Giorgio Ursicino
Domenica 22 Luglio 2018, 08:30
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La successione di Sergio Marchionne era già un passaggio complesso, attuarla in modo rapido è certamente un'operazione molto impegnativa. Il manager italo-canadese ha inventato e disegnato Fca e, in grande sintonia con John Elkann, messo in piedi la nuova galassia Exor che controlla aziende per una capitalizzazione superiore ai 60 miliardi di euro, oltre dieci volte il valore delle diverse società raggruppate in Fiat prima dell'arrivo di Marchionne. E il nuovo piano prevede lo scorporo anche di Magneti Marelli con la creazione di ulteriore valore poiché i principali analisti continuano a sostenere che il titolo Fiat Chrysler è sotto quotato e potrebbe avere un target price superiore ai 22 euro (venerdì ha chiuso a 16,4 euro). Uno dei punti più delicati per Exor e Elkann potrebbe essere il futuro della Ferrari, un'azienda gioiello che naviga nel settore degli oggetti di lusso più che nell'automotive. Marchionne negli ultimi anni era rimasto quasi stregato dal fascino del Cavallino e dedicava molto del suo tempo all'azienda di Maranello. Il manager-italo canadese era sia presidente che ceo e si occupava in primissima persona della fabbrica che produce i gioielli stradali, ma anche della scuderia più famosa della Formula 1. Se sull'erede di Marchionne in Fca si lavorava da tempo, poco o nulla era stato fatto per pianificare il futuro in Ferrari visto che il presidente sarebbe dovuto restare fino al 2021. L'azienda di Maranello è così prestigiosa che molti ambivano a guidarla nel dopo Marchionne, anche all'interno della famiglia Agnelli in cui ci sono giovani manager già nella compagine degli azionisti. Un posto del genere può essere nelle ambizioni di Andrea Agnelli (il figlio di Umberto) che guida la Juventus e anche di Lapo, il fratello di John, grande appassionato ed esperto di auto.
 
Il nipote designato dall'Avvocato, che ormai ha sempre di più preso il posto del mitico nonno, ha deciso di prendere lui la presidenza affidando il ruolo di amministratore delegato a Louis Carey Camilleri, un top manager di grande spessore che in passato ha guidato il gigante americano Philip Morris e già era nel cda Ferrari.
Nonostante in numeri possano far pensare di vivere blindati in una cassaforte o su una navicella che viaggia con il pilota automatico, questa è una fase particolarmente delicata per Maranello, una gallina dalle uova d'oro che realizza un risultato operativo che è un terzo del fatturato. Dopo il grande impegno per il nuovo piano Fca, in questi giorni Sergio Marchionne avrebbe dovuto lavorare proprio su quello Ferrari che dovrebbe essere illustrato in autunno. Un piano sicuramente complesso poiché prevederà una crescita dei volumi produttivi, mantenendo inalterata l'esclusività. Aumentare il fatturato, quindi, facendo in modo che la domanda resti sempre più elevata dell'offerta. Pur rimanendo legati alle altissime prestazioni e all'inarrivabile piacere di guida anche i modelli cambieranno molto perché arriverà il Suv e ci sarà una vigorosa svolta verso l'elettrificazione con power unit ibride e, prima o poi, supercar totalmente a batterie, la nuova frontiera dell'industria dell'auto. Non meno impegnativa la mission Formula 1 che Marchionne ha sempre considerato l'asset fondamentale, il boost per spingere in alto il valore dell'azione. Nella massima formula il Cavallino è ormai tornato ai vertici e combatte ad armi pari con la Mercedes, ma per tornare a dominare bisogna guardare anche al domani ed avere un regolamento futuro che consenta al Cavallino di avere stretti legami con le vetture stradali e di mettere in campo le grandi competenze tecnologiche degli ingegneri di Maranello. Un lavoro niente affatto semplice se non lo si conosce a fondo e Marchionne ormai era diventato un grande esperto, il vero regista della partita fra costruttori Fia (la Federazione) e gli organizzatori di Liberty Media. In più, sfruttando la collaborazione con Ferrari, Marchionne stava accompagnando il ritorno dell'Alfa Romeo in F1, una presenza che dovrà rafforzarsi nei prossimi anni e che sarà fondamentale per sostenere l'espansione del Biscione sui principali mercati del pianeta, a braccetto con Jeep l'altro marchio globale di Fiat Chrysler.
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