Condono fiscale i conti non tornano: 7 miliardi di incassi

Condono fiscale i conti non tornano: 7 miliardi di incassi
di Francesco Pacifico
Domenica 17 Giugno 2018, 13:21 - Ultimo agg. 18 Giugno, 12:19
4 Minuti di Lettura
L'obiettivo, si sa, è recuperare 60 miliardi in due anni con un provvedimento di pace fiscale. Cioè con una maxi rottamazione delle cartelle a ruolo che nessuno vuole chiamare condono. Venticinque nel 2018 e 35 nel 2019. A quanto trapela dalla maggioranza giallo-verde si vorrebbero scovare nel Mezzogiorno almeno un terzo del totale. Questo in teoria, perché tra le volontà della politica e le concrete disponibilità, la realtà riduce il tutto a poco meno di 7 miliardi di euro disponibili.

QUOTA 5%
Un conto è fare calcoli in base al totale nominale dei tributi non riscossi a livello locale e nazionale, un altro andare a vedere quanti e quali sono ancora esigibili. Due anni fa Ernesto Maria Ruffini, numero uno delle Agenzie delle entrate, spiegò in Parlamento che del mare magnum di tasse non pagate - circa 1.058 miliardi di euro, quasi la metà del debito pubblico - soltanto il 5 per cento è ancora esigibile: vuoi perché i debitori sono morti, vuoi perché sono passati i termini massini per chiedere il dovuto. In totale si può aggredire una cifra del valore di poco superiore ai 50 miliardi di euro. Ai quali vanno tolti i due miliardi già recuperati con la rottamazione fiscale voluta dai governi Renzi e Gentiloni.

IL SUD
Identiche proporzioni vanno fatte nelle regioni del Sud: in Sicilia, dove l'evasione totale è intorno ai 52 miliardi di euro, l'incasso non supererà i 2,5 miliardi e mezzo. Stesse cifre, più o meno, anche in Campania (51 miliardi e 2,4 miliardi di recupero), mentre in Puglia (con un sommerso di 23,4 miliardi) si scende al miliardo. Poco più di mezzo miliardo sarebbe atteso dalla Calabria (10,3 miliardi), tra i 150 milioni e i 180 milioni dovrebbero tornare all'Erario dalla Basilicata (2,8) e dal Molise (2,2). In totale neppure 7 miliardi di euro. Ai quali andrebbero scalati i fondi e gli oneri di natura burocratica per permettere agli uffici di esaminare le pratiche e occuparsi dell'incasso. Questi i numeri, sui quali c'è una certa confusione. Che si riflette anche nel dibattito politico, dove le posizioni si differenziano non poco. Per esempio il viceministro all'Economia, Massimo Garavaglia, ha annunciato a Sky, ospite di Maria Latella, che la parte della rottamazione fiscale è una di quelle misure che «si possono fare in tempi ragionevolmente rapidi». Il primo ministro Giuseppe Conte, come ha sottolineato alle Camere durante il discorso per la fiducia, è convinto che questa sia l'unica strada per recuperare le risorse necessarie per finanziare flat tax e reddito di cittadinanza.

 

LE DIVISIONI
Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, invece è scettico. Anche perché non ha alcun intenzione di creare ulteriori tensioni con la Ue, mentre si accinge a chiedere alla Ue nuova flessibilità sui conti. Anche su questo fronte ci muoviamo nel campo della teoria e della dialettica politica. Perché in pratica, sul provvedimento, la nuova maggioranza non ha ancora messo mano. Fa fede, al momento, quanto previsto dal contratto, dove pure si profila un provvedimento ampio se l'obiettivo è «il miglioramento delle procedure di riscossione», uno dei punti sui quali si è a lungo discusso.
LE PRIORITA'
Spiegano infatti da via XX settembre: «Il ministro e i sottosegretari si sono insediati 48 ore fa. Non si sono ancora incontrati per parlare delle priorità, come la nota di aggiornamento al Def o le posizioni da presentare al prossimo Ecofin, figurarsi se hanno discusso del provvedimento di pace fiscale. Le simulazioni, poi, non sono ancora partite, quindi nessuno sa con certezza che cosa sarà rottamato». In quest'ottica, dal Tesoro, smentiscono anche lo schema ipotizzato in questi giorni: cioè si potrà chiudere la posizione del contribuente moroso in base a tre aliquote (6, 10 e 25 per cento), con un tetto di imposizione non superiore ai 200 milioni. «Visto che c'è Garavaglia - spiegano dal ministero - è facile immaginare che si ripeta quanto fatto in Lombardia sugli arretrati del bollo auto: i contribuenti hanno denunciato quanto dovevano, pagando soltanto questo senza more o sovrattasse. In questo modo la Regione ha recuperato, 300 milioni di euro su un milione di posizioni. Certo, si vorrebbe computare il saldo in base alle condizioni economiche e sociali delle famiglia, così come si vorrebbe partire in estate, anche perché di solito è tra fine giugno e fine luglio che si fanno i decreti di natura fiscale. Ma prima c'è da vincere tutte le resistenze politiche. Il ministro Tria, come ha dichiarato al Corriere, guarderebbe alla misura con una certa cautela, i Cinque Stelle sono contrari, soprattutto se apparirà come un condono».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA