Reddito di cittadinanza a tempo. E spunta il limite patrimoniale

Reddito di cittadinanza a tempo. E spunta il limite patrimoniale
Reddito di cittadinanza a tempo. E spunta il limite patrimoniale
di Andrea Bassi
Martedì 25 Settembre 2018, 08:31 - Ultimo agg. 20:40
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Il reddito di cittadinanza inizia a prendere forma. In attesa che si sciolga il nodo delle risorse necessarie a finanziarlo, il cantiere della principale proposta del Movimento Cinque Stelle va avanti. Con alcune novità. La prima, è che per ottenere il sussidio di 780 euro al mese, servirà la cosiddetta «prova dei mezzi». Bisognerà, cioè, dimostrare di essere povero. Lo strumento individuato è quello dell'indicatore Isee, la situazione economica sintetica, già utilizzato anche per il Rei, il reddito di inclusione voluto dal governo Gentiloni.
 


L'asticella dell'Isee potrebbe essere fissata attorno a 7-8 mila euro, in modo da coprire una platea più ampia di quella del Rei che, con 6 mila euro, raggiunge 700 mila famiglie. La proposta del Movimento Cinque Stelle del 2013 non prevedeva soglie Isee, ma soltanto l'obbligo di presentare la dichiarazione e un'autocertificazione del proprio stato di povertà. La seconda novità è, in realtà, una conferma. Un paletto chiesto dalla Lega e inserito anche nel contratto di governo: il reddito sarà a tempo. Potrà essere percepito al massimo per tre anni. Come annunciato poi nei giorni scorsi da Matteo Salvini e Luigi Di Maio, sarà assegnato solo agli italiani. O meglio, come ha spiegato il vice premier grillino in un'intervista al Fatto, soltanto a coloro (dunque stranieri compresi) che sono residenti in Italia da almeno dieci anni.

LO SCOGLIO
Su questo punto non ci sarebbero problemi di costituzionalità. Secondo diverse sentenze della Corte di giustizia, le attuali regole europee sul coordinamento dei sistemi di welfare, cioè l'ambito in cui rientrano il reddito minimo e quello di cittadinanza, lasciano agli Stati membri la libertà di organizzare il proprio sistema come meglio credono e di rivolgerlo alla platea che ritengono, stabilendo al tempo stesso che la libera circolazione non significa automaticamente diritto all'accesso ai sistemi di assistenza dei singoli Paesi. Sul fronte del finanziamento del reddito di cittadinanza, in attesa di conoscere i margini di deficit che saranno concessi dal ministro dell'Economia Giovanni Tria, si continua a studiare l'utilizzo dei fondi attualmente destinati ad altre misure: i 2,7 miliardi di euro del Rei; i 2 miliardi circa della Naspi, l'assegno di disoccupazione; i 500 milioni della social card. Sul piano politico però, le distanze tra Lega e Cinque Stelle sulla misura rimangono. Anzi. I grillini iniziano a sospettare che gli attacchi quotidiani di Alberto Brambilla, uno dei più ascoltati consiglieri economici di Matteo Salvini, al reddito di cittadinanza, non siano solo farina del suo sacco, ma sarebbero ispirati dagli stessi vertici del Carroccio. Brambilla, insomma, è il sospetto, sarebbe stato incaricato di logorare la proposta grillina.

LA STRATEGIA
Intanto, come già anticipato dal Messaggero, si starebbe rafforzando l'idea di varare un decreto ad hoc per la pace fiscale.
Per introdurre il «saldo e stralcio» dei debiti con il fisco. Si tratterebbe di un provvedimento dedicato, da collegare alla manovra. La scelta sarebbe dettata, tra l'altro, dalla volontà di mettere a punto una legge di bilancio snella, così come indicano le nuove norme, e di affiancarla a vari ddl collegati «per materia». Anche il reddito di cittadinanza potrebbe quindi viaggiare in autonomia, ferma restando la copertura da indicare in manovra. Ieri, inoltre, sul condono previdenziale da inserire nella legge di bilancio, è intervenuto il presidente dell'Inps, Tito Boeri. La misura, secondo Boeri, «è pericolosissima, un'operazione suicida» che «rischia di vanificare i risultati raggiunti finora». Inoltre, aggiunge il presidente dell'Inps, «darebbe la possibilità a chi non ha versato i contributi di sanare la situazione in modo agevolato. Indebolirebbe la compagna di contrasto all'evasione e farebbe aumentare le prestazioni perché si matura il diritto ad andare in pensione prima e con importi più elevati. Aumenta la spesa e indebolisce le entrate».

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