Ecotassa, Fca contro il governo e Pomigliano trema: «Rivedremo il piano Italia»

Ecotassa, Fca contro il governo e Pomigliano trema: «Rivedremo il piano Italia»
di Nando Santonastaso
Giovedì 13 Dicembre 2018, 07:00
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«C'è preoccupazione a Pomigliano», dice Giuseppe Terracciano, segretario regionale campano della Fim Cisl. L'emendamento sulla misura bonus-malus, la cosiddetta ecotassa, trova un muro pressoché compatto tra lavoratori e sindacati. Anche la Fiom, che pure non ha mai firmato gli accordi del 2010, quelli dell'ormai arcinota svolta nata proprio a Pomigliano, ha preso posizione come le altre sigle. E anche questo la dice lunga sulle fortissime perplessità che questo provvedimento ha generato: si rischia seriamente di mandare all'aria un piano di investimenti da 5 miliardi di cui più della metà tra Cassino, Pomigliano e Melfi, l'ultimo possibile in uno scenario delicato come quello del settore auto in Italia. Mi chiedo se il governo lavora per rafforzare l'industria al Sud o per seppellirla, insiste Terracciano.
 
I Rumors parlamentari delle ultime ore e i tentativi di fare chiarezza, soprattutto in casa 5Stelle, parrebbero indicare che alla fine questa norma se ci sarà diventerà molto diversa dall'infelice e sconcertante formulazione iniziale. Ma intanto dopo la lettera dell'ad Fca Manley il rischio che il piano del gruppo subisca un drastico ridimensionamento è sul tavolo, con conseguenze durissime per lo stesso futuro dello stabilimento campano. L'ipotesi peggiore non è infatti solo quella della rinuncia alla produzione del mini-Suv dell'Alfa, la nuova missione assegnata allo stabilimento con un investimento di circa un miliardo.

A pagare le spese del bonus malus nell'attuale versione sarebbe anche la Panda, sia quella che ancora adesso è il pezzo forte del G.B. Vico sia quella che era prevista dal 2020, ovvero la Panda a motore ibrido (sia pure con un'ibridazione leggera, come dicono i tecnici). Se infatti il provvedimento anti-smog colpirà - come è ora previsto - a partire da 300 euro proprio il modello più venduto in Italia nel suo segmento di mercato (nonostante la flessione di immatricolazioni in atto ormai da parecchi mesi), all'azienda verrebbero meno le risorse economiche che aveva previsto di reinvestire sull'ibrido. E che una tassa del genere sarebbe micidiale per un modello-base che costa in linea di massima al di sotto dei 10mila euro, e che anche per questo continua ad essere il punto di riferimento di unampia fascia di acquirenti, ci vuole poco a capirlo. Tassare una fascia da 120mila auto vendute all'anno, la cui produzione di CO2 è acclarata, vuol dire nei fatti ridurre la convenienza del gruppo a investire perché le vendite dei modelli premium non reggono gli attuali volumi della Panda, ancorchè come detto in calo.

A queste condizioni avrebbe ragione Fca a ripensare al futuro della Panda in Italia. Tornerebbero cioè del tutto attuali le antiche convenienze, al momento stoppate, di assemblarla nei Paesi dell'est, Polonia in testa, dove il costo del lavoro è decisamente più basso. Morale: meno auto vendute in Italia, meno consumi, meno Pil, esattamente l'opposto di quanto la manovra del governo gialloverde si propone dal momento che molte delle sue credibilità in termini di coperture si giocano proprio sulla crescita dei consumi interni. Facile rendersi conto, allora, di come sia cambiato in pochi giorni il clima a Pomigliano. Una settimana fa le assemblee dei lavoratori avevano preso atto, sia pure con qualche riserva, della disponibilità del gruppo a proseguire gli investimenti e a rispettare la volontà del compianto ad Sergio Marchionne che aveva annunciato per tempo la volontà di rilanciare lo stabilimento con una seconda linea. Ora nuvole nerissime sono comparse all'orizzonte. 
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